mercoledì 6 maggio 2020

Un po’ troppo



Mai come in questa crisi abbiamo avuto gli occhi fissi sulle curve statistiche, le orecchie attente alle parole di virologi ed epidemiologi, dai quali abbiamo appreso alcune lezioni sulla loro qualità, le loro contraddizioni, le semplici bugie e quale sia l’effetto del quarto d’ora di notorietà.

Un flusso continuo, giorno e notte, ormai ci faceva paura anche un colpo di tosse al mattino, un gargarismo che suonasse un po’ sospetto, ai maschietti una verruca sulla punta del cazzo. E quelli che ti spiegano che è necessario vivere in accordo con natura e che possiamo curare tutto con oli essenziali, e guai a mangiare carne rossa e attenti alle bevande zuccherate. Come se avessimo bisogno di tutte queste cazzate per sapere come stare al mondo.

E i teorici dell’economia nazionale, che ora stanno prendendo in considerazione le nazionalizzazioni! Stanno per gettare le basi per un New Deal, anzi, un nuovo Rinascimento a colpi di 600 euro. Siamo diventati tutti uguali: scienziati, ignoranti, stupidi, pensierosi, ingenui e scettici. E governatori.

Nessuna anticipazione, nessuna immaginazione, attendiamo ora per ora gli eventi e le ordinanze, il “decreto aprile” che è diventato come l’orchidea fantasma di Mary Streep.

Abbiamo toccato con mano gli effetti del disimpegno di Stato e Regioni verso la sanità pubblica, che non è un settore merceologico come un altro, così come non lo è l’istruzione. Prima d’ora non avevamo capito che non tutto il piombo può essere trasformato in oro. Sarà bene rammentare che serve qualche letto in più e stipendi decenti.

Per quanto riguarda l’accesso all’aborto, come sono andate le cose? Sarebbe interessante saperlo, ma non da Ratzinger. E così per quanto riguarda le cure oncologiche, per le quali ho contezza che anche nei casi più gravi e urgenti è stato tutto rimandato, come se l’unica priorità fosse quella di ricoverare quasi tutti quelli che si presentavano al pronto soccorso con la febbre e fare tamponi anche ai moribondi ma non al personale sanitario.

E per quanto riguarda le carceri? Sapremo mai la verità su decine di ammazzati? Su che cosa è effettivamente successo là dentro? Nessuno ne parla. Da sempre c’è un problema di sovraffollamento, forse è il caso di ripensare il sistema delle pene? Era ora! Ma no, sono troppo occupati a spartire poltrone e relativi stipendi, a farsi la guerra per bande.

Sulla base di quale quadro giuridico una “limitazione” per motivi sanitari della libertà di movimento è stata trasformata in reclusione domiciliare di mesi per 60 milioni di persone? Com’è stato possibile che si multassero persone perché acquistavano del vino, dei coniugi perché viaggiavano in auto seduti a fianco, pastorelle senza mascherina e ragazzine che conferivano i rifiuti sotto casa? Con quale diritto ci hanno imposto chi incontrare e chi no? Di quale costituzione stiamo parlando?  Che cos’è stata questa roba qua, una prova generale del crollo della civiltà, una totale messa in mora del buon senso, la rimozione del pensiero critico per lobotomia mediatica? Un po’ troppo di tutto questo, certo.

2 commenti:

  1. Provo una risposta alla Sua domanda, se sbaglio, pazienza, farò meglio la prossima volta: un tentativo di applicazione in vivo della dottrina schumpeteriana della "distruzione creatrice". Mi sa, e mi sembra lo sa anche Lei, il brutto deve ancora arrivare.

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    1. Egregio, mi pare che qualcuno ben prima abbia sostenuto che il capitalismo non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali.
      Quanto alla "distruzione" in corpore vili, pensi a quanti posti di lavoro distrugge ogni crisi, ma anche ogni progresso tecnologico.
      Concordo con il suo vaticinio.

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