sabato 18 aprile 2020

Non siamo un’isola



Mentre da noi la peggior classe politica di sempre litiga come sia meglio farci del male, vale forse la pena di dare un’occhiata alla Cina, la seconda economia mondiale, che ha registrato un calo del 6,8% su base annua del prodotto interno lordo per il primo trimestre dell’anno. Rispetto all’ultimo trimestre del 2019, la produzione è diminuita del 9,8 per cento. È la prima contrazione annuale da quando Pechino iniziò a comunicare dati trimestrali nel 1992.

La caduta è stata più ampia di quanto previsto, e non c’è nulla da festeggiare neanche per noi, tantomeno per i tedeschi e in genere per tutti. L’annuncio del crollo dell’economia cinese arriva pochi giorni dopo che il Fondo monetario internazionale ha previsto che l’economia mondiale dovrebbe ridursi del 3% quest'anno (che non è poco) e subire una perdita di produzione nel 2020 e nel 2021 di circa 9.000 miliardi di dollari (cifra che mi pare ottimistica).

Il FMI ha previsto che la Cina manterrà un tasso di crescita positivo dell’1,2 per cento nel corso dell’anno poiché gli effetti della pandemia di coronavirus iniziano a svanire e la produzione riprende. Sarà, ma l’economia cinese dipende molto da ciò che accade nel resto del mondo.

Altri dati, pubblicati con quello del PIL, hanno mostrato che gli investimenti in immobilizzazioni sono diminuiti del 16% nel primo trimestre rispetto allo scorso anno, mentre la spesa per infrastrutture, che costituisce una componente chiave dell’economia cinese, è diminuita del 20%.

Il governo cinese e le autorità finanziarie hanno cercato di spingere sui consumi interni, tuttavia le vendite al dettaglio sono diminuite del 16% a marzo. Anche le esportazioni sono diminuite a marzo del 6,6% dopo il crollo del 17,2 di gennaio e febbraio.

Secondo uno studio citato dal WSJ, l’attività commerciale cinese è tornata al livello di circa l’83% della capacità, dal circa 70% di un mese fa, ma ora sembra essersi appiattita a un livello dell’80%. C’è da chiedersi quanto ci vorrà per recuperare quel 20%, sicuramente non solo qualche mese vista la situazione in Europa e Usa.

Stando a delle stime, nel primo trimestre l’occupazione nel settore non agricolo sarebbe diminuita di 78 milioni di unità, tra cui 50 e 60 milioni nel settore dei servizi e 20 milioni nel settore industriale e delle costruzioni, su una platea di forza lavoro di 900 milioni.

Non andrà meglio qui da noi, dove i tassi di disoccupazione e di precariato sono molto più elevati già in tempi normali. Soprattutto per il settore turistico, se non si apriranno al più presto le attività e le frontiere, ma anche per altri settori, della moda, della meccanica, dell’alimentare e di altre attività produttive e dei servizi. Non siamo un’isola e nemmeno l’Europa è un arcipelago concluso.

6 commenti:

  1. So bene che non è condizione sufficiente e tuttavia spero che, per capire certe dinamiche, per fare certi conti alla luce di tali dati, la politica sunnominata che, riguardo alla "pandemia" in corso è stata tanto solerte nel dare "carta bianca" agli esperti, sia capace di dare ascolto anche a qualcuno che in campo economico (e sociale), qualcosa capisca e offra soluzioni a breve termine accettabili.

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    1. ma no, ma no, Luca, figurati. non cambierà niente, anzi
      e poi non si tratta solo d'ascolto, ci sono mille e mille interessi in gioco, non solo politici. ognuno bada al proprio orticello, e va bene così, finché non ci schiantiamo per davvero. lo stellone ci aiuta ma a un certo punto ne ha le palle piene anche lui.

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  2. A proposito della classe dirigente nostrana. Il dibattito sul Mes ne è un chiaro esempio. Tra i Paesi che hanno usato il Mes c'è il Portogallo. Nei soli ultimi 5 anni è cresciuto del 16%. Tra le crescite più alte in Europa.
    La Germania, per dirne una, è cresciuta nello stesso periodo del 13%.
    L’Italia del 3-4%.
    Il deficit del Portogallo è crollato dall’11% allo 0,5%.
    Il debito pubblico dal 131% al 121%.
    La disoccupazione in Portogallo dopo il MES si è dimezzata, passando dal 12% al 6,5%, mentre la ricchezza pro-capite è cresciuta del 12% in 5 anni.
    Dunque non sono tutti morti di fame.
    Pure la Spagna ha usato il MES.
    Lì nel 2013 la disoccupazione era al 26%. Oggi è le metà: il 13%.
    E nonostante continue incertezze politiche il debito pubblico si è ridotto dal 100% al 96%.
    Anche l’Irlanda ha usato il MES.
    Lì nel 2013 la disoccupazione era al 13,8%. Oggi è meno della metà: il 5,5%.
    E il debito pubblico? Dimezzato: dal 120% al 61%.
    Oggi, con un PIL pro-capite di 80mila dollari i cittadini irlandesi sono al quinto posto tra i cittadini più ricchi del mondo.
    Bisogna sempre terrorizzare gli elettori per ottenerne il voto. Creare mostri ovunque: gli immigrati, la Germania, l’Europa, il MES. Invece di un dibattito serio, numeri alla mano.

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    1. per un'economia arretrata come il portogallo è facile crescere
      la nostra struttura produttiva ha dei problemi di dimensione e di investimenti, al resto ci pensa la burocrazia

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    2. Lei sarebbe contraria a usare quello strumento?

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    3. la questione non sono i soldi, ma come vanno spesi
      per quanto riguarda la sanità e dintorni è il più grande business, più ancora della coca

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