venerdì 21 agosto 2020

L'amico del popolo


La Convenzione Nazionale Democratica si è conclusa giovedì sera con l’accettazione formale della nomina a candidato presidenziale del partito da parte dell'ex vicepresidente Joe Biden, dopo un’ultima sessione di vuoti cliché e nauseante insincerità.

L’atmosfera è stata più una rinascita religiosa che un evento politico. C’era un’enfasi incessante sulla superiorità morale di Biden rispetto a Trump, accompagnata da testimonianze sempre più sdolcinate sulla profonda preoccupazione di Biden per i bambini, gli oppressi e praticamente chiunque avesse incrociato il suo cammino.

Gli autori del discorso hanno cercato di stipare ogni possibile luogo comune in 20 minuti, passando in rassegna una lunga lista di promesse, dal cambiamento climatico al razzismo, non trascurando il debito studentesco, nessuna delle quali il Partito Democratico ha la minima intenzione di mantenere effettivamente. Solo due frasi avevano un significato reale.

Biden ha rassicurato Wall Street e i miliardari: “Non cercherò di punire nessuno”. Questo il messaggio diretto all’aristocrazia finanziaria, diverso da quello di quando era candidato per la nomination ed era costretto ad attacchi demagogici verso i ricchi. Non cambierà nulla per loro, e sicuramente manterrà l’impegno.

Ha accusato Trump di essere stato troppo morbido con la Russia, minacciando di ritenere Vladimir Putin responsabile per il presunto pagamento di combattenti talebani che hanno attaccato le truppe americane in Afghanistan. Questa storia fasulla è solo l’ultima trovata del New York Times in una campagna antitrumpiana e antirussa che dura da quattro anni.

Il tono della convenzione nell’ultimo giorno è stato dato dalla dichiarazione di un gruppo di 73 ex funzionari della sicurezza nazionale di quattro amministrazioni repubblicane (Reagan, George HW Bush, George W. Bush e Trump) a sostegno di Biden, accusando Trump in una lettera aperta al Wall Street Journal di essere inadatto come presidente.

L’elenco include una serie di militaristi e agenti responsabili della morte di decine di migliaia di persone in America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Alcuni nomi:

John Negroponte, con un record di crimini dal Nicaragua all’occupazione dell'Iraq nel decennio scorso;

Colin Powell, presidente del Joint Chiefs of Staff durante la guerra del Golfo Persico del 1991 e segretario di Stato durante la guerra in Iraq del 2003, in cui ha svolto un ruolo centrale nel giustificare quell’aggressione sulla base di pure menzogne;

Michael Hayden, ex direttore della National Security Agency e in seguito direttore della CIA, che ha supervisionato i programmi di tortura della CIA e lo spionaggio interno;

Robert Blackwill, vicedirettore del Consiglio di sicurezza nazionale con responsabilità per la politica di guerra in Iraq nel 2003-2004;

Michael Leiter, direttore del Centro nazionale antiterrorismo sotto l’ultimo Bush e William Webster, direttore dell’FBI sotto Reagan e della CIA sotto Bush senior.

Un bel mazzo di strumenti politici dell’élite dominante americana, se poi appartengano alla fazione repubblicana o democratica non ha alcun rilievo pratico.

Un’amministrazione Biden adotterebbe immediatamente una politica anti-russa ancora più provocatoria e aggressiva, e non c’è dubbio anche a riguardo della Cina.

Quanto alla politica interna ricordiamoci che sia i Democratici che i Repubblicani hanno approvato, su base quasi unanime, il salvataggio multimiliardario di Wall Street a marzo. La pandemia virale è stata utilizzata dall’élite al potere come un’opportunità per saccheggiare il tesoro pubblico.

Nonostante le affermazioni di Bernie Sanders secondo cui Biden potrebbe diventare il presidente più progressista dai tempi di Franklin Roosevelt, il vero orientamento politico di una futura amministrazione Biden è stato segnalato dall’apparizione del miliardario Michael Bloomberg, che ha tenuto l’ultimo discorso prima di Biden, disprezzando Trump come un povero uomo d’affari e un manager incompetente. Saranno i miliardari e l’apparato dell’intelligence militare, non i ciarlatani come Sanders, a dettare la linea politica sia interna che estera se i democratici vinceranno la Casa Bianca.

Il Partito Democratico si traveste da “amico del popolo” ma è un esecutore degli interessi dell'élite corporativa; il Partito Repubblicano, sotto la direzione di Trump, sta lavorando per sviluppare un movimento d’impronta marcatamente reazionaria e fascista. Se quasi la metà degli elettori non si reca alle urne ciò è dovuto a una diffusa sfiducia per quella che passa ancora per essere un esempio di democrazia.

6 commenti:

  1. Concordo e non ho molto da aggiungere. Avendo però cercato il discorso su YouTube, mi ha colpito l’inconsistenza, anzi: la diafanità . Non sto facendo il solito discorso sul politico che fa promesse vuote. Qui c’è un reale problema di demenza senile. Allora, senza menarla in tondo: considerato che negli USA sono 320 milioni, è mai possibile che l’unico candidato che il partito riesce a esprimere sia quello? Non posso che rispondermi: è proprio quello che vogliono, un automa.

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    1. io invece ho cercato il testo del discorso e non l'ho trovato. ormai la parola scritta vale poco, figuriamoci poi quella data.

      ottima e succinta analisi del candidato, è anche l'impressione mia e credo di molti altri. tra i due contendenti non si sa quale sia la padella e quale la brace.

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  2. Ben detto! Quando ci sono nomi e cognomi dei personaggi è sempre una bella storia. Anche se probabilmente non sarà a lieto fine.

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  3. Mi sembra di ricordare che negli states a non votare, cioè il 50 per cento e passa degli elettori, sia oramai prassi da un bel po' di anni.
    O sbaglio?

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    1. nelle ultime tornate i votanti hanno avuto una leggera prevalenza, anche per la novità obama

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