sabato 2 maggio 2020

La normalità di un paese ridicolo



I dati diffusi giovedì da Eurostat mostrano che l’economia della zona euro si è contratta del 3,8 per cento nel primo trimestre rispetto agli ultimi tre mesi del 2019, con un calo annuale del 14,4 per cento. È la contrazione più ampia mai registrata e supera di gran lunga il calo annualizzato nell’economia statunitense stimata al 4,8 per cento.

Questa è la notizia più importante, molto di più del bollettino quotidiano sull’andamento dell’epidemia virale. In molti stanno già pagando e a milioni pagheranno le conseguenze economiche di questa isteria collettiva, ma ciò non sembra preoccupare più di tanto coloro che possono vantare uno stipendio lauto e garantito.

Il maggior calo si è verificate, al momento, in Francia, dove i dati disaggregati mostrano il prodotto interno lordo in discesa del 5,8 per cento nel primo trimestre rispetto a quello precedente. L’ufficio francese di statistica parla del calo più marcato nella storia delle serie trimestrali, dal 1949 (a causa del famoso “maggio francese” nel 1968 il calo nel secondo trimestre fu del 5,3). La diminuzione è stata guidata da una contrazione “senza precedenti” della spesa per consumi delle famiglie del 6,1 per cento e un calo degli investimenti dell’11,8 per cento. Anche le esportazioni sono diminuite nel primo trimestre, del 6,5% per cento.

Se la Francia piange, la Spagna non ride, dove il PIL si è ridotto del 5,2% nello stesso periodo. Non che vada meglio qui da noi, dove il calo è del 4,7 per cento.

Va sempre tenuto conto che le economie, soprattutto in zona euro, sono molto connesse tra loro, e dunque nessuno sarà risparmiato da questa crisi. Se le importazioni francesi, ad esempio, sono diminuite del 5,9 per cento, a subirne le conseguenze è anche l’Italia, che oltralpe esporta oltre il 10 per cento del totale.

Il PIL della Germania dovrebbe contrarsi del 6,3 per cento l’anno, con dati che mostrano che le vendite al dettaglio sono diminuite con un tasso più veloce da un decennio, nonostante un aumento delle vendite online e un aumento degli acquisti di prodotti alimentari. Un quarto della forza lavoro non lavora o sta ad orari ridotti, oltre 10 milioni ricevono sussidi di disoccupazione.

I dati complessivi sul PIL dell’area euro per il secondo trimestre saranno sicuramente anche peggiori perché i blocchi hanno iniziato ad avere effetto solo dalle prime settimane di marzo. Ad ogni modo i paesi che hanno adottato misure con maggior buon senso, ossia senza farsi prendere dall’isteria italiana, dovrebbero avere meno conseguenze e riprendersi più rapidamente.


Il consiglio direttivo della BCE si è ulteriormente impegnato a pompare denaro, con prestiti quadriennali alle banche a un tasso di interesse inferiore all’uno per cento. Christine Lagarde ha dichiarato che l’economia della zona euro potrebbe contrarsi quest’anno fino al 12%: “L’area dell’euro sta affrontando una contrazione economica di una portata e una velocità che non hanno precedenti in tempo di pace”, ha affermato.

Siamo solo all’inizio di una crisi economica senza precedenti. Intanto in Italia si ricomincia a parlare di nuovi governi e nuove maggioranze, del prezzo delle mascherine (fissarne un prezzo politico in regime di penuria è da stupidi), si multano le pastorelle, le quindicenni che conferiscono la monnezza sottocasa senza mascherina, marito e moglie se viaggiano in auto seduti entrambi nei sedili anteriori, eccetera.

 
No, non è una dittatura, tantomeno “scientifica”, è la normalità di un paese ridicolo.

6 commenti:

  1. "ciò non sembra preoccupare più di tanto coloro che possono vantare uno stipendio lauto e garantito". A mio parere, c'è un "lauto" di troppo. Anche chi ha uno stipendio non lauto, ma garantito, non si preoccupa, e anzi, forse per la prima volta in vita, assapora in segreto l'ebbrezza del privilegio. Se la cosa riguardasse solo qualche alto burocrate, non ci sarebbe in fondo niente di nuovo. Invece, l'estensione del privilegio a milioni di individui, fino a ieri mediamente straccioni, rappresenta un fatto inedito, la novità sociologica del secolo. E' una riga non più orizzontale ma verticale che separa le classi... oops, so che non devo chiamarle così. Dimmi tu la parola.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...e beh , se ce li descrivi un po' meglio, forse si possono inquadrare in qualcosa...

      Elimina
    2. Mi sa che tu sei uno di loro, se no avresti capito.

      Elimina
    3. ''Mr Tamburino non ho voglia di scherzare
      Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare'' (cit.)

      Elimina
  2. Sulle mascherine, il mercato e affini.
    C'è un accordo fatto dal governo con le aziende
    Fab, Marobe, Mediberg, Parmon e Veneta Distribuzione
    per una prima immissione di 660 milioni di mascherine sul mercato a un prezzo medio di 38 centesimi, poi dovrebbero chiudere un accordo con altre 108 aziende italiane per l'immissione sul mercato di altre mascherine, questo per il discorso della penuria.
    Dall'altra parte rappresentanti di aziende di moda, Federmoda Cna, dicono che con quell'accordo non c'è il loro "made in Italy" da piccole e medie aziende dentro, ma ci sono i produttori cinesi o comunque chi può permettersi di fare produzione di grandi numeri, perché non è possibile per il Made in Italy un prezzo del genere con la loro capacità produttiva.
    I cittadini però hanno in pratica l'obbligo di avere le mascherine.
    Il cittadino non ha libertà di scelta di acquistare o meno quella merce, a meno di voler rimanere segregati in casa per non si sa quanto tempo. Chi deve o dovrà andare a lavoro nel tragitto da casa a lavoro deve avere la mascherina e quindi deve poterla trovare con facilità proprio per l'obbligo che gli impone lo Stato (quantomeno in Lombardia è obbligatorio indossare la mascherina fuori casa, pare poi che per prendere i mezzi pubblici ci sarà l'obbligo anche di guanti).
    Alla fine della fiera il problema è dovuto al fatto che "mercato" e "obbligo" sono due cose che non possono andare insieme, soprattutto in emergenza.
    Saluti,
    Carlo.
    P.S.: scusate, ma il mercato normalmente premia chi una data merce riesce a produrla e offrirla in grandi numeri nello stesso tempo in cui un altro ne produca e offra in piccoli numeri, per cui non si capisce lo scandalo di chi dovrebbe sapere come funziona il mercato e la concorrenza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sto ai fatti: attualmente mascherine, se le trovi, non sono a 50 cent.
      se e quando saranno immesse tutte quelle mascherine, non vi sarà più penuria e finirà che te le tireranno dietro.
      appunto, era lo Stato e le regioni che dovevano provvedere ed immetterle a prezzo calmierato. il mercato si comporta da mercato.

      Elimina