“Faremo dei figli … Porci che ci lasceranno morire di fame.”
M. Yourcenar, Quoi? L’Éternité, p. 293.
Prendo spunto da un commento a un mio post recente, nel quale un lettore dubitava che tra Adriano Collini e Cosimo Alessandro Collini, segretario copista di Voltaire, vi possa essere qualche grado di parentela. La questione dei cognomi, delle parentele, delle ascendenze e discendenze, è assai complicata e c’è bisogno di studio al riguardo.
In tredici anni di scuola, dalle elementari al cosiddetto esame di maturità, mai durante le lezioni di storia un’ora o anche solo mezz’ora è stata, a mia memoria, dedicata alla genealogia. Certo, si raccontava del susseguirsi delle dinastie, e che un tal principe sposò una talaltra principessa, e che da quel matrimonio, sempre di ragione e mai d’amore, nacque un figlio, magari un Federico II, che poi ebbe il ruolo storico che sappiamo. Tuttavia mai vi fu un accenno alla genealogia come ad una scienza in sé. Forse taluno di voi che qui legge è stato più fortunato di me.
Del resto le attente e puntigliose ricostruzioni événementielles non vanno più di moda da quando Fernand Braudel è stato frainteso; ritenute come noiose vanitates dai “pigri, dagli ignoranti e dai venditori di fumo”, come scrive Franco Cardini. Così capita, soggiunge lo storico fiorentino, che chi si occupi degli intimi particolari della storia, venga “definito un dilettante da esponenti di quella genìa di vanitosi plagiari che allo scader di ogni anno sfornano puntuali il loro best sellers e che troppo spesso pontificano di cultura dai piccoli schermi, doverosamente straosannati e strapagati dall’intellettuale opinion maker di turno”.
Con ciò non voglio sostenere che la scienza genealogica possa rivelarci l’essenza dei processi storico-sociali, non è questo il suo compito, o che essa possa superare di per sé l’isolamento dei singoli fatti nella ricostruzione degli avvenimenti. Del resto l’ossessione specialistica è un limite di ogni ambito scientifico, come possiamo costatare in questo nostro particolare frangente, laddove la scienza che studia i virus e le epidemie è diventata parte del problema se non il problema stesso, e non solo perché abbiamo ascoltato opinioni e valutazioni tra loro molto discordanti da parte di cosiddetti scienziati.
Un tempo eravamo molti di meno, per esempio in Italia, attorno al Mille, non più di 5 milioni di individui, quasi tutti analfabeti, dispersi per infiniti borghi, casali e pievi, realtà dunque piccole, dove si nasceva e si moriva senza troppe preoccupazioni statistiche. Oggi siamo circa 60 milioni, in proporzione quasi con lo stesso numero di analfabeti. Veniamo ora alle parentele, tanto per dire al lettore di cui sopra come già in premessa sia complessa la faccenda.
Se due sono i genitori, quattro sono i nonni, otto i bisnonni, sedici i trisnonni, trentadue i quadrisnonni, sessantaquattro i cinquisnonni, centoventotto gli esavoli, e così via. Per ogni generazione che si risale il numero raddoppia, così che, risalendo di dieci generazioni (un arco di tempo di circa tre secoli, dunque dalla morte di Luigi XIV od oggi) avremo, allineati al medesimo livello, cinquecentododici ottavoli, vale a dire cinquecentododici ascendenti, tra maschi e femmine, a ciascuno dei quali corrispondono una famiglia con una propria storia e un’area geografica di appartenenza!
Se risalissimo indietro al ‘400, potremmo scoprire di avere circa 131.072 sedecavoli (si
chiamano così). A ciascuno di noi corrispondono 1.048.576 diciannovesimi nonni. Un nostro
ventiseiesimo nonno non sarebbe altro che uno dei nostri 134.217.728 nonni. Porca Eva,
andando all’indietro così arriviamo ai miliardi!
Se tornassimo indietro di 900 anni, ciascuno di noi avrebbe un miliardo di antenati. Questo
in linea strettamente aritmetica, cioè teorica. Ma 900 anni fa sulla terra non c'erano un
miliardo di persone. Com'è possibile che ciascuno di noi abbia avuto un miliardo di antenati.
Che fine hanno fatto?
Nella realtà storica il discorso cambia: se abbiamo due genitori e la popolazione mondiale è
ora di circa 7 miliardi, il calcolo aritmetico finora esposto porterebbe a stimare che la
generazione precedente contava 14 miliardi, senza contare i nonni! Qualcosa non quadra.
Dobbiamo tener conto che non tutti siamo figli unici e che la maggior parte di noi ha dei
fratelli, delle sorelle e dei cugini. Le unioni tra consanguinei, specie un tempo, erano molto
frequenti, ossia la norma. Ecco dove sta l’errore (*).
Risalendo indietro nel tempo per generazioni il numero degli esseri umani complessivo
diminuisce invece di aumentare, perché ogni coppia di genitori fa in media più di due
figli. La ragione principale è che negli alberi genealogici di ognuno di noi ci sono persone
che sono anche negli alberi genealogici degli altri. Ad esempio, io e mio cugino abbiamo
ognuno quattro nonni. Tuttavia mio papà e quello di mio cugino sono fratelli, avevano gli
stessi genitori. Pertanto io e mio cugino, insieme, non abbiamo otto nonni, ma solo sei,
perché due sono gli stessi. Ecco, più si risale nel tempo, più parenti abbiamo in comune
con chiunque altro sul pianeta.
Ciò dimostra una volta di più che la matematica, scienza esatta, va maneggiata con precauzione quando si ha a che fare con qualsiasi tipo di dinamica sociale (non siamo una colonia di topi come credeva Malthus).
Matematizzare significa semplificare, ridurre la complessità alla semplicità. I fenomeni
complessi e irriducibili non sono matematizzabili. La logica dialettica, ad esempio, non è
matematizzabile. La comprensione del “mondo”, la sua soluzione, non può essere una
questione di matematica come si sostiene continuamente, bensì di logica dialettica.
Per quanto riguarda l’ereditarietà, così ci mettiamo il cuore in pace in famiglia, è bene ricordare che i figli possono ricevere caratteristiche fisiche e intellettuali indifferentemente dal padre o dalla madre, da entrambi i genitori, oppure, escludendo i genitori, direttamente da antenati più remoti dell’uno o dell’altro. Tuttavia anche sul ruolo dell’ereditarietà bisogna andarci cauti: nella formazione dei caratteri psichici individuali l’influence du milieu è spesso più decisiva che l’eredità biologica.
Non ricordo più chi osservò che i monarchi attuali potrebbero discendere da antichi servi, così come degli schiavi moderni potrebbero contare tra i loro avi degli antichi re. Personalmente gli alberi genealogici di grandi e piccoli personaggi mi affascinano, tuttavia rilevo che spesso si tratta di alberi morti.
(*) È l’errore che compie Luca Sarzi Amadè nel suo L’antenato nel cassetto, Mimesis, 2015, p. 41 e ss., dal quale sono tratte le cifre riportate. Non si tratta di un errore di calcolo, bensì di impostazione del problema.