giovedì 6 agosto 2020

Per chiunque sia interessato alle distinzioni morali


Oggi ricorre il 75° anniversario di uno dei più terribili crimini di guerra mai compiuti contro una popolazione civile indifesa, il bombardamento atomico di Hiroshima, cui seguirà tre giorni dopo quello di Nagasaki.

Oltre a sperimentare gli effetti di due ordigni atomici con delle caratteristiche differenti, i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki non sono stati necessari per porre fine alla seconda guerra mondiale, il cui esito era ormai segnato. Però hanno rappresentato un monito all’Unione Sovietica e un passo decisivo dell’imperialismo statunitense per imporre la sua egemonia globale.

I bombardamenti erano in senso letterale atti di terrore contro la popolazione civile, in Europa e sul Giappone. Il Giappone stesso e la Germania li avevano usati allo stesso scopo. E tuttavia questo fatto non giustificava i numerosissimi bombardamenti anglo-americani di città per lo stesso scopo o per altri motivi (Dresda, p. e.), cioè privi di un reale significato e valore militare.

Hiroshima è stata scelta come obiettivo proprio perché la sua popolazione non era stata sottoposta a bombardamenti convenzionali e poteva quindi fungere da cavia nel dimostrare gli effetti spaventosi della nuova arma. Il verbale del comitato interinale fu chiaro a tale riguardo: si concordava che l’impiego della bomba aveva lo scopo di produrre “una profonda impressione psicologica” e che “l’obiettivo più desiderabile sarebbe stato un impianto di guerra vitale che impiegasse un gran numero di lavoratori e strettamente circondato da case di lavoratori “.

Alle 8,15, nel cielo limpido del mattino del 6 agosto 1945, un bombardiere B-29 sganciò una bomba atomica in pieno centro della città giapponese di Hiroshima con i suoi 250mila abitanti.

Esplodendo con una forza compresa tra le 15 e le 20 tonnellate di TNT, l’esplosione causò la morte istantanea o nel giro di poche ore di 80.000 persone di ogni età. Furono vaporizzati, inceneriti o orribilmente bruciati dalla tempesta di fuoco scatenata dalla bomba, che, insieme all’onda d’urto, ha raso al suolo la città. Solo tre giorni dopo, sulla città di Nagasaki, allo stesso modo furono uccise altre 40.000 persone. Il numero di vittime, anche a causa di ustioni, ferite e malattie da radiazioni, è stimato tra 250.000 e 300.000, il 90 per cento dei quali civili, donne e bambini.

Questo atto criminale, che ha introdotto l’umanità agli orrori delle armi nucleari, all’avvelenamento da radiazioni e alla prospettiva di un annichilimento globale, riceverà oggi commemorazioni ufficiali. Tuttavia, dietro le spalle della popolazione degli Stati Uniti e del mondo, l’imperialismo USA sta costantemente aggiornando un enorme arsenale nucleare e perseguendo una dottrina di aggressione e di minaccia di guerra.

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Alla conferenza di Yalta, nel febbraio 1945, alla presenza del presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt, del primo ministro britannico Winston Churchill e del premier sovietico Joseph Stalin, quest’ultimo accettò di rompere il patto di neutralità fino allora mantenuto col Giappone (che aveva consentito di spostare le divisioni sovietiche dalla Siberia sul fronte occidentale) e dichiarare guerra contro di esso entro tre mesi dalla sconfitta della Germania nazista.

In quel momento l’intervento sovietico fu considerato decisivo nel garantire una rapida sconfitta del Giappone. Stalin premette per il riconoscimento di una sfera di influenza sovietica in oriente, con il controllo della Mongolia e dei territori asiatici persi da Mosca nella guerra russo-giapponese del 1905.

Nell’aprile 1945, Mosca informò Tokyo che stava per aver termine il suo accordo di neutralità e fissò l’8 agosto come data per la sua entrata in guerra contro il Giappone.

Al termine del conflitto in Europa, nel luglio del 1945 i leader degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica si incontrarono a Potsdam, in Germania (17 luglio-2 agosto). La conferenza era stata rinviata su istigazione di Truman che aveva assunto la presidenza degli Stati Uniti dopo la morte di Roosevelt nell’aprile 1945. Truman stava giocando con il tempo, attendeva un test della bomba atomica prima di trattare con Stalin.

Il tono del nuovo presidente americano a Potsdam cambiò totalmente rispetto a quello di Roosevelt a Yalta. La bomba atomica fu testata con successo ad Alamogordo, New Mexico, il 16 luglio 1945. La notizia dava a Truman “un martello su quei ragazzi” (espressione riferita ai sovietici), e il neo presidente divenne più aggressivo e arrogante nei suoi rapporti con Stalin (18 luglio), che era ben informato della nuova arma statunitense dagli informatori sovietici che lavoravano al Progetto Manhattan.

La Conferenza di Potsdam fu conclusa con un ultimatum, dettato dagli Stati Uniti e firmato dal Regno Unito, dalla Cina di Chiang Kai-shek ma non dall’Unione Sovietica. Esso chiedeva al Giappone di arrendersi immediatamente e incondizionatamente o affrontare “la distruzione rapida e totale”. Era formulato in modo tale da garantire che non sarebbe stato accettato da Tokyo.

Quello che seguì fu una corsa per schierare e sganciare le bombe. Le date obiettivo non furono scelte per necessità militari e in termini di sconfitta del Giappone, ma piuttosto per prevenire l’entrata dell’Unione Sovietica nella guerra del Pacifico, inibendo in tal modo l’espansione e l’influenza sovietica in Asia e nel Giappone stesso. La prima bomba fu sganciata il 6 agosto, due giorni prima che i sovietici avviassero le loro operazioni militari, e la seconda il 9 agosto, prima che il governo giapponese avesse persino il tempo di comprendere e rispondere all’annientamento di Hiroshima.

Quella che sarà nota poi col nome di “Guerra Fredda” era già stata dichiarata.

Quali che fossero i forti contrasti politici tra l’assetto democratico borghese a Washington e il regime nazista a Berlino, entrambi perseguivano obiettivi di guerra imperialistici, l’egemonia di Berlino sull’Europa, l’egemonia sul mondo da parte di Washington.

L’impiego della bomba atomica ha dimostrato che un politico, un ex avvocato, un ex giudice che non sa nulla di giurisprudenza e ha fatto le serali, un ex amministratore delegato, un ex bibitaro o chiunque altro, psicologicamente normale ed eletto democraticamente, potrebbe usare l’arma nucleare proprio come l’avrebbe usata il dittatore nazista o un generale nipponico. In questo modo gli Stati Uniti, per chiunque sia interessato alle distinzioni morali nei diversi tipi di governo, hanno offuscato la differenza tra fascismo e democrazia.

3 commenti:

  1. Il titolo del post è sbagliato, esso in realtà è : Criminali a stelle e strisce!

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  2. Da noi...

    Possiamo consolarci con il fatto che un nostro sotto-segretario agli Esteri ,ha ""twitterato"" la sua solidarietà a popolo libico appena appreso dello scoppio di Beirut.
    Mah! Come espiazione (per noi italiani) vado a rileggermi "Le guerre balcaniche" di Trockij.

    caino

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    1. beh, è solo un errore geografico. già un passo avanti rispetto al Pinochet venezuelano, errore geografico e storico.

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