sabato 30 maggio 2020

Cleptomani



C’è un italiano, un tedesco, un francese e a volte un inglese o un americano, più raramente è presente un “negro” o un cinese, chiamati in tal caso a rappresentare il genere Africa e Asia, come se questi continenti fossero due principati dell’Europa. È così che cominciano certi tipi di barzellette tradizionali che hanno lo scopo di esaltare la scaltrezza e l’arguzia dell’elemento nazionale nostrano, caricando invece di mende, vere o presunte, i comportamenti dei personaggi “foresti” messi a confronto nel racconto.

Questo tipo di barzellette sono merce corrente in ogni paese del mondo, muta solo la composizione dei soggetti nazionali eletti a protagonisti. Le più perfide barzellette contro gli italiani le ho ascoltate in Francia, le più cattive e stupide si raccontano in Austria. Quelle scozzesi con oggetto gli inglesi sono le più divertenti e corrosive che io conosca. E viceversa.

In ambienti sociali un po’ più scelti non si raccontano in genere di queste barzellette e si preferiscono amene storielle caratteristiche di quell’elemento di curiosità che rende così attraente la storia più minuta. Tuttavia anche in tal caso il modo canzonatorio nel quale sono recitate raggiunge obiettivi più sottilmente denigratori. Per esempio, molti anni fa ho ascoltato una storiella che aveva a oggetto i rumeni e la loro inclinazione alla cleptomania.

La sera stessa del suo arrivo a Bucarest, il nuovo ambasciatore francese fu invitato dal ministro degli Esteri rumeno a un ricevimento di benvenuto presso il dicastero dalle cui alte finestre si può ammirare la chaussée Kiselëv che attraversa la capitale. Durante la serata, brillante e animata, dopo qualche brindisi l’ambasciatore nota che gli manca l’orologio con la catena d’oro. Una perdita che lo affligge perché l’uno e l’altra sono oggetti molto belli e preziosi. È imbarazzato e non sa che partito prendere. Percorrendo la grande sala dove si tiene il ricevimento, egli nota che la sua splendida catena è finita sul panciotto di un signore che gli è stato presentato poco prima quale generale XY, ministro della Difesa.

Dopo qualche esitazione, l’ambasciatore si risolve di comunicare la sua scoperta al padrone di casa, cioè al ministro degli Esteri. Calmissimo, questi gli dice: “Laissez-moi faire, j’arrangerai cette petite affaire”. Dopo un po’, il ministro degli Esteri ritorna con l’orologio e la catena. Il derubato lo ringrazia calorosamente, e chiede tuttavia se la restituzione del maltolto non sia stata preceduta da una penosa spiegazione. “Oh, non – risponde l’egregio ministro –, mon collègue ne s’en est pas aperçu”!

Che questo fatto sia potuto realmente accadere presso il Ministero degli Esteri a Bucarest è cosa palesemente inverosimile, tuttavia queste storielle tratteggiano spesso un qualche elemento di verità.

3 commenti:

  1. Il famoso “umorismo inglese” è, in realtà, in gran parte umorismo etnico, che, in tempi di politically correct, va estinguendosi. Gli italiani sono vittime predilette, non solo in Inghilterra. Acrimonioso, come dici tu, quello dei francesi. Grossolane e sostanzialmente prive, appunto, di umorismo, le battute degli europei centro-nord-orientali. D’altra parte, la barzelletta stessa va estinguendosi, sostituita dai tweet e dai meme (alcuni buoni: diciamo l’un per cento).
    Sto leggendo l’autobiografia di Woody Allen. Da giovane faceva di mestiere il battutista. Ne scriveva una cinquantina al giorno, che poi venivano passate ai comici da cabaret.

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  2. ambientata alla farnesina (io ho in mente un periodo preciso, ma a ognuno verrà in mente il suo) perderà gran parte della sua inverosimiglianza.

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