lunedì 18 maggio 2020

L'improvvisa morte di Léon Gambetta



Non a molti il nome di Léon Gambetta dirà qualcosa. La sua vicenda politica e umana fu abbastanza singolare. Suo nonno era emigrato da Genova per Cahors, capoluogo del dipartimento del Lot. Suo padre, nato anch’egli in Italia, parlò per tutta la vita un francese con spiccato accento italiano. Aveva un negozio di erbe officinali con l’insegna “Au port de Gênes.

Léon (1832-1882), per quanto benestante, ebbe sempre un aspetto da bohémien. Gli mancava l’occhio destro, causa un incidente da giovane. Aveva fatto il suo apprendistato politico, da studente, al café Procope, il più antico caffè di Parigi e forse d’Europa. Più tardi, diventato avvocato e passato dalla riva sinistra della Senna a quella destra, si era esibito come un oratore al café Madrid. Aveva una voce stentorea che attirava a sé, la sera, un circolo di uditori ammirati.

Dopo Sedan, Gambetta, che era stato un oppositore di Napoleone III, leader degli Irréconciliables (*), divenne per i francesi non solo un patriota, bensì il patriota per antonomasia. Deputato dal 1869, fautore di quelle “riforme economiche che toccano la questione sociale” (**), era l’uomo che dapprima si era opposto alla guerra con la Prussia, ma dopo, caduto Napoleone, aveva sostenuto sino all’ultimo la guerra a coltello contro i tedeschi, campione della “guerre à outrance”. Sepolto per sua volontà a Nizza, il suo cuore nel 1920 è stato trasferito al Pantheon di Parigi.

Fu con Jules Favre (un altro personaggio di cui forse dirò in un prossimo post) uno dei fautori della Terza Repubblica.

Quella di Léon Gambetta fu una brillante carriera politica interrotta precocemente dalla sua improvvisa morte. Wikipedia, nella versione italiana, non dice come trovò la morte, e la Treccani sostiene che, “feritosi accidentalmente a una mano, morì per una successiva complicazione”. Non andò precisamente così e sulle cause della sua morte fiorirono racconti romanzeschi. Più dettagliata ma non accurata è la versione francese di Wikipedia, di cui mi avvalgo solo in parte.

Léon Gambetta era legato da oltre dieci anni sentimentalmente a madame Léonie Léon,  sposata ma da lungo tempo separata dal marito. Si era innamorata nel 1870 di Gambetta ascoltando una sua travolgente orazione dalla galleria del Corps Législatif (secondo impero). Gambetta avrebbe voluto sposarla, ma ella, cattolica, non volle contrarre un secondo matrimonio sinché il primo non fosse stato annullato dalla Santa Sede, ciò di cui non v’era possibilità alcuna.

Nel novembre 1882, la coppia si trovava nella modesta villetta di Gambetta, des Jardies a Ville d’Avray (ora museo, in Avennue Gambetta, già rue du Chemin Vert, a pochi passi dalla stazione ferroviaria Sèvres-Ville d’Avray). Gambetta si ferì maneggiando un piccolo revolver. Il proiettile partito accidentalmente penetrò nel palmo della sua mano e nell’avambraccio.

Questo fatto diede adito a sospetti e fiabe da parte della stampa, soprattutto d’opposizione, che ci ricamò a lungo. Immaginiamoci una Dietlinde Charmelot d’allora che prepara il piatto con le sue domandine a risposta suggerita e un Sallusti che c’inzuppa avido il pane. In realtà, mentre era a letto a causa di questa ferita, a Gambetta si riacutizzò l’infiammazione del peritoneo, questa volta con esito fatale. Il celebre professor Charcot, nella sua diagnosi, rilevò che la causa della peritonite era da attribuirsi a un carcinoma già in metastasi. Gambetta morì il 31 dicembre 1882. Fu eseguita autopsia.

(*) Eugenio Di Rienzo, Napoleone III, Salerno editrice, p. 505.
(**) Ib., pp. 514-15.

3 commenti:

  1. Per la precisione, Celle Ligure
    http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=5817

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  2. ...sempre grazie per queste meravigliose pillole, ne approfitto per chiederle una pillola sul servo di dio De Gasperi, un abbraccio
    Maurix

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