Una guerra vera e quella evocata, con leggerezza, per terrorizzare. Mi viene alla mente un episodio della prima guerra mondiale, raccontato da uno storico per essere un fatto realmente accaduto. C’è l’assalto di migliaia di giovanissimi italiani a una trincea austriaca, cadono sotto il fuoco incrociato delle mitragliatrici. Ogni raffica una carneficina. Ciò nonostante questi giovanissimi contadini, operai e garzoni in divisa, con un berretto di stoffa, una piastrina di riconoscimento di carta, si fanno avanti, sospinti dalle grida e dalle minacce degli ufficiali e dei carabinieri che stanno alle loro spalle.
Le direttive di Cadorna parlano chiaro, la guerra si fa così, e in poche settimane si sarà a Trieste, Lubiana e quindi a Vienna. Testuale. Intanto crepitano le mitragliatrici senza sosta, i cadaveri si accumulano uno sull’altro a centinaia, poi a migliaia, orrendamente dilaniati, fatti letteralmente a pezzi dagli shrapnel. Un ufficiale superiore austriaco dà ai suoi il segnale di cessare il fuoco, si sporge un poco dalla trincea, e grida in italiano verso gli assalitori: “Tornate indietro, vi prego, tornate indietro, non potete farvi uccidere così”.
Le ho viste le foto di quei morti sui campi di battaglia. Non le foto rese pubbliche, ma quelle censurate e custodite nell’archivio del museo della Terza Armata. Quasi non si crede a quelle immagini, nessuna rappresentazione cinematografica, anche la più cruda, rende effettivamente l’idea di quello strazio. Ancora anni dopo, i contadini, arando i campi ai margini del fiume Sile (dunque non solo il Piave), rinvenivano le ossa di quei poveri giovani, che lì rimasero sepolti e poi dati per dispersi.
Perciò, stiamo attenti a paragonare questa epidemia alla guerra.
La vita è un bene supremo, si sente ripetere, ma per quei ragazzi di vent’anni non è stato così, né poi per gli operai morti a Porto Marghera, a Casale Monferrato, né per quelli che muoiono di tumore a Taranto e in Val Padana, né per i molti che muoiono nei cantieri, nelle fabbriche, sul lavoro. Né, evidentemente, per quelle decine di migliaia di persone, che nel silenzio dei media, muoiono per infezioni prese negli ospedali.
Di supremo a questo mondo c’è solo una cosa: la morte.
In un grande film di Francesco Rosi del 1970 "Uomini contro",che mi ha fatto nascere la rabbia verso il potere, è inserito quel gesto da parte degli austriaci, lo ricordo come fosse oggi.
RispondiEliminaun saluto roberto b
gli storici che lo riportano lo danno per fatto vero, o quantomeno verosimile
Eliminasarebbe successo all'inizio del conflitto
ciao
carne da..mitraglia
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?reload=9&v=l8UaUQw5G6U
https://www.youtube.com/watch?v=n3rcgVQvWKc
RispondiEliminaDove si trova questo ex museo della Terza armata? È aperto al pubblico?
RispondiEliminahttp://www.esercito.difesa.it/storia/musei/Museo-Storico-della-3-armata
Eliminanon le faranno vedere le foto di cui parlo
Grazie molte Olympe, al mio prossimo giro a Padova non mancherò di prenotare. (Peccato per le foto, sarebbero assai più istruttive di tanti resoconti non sempre efficaci nel rappresentare la tragedia della guerra).
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