giovedì 27 agosto 2020

Non è solo un’opinione

 

Stendhal romanziere non mi è mai piaciuto. Lo trovo persino noioso. Questo assai prima del covid-19. Da molto tempo mi ripromettevo di leggere i suoi diari italiani. Con poca voglia, considerati i precedenti. Però il genere diaristico e memorialistico mi piace soprattutto, e allora eccomi all’opera. Sono dell’opinione che Roma, Napoli e Firenze siano la cosa migliore di Marie-Henri Beyle.

 

Stesso discorso per il marchese de Sade: non mi garba per nulla la sua Justine e francamente La filosofia del boudoir è una palla. Leggere poi cose come quella che Sade fa dire a Dolmancé, rivolto alla signora di Saint-Age: “Badate innanzitutto di farvi sempre masturbare il clitoride quando vi sodomizzano: niente si sposa bene come questi due piaceri; evitate il bidé o di detergervi con un panno, dopo essere stata fottuta in questo modo”. Vero che i gusti non si discuto, ma fino a certo punto.

 

Il suo Vaggio in Italia invece è un gran libro, da leggere sicuramente, anche se a volte le descrizioni sono molto crude. Come per esempio quella che riguarda la prostituzione minorile a Napoli:

 

«La sera, le strade sono piene di sventurate vittime offerte alla brutalità del primo venuto, e che provocano, per il prezzo più vile, tutte le specie di libertinaggio che l’immaginazione può concepire, non escluse quelle per cui parrebbe che il loro sesso dovrebbe ispirare orrore.

 

Si geme vedendo bambine in tenerissima età, e perfino tante piccole che in loro la ragione non si è ancora formata, condividere con le madri e con le sorelle l’infamia di questa spaventosa corruzione. Non mento se dico che ho visto a Napoli bambinette di quattro o cinque anni offrirsi di soddisfare le più orribili brame, e addirittura supplicare, quando qualcuno si arrendeva alle loro sollecitazioni, di scegliere piuttosto quest’altro modo che non quello ch’è indicato dalla natura, perché la debolezza della loro età non le rendeva ancora capaci di prestarsi all’uso ordinario cui il Creatore ha destinato il loro sesso.

 

E non sarebbe ancora nulla, se tutto finisce qui. Ma quei medesimi orrori mi sono offerti anche del sesso opposto» (pp. 214-15). Eccetera.

 

Per rimanere in tema di scrittori francesi, ritengo che gli editori farebbero gran bene a non ristampare Bagatelle per un massacro. Non già perché è un libello anti-giudaico, ma perché si tratta di un lavoro letterariamente pessimo, illeggibile, che si stenta a credere sia stato scritto da Céline. E quest’ultima non è solo un’opinione.

3 commenti:

  1. Ho trovato insopportabile Il rosso e il nero. Così non ho letto il resto. Per me Chateaubriand e Goethe sono “i” memorialisti di viaggi in Italia.

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    1. oddio, sono senz'altro d'accordo per Goethe, ma anni fa ho tatto acquistare dalla biblioteca locale lo Chateaubriand einaudiano, e ho ancora del rimorso. Non è tra gli eccelsi, a mio parere, anche se i critici l'hanno in gran considerazione.
      Meglio lo stile di quell'"imbecille" (il giudizio non è mio) di Saint Beuve col suo Port-Royal.
      Perché sapeva scrivere la de stael? controllatissima e piatta, mai uno slancio.
      il periodo ha prodotto una sterminata memorialistica e diaristica (del resto la Francia è stata protagonista assoluta), ma c'è molta bigiotteria dozzinale e poche vere perle.
      come con il calcio, non si vince solo con i grandi nomi. ci vuole autentico élan vital.

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    2. Forse hai ragione su Chateuabriand . È che su quel libro ho imparato il francese, assistito in modo impareggiabile da un parente professore che applicava un metodo straordinario (me lo faceva copiare). Adesso l’ho ripreso in mano, e in effetti...

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