mercoledì 13 maggio 2020

La Germania, la Francia, l'Italia



«La Germania non ha che da pazientare, da accrescere in pace la sua potenza economica e finanziaria, da aspettare l’effetto della sua sovrabbondante natalità, per dominare, senza contrasto e senza lotta, nell’Europa […]. Il nostro interesse consisteva nella pace. In una guerra, e tanto più poi in una guerra mondiale, avevamo molto, moltissimo più da perdere che da guadagnare». Questa è la riflessione, del 1923, dell’ex cancelliere tedesco Bernhard von Bülow, che aveva governato dal 1900 al 1909 (Memorie, III, p. 159).

Non la pensavano così i nazionalisti delle grandi potenze europee. Non la pensava così Raymond Poincaré, presidente della Repubblica francese, già primo ministro, nazionalista a tutto tondo. La Francia revanscista sapeva che entro pochi anni l’equilibrio di forze con la Germania non sarebbe più stato possibile. Il fattaccio di Sarajevo sarebbe avvenuto il 28 giugno 1914, ebbene già il 12 giugno dello stesso anno veniva adottata la ferma triennale in Francia.

Lo scoppio della prima guerra mondiale sorprese solo chi volle essere sorpreso.

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Dopo la catastrofica sconfitta del 1918, fu fatto di tutto, in primo luogo da parte della Francia, perché la Germania non potesse più riprendersi. Perse oltre 70.000 km² con oltre 7 milioni di abitanti; non solo l’Alsazia-Lorena, con Strasburgo, la fortezza di Metz; la Posnania, il granaio germanico, la maggior parte della Prussia occidentale, parte di quella orientale e la Pomerania. Perse la tedeschissima Danzica, che aveva dato i natali, tra gli altri, a Schopenauer e Fahrenheit. Perse parte dello Schleswig e altri territori, quindi le sue colonie, la sua marina militare e gran parte di quella commerciale. Gli furono imposte riparazioni vessatorie e per somme gigantesche. Nel 1923, la Francia occupò la Ruhr, cuore minerario e industriale, sottoponendola a un regime militare.

Ciò nonostante, il gusto del tedesco per il lavoro e l’ordine, il suo talento tecnico e organizzativo, avrebbero reso possibile assai presto la rinascita della Germania come grande potenza. E ciò fu in gran parte merito il regime nazista, che nella denuncia dell’iniquo trattato di Versailles trovò tanta parte del suo successo, e, nella crisi economica e politica dei primi anni Trenta, il momento decisivo per la conquista del potere. Il desiderio di rivincita portò di nuovo la Germania in guerra, dapprima alla conquista della Francia, che trattò poi anche con un certo riguardo.

Con la fine del secondo conflitto mondiale, gli Alleati non commisero lo stesso errore del 1919 a Versailles. Se non altro perché avevano bisogno di una Germania che si opponesse validamente all’Unione Sovietica e al suo blocco nell’Est. Grazie agli aiuti ricevuti la Germania, pur divisa, si riprese in pochi anni. Non ebbe più a parlare di rivincita, ma ci ha pensato sempre. È diventata il paese economicamente e politicamente egemone in Europa, motivo per cui la Gran Bretagna ha preferito andare per un’altra strada. Quanto all’Italia manifatturiera e turistica, essa è una dépendance della Germania, e per la Francia occasionalmente un’alleata, ma mai e poi mai trattata come un’amica.

5 commenti:

  1. Finchè ha fatto comodo, durante la guerra fredda, come vetrina dell’opulenza capitalista, l’Alleato ha lasciato andare avanti il progetto di una unione europea. Ma prima che il Rapporto Delors consegnato il 28-29.6.1989, venisse votato, il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, il 3 ottobre 1990 avvenne la Riunificazione tedesca e il 25/12/1991 si dissolse l’URSS. Dopo questi sconvolgimenti, il 7 febbraio 1992, fu firmato il trattato di Maastricht che del Rapporto Delors non solo conteneva ben poco, ma, grazie anche alla presenza nella UEM della GB, quinta colonna statunitense, segnava la fine di quella UE che avrebbe potuto rappresentare un concorrente politico ed economico per l’egemonia USA. Sull’onda lunga degli anni ’80 improntati al liberismo thatcheriano, all’edonismo reganiano, alla Milano da bere craxiana e gli accadimenti sopradetti, che comprendono, il 31 marzo 1991, lo scioglimento del patto di Varsavia, ma non della NATO, che anzi, grazie alla guerra contro la Serbia, iniziata il 24 marzo 1999, senza l’autorizzazione dell’ONU e con la complicità, per cupidigia di servilismo, del Governo italiano, il 24 aprile 1999 cambia lo scopo della sua costituzione: da Difensivo ad Offensivo. Ottenendo un triplice risultato: continuare a mantenere l’egemonia militare in Europa(complice l’allargamento della UE e della Nato a 10 paesi dell’EST), bloccare il processo di costruzione della stessa UE e, ultimo, ma forse il più importante, mettere fuori gioco l’ONU. Ed oggi vediamo il risultato.

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    1. Scusa, Anonimo. Ho letto con attenzione, ma mi gira un po' la testa, specie a partire dall'edonismo reganiano, che, se non sbaglio, è una battuta di spirito di una trasmissione di Renzo Arbore.

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  2. https://ladigacivile.eu/l_italia_degli_anni_80

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    1. I libretti marrone del prof. Ernesto Bignami.

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  3. Sai bene che lo studio e la conoscenza della Storia in Italia anche a bassi livelli è misconosciuta.

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