Quando dico “democrazia borghese” impiego un’espressione d’impronta ideologica? Niente affatto. Mi riferisco a un sistema economico sociale dove il potere effettivo appartiene in modo speciale a una classe, la borghesia per l’appunto.
Negli ultimi cento anni si sono confrontati due sistemi economico-sociali: il capitalismo classico, dove comanda nei fatti un’oligarchia di plutocrati, e il capitalismo monopolistico di Stato, dove il potere è nelle mani di un’oligarchia di alti funzionari di partito. Se dovessimo scegliere in quale sistema vivere non v’è dubbio che sceglieremo quello dove almeno è consentito scrivere una lettera di protesta senza finire in prigione, salvo non chiamarsi Tommie Smith, Robert Fischer, detto Bobby, Edward Snowden, Julian Assange, Bradley Manning, eccetera.
Pertanto le democrazie si distinguerebbero dalle dittature poiché nelle prime è consentito protestare ed è il popolo a scegliere liberamente e attraverso il voto chi legifera e governa in sua vece e per suo conto. Tuttavia se la faccenda fosse così semplice, si eviterebbero discussioni infinite sul tema, perché nella pratica le cose vanno in modo affatto diverso.
Sentiamo cosa ha da dire a riguardo Luciano Canfora: il sistema è dominato da “un’oligarchia dinamica incentrata sulle grandi ricchezze ma capace di costruire il consenso e farsi legittimare elettoralmente tenendo sotto controllo i meccanismi elettorali” (La democrazia, p. 331).
Nel caso italiano siamo, come spesso accade nelle nostre cose, in una situazione addirittura patologica, nel senso di una logica che distorce l’effettiva volontà degli elettori, creando artificialmente una maggioranza inesistente nelle urne, per effetto di una legge elettorale, il cosiddetto “maggioritario”, che ricorda quella fascista, la legge Acerbo.
Non va meglio negli Stati Uniti d’America, laddove la selezione di stampo castale è rigidissima e per l’elezione del presidente vale il principio-base delle corse dei cavalli.
Pertanto a caratterizzare la “democrazia” non è il voto elettorale. Chi crede questo nella migliore delle ipotesi è un illuso. Il voto non paga mai. È l’omaggio che il patronus di turno riceve dai clientes.
Un tempo quando il padronato avvertiva che la “questione sociale” si faceva pericolosamente urgente, mandava i Bava Beccaris a sedare col cannone gli affamati, i Raffaele Alessandro Cadorna a domare la rivolta del sette e mezzo. Oggi, in una situazione “normale”, non c’è bisogno di far ricorso a despoti e generali. Nemmeno in America Latina usa quasi più. Meglio i governi “tecnici”, le troike del FMI, il ricatto dello spread, l’intossicazione mediatica, la manipolazione dei dati, ecc..
Non è vero che la schiavitù è stata abolita, ha mutato nome. Un tempo il plutocrate possedeva qualche centinaio di schiavi, al massimo qualche migliaio. Oggi i plutocrati che siedono in plurimi consigli di amministrazione controllano e decidono in modo impersonale la vita di milioni di persone, non di rado d’intere aree e popoli.
I plutocrati nei loro covi sorvegliati da sistemi elettronici e vigilati da guardie armate godono le loro gigantesche ricchezze comprando a giornata la vita di schiavi ai quali succhiano il sangue in ogni angolo del pianeta. Schiavi dei quali non si occupano personalmente, di cui ci si può liberare in ogni momento per sostituirli con altri a miglior prezzo.
La borghesia ha scoperto che l’essenza della ricchezza sta nel poter sfruttare il lavoro formalmente libero, senza la briga e le conseguenze dello schiavismo antico. Perciò la libertà individuale, cioè quella di vendere a ore la propria vita a un padroncino o a una holding, è diventata un diritto dell’uomo e della sua coscienza. Un nuovo rapporto sociale s’è stabilito, dove il bisogno sostituisce la frusta e la catena. Una cuccagna che nemmeno i patrizi dell’antica Roma.
Magistrale, sintetica descrizione dell'inferno in terra. Così è, anche se a troppi non pare.
RispondiEliminale pene dell'inferno non sono per tutti, dici bene, e hanno diverse gradazioni
EliminaUn apprezzabile sforzo di adattamento del modello alla realtà del secolo XXI. Un ulteriore sforzo, a mio parere, sarebbe necessario per comprendere il ruolo della burocrazia, che oggi sfugge alla presa della nuova borghesia. Esiste un modello (quello stalinista) concretamente dispiegatosi, nel quale la burocrazia si sostituiva alla borghesia. Mi pare che si riscontrino analogie nell’attuale contesto, e in prospettiva.
RispondiEliminaConsiderazione a latere, che forse non è solo terminologica: il termine “borghesia” è un vestito che comincia a andare largo, nel senso che applicarlo a un numero sempre più ristretto di plutocrati ne snatura il significato. O no?
la burocrazia è funzionale, coltiva il proprio orto, viene lasciata fare. è pletorica e più dispotica dove se lo può permettere, dove il potere politico le delega il lavoro sporco.
Eliminasì, è vero. ad ogni modo:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2018/07/sulle-classi.html
la burocrazia - dai comitati al governo, dagli ospedali alle scuole - si è manifestata come un arcaismo durante il coronavirus.
EliminaNon diversamente dall'esercito italiano nel 15 18, si è presa una caporetto sanitaria, dopodiché canta vittoria, ma le istituzioni sono screditate.
Post da incorniciare
RispondiEliminaAG