Il professor Romano Prodi sostiene a ragione che con il senno di poi siamo tutti bravi. Tuttavia va preso atto che per quanto riguarda l’emergenza epidemiologica in corso non si possono negare deficienze, a volte gravi, sul fronte delle predisposizioni organizzative, nonché sul piano della comunicazione pubblica, della cooperazione istituzionale e delle attribuzioni decisionali.
Proprio per questo, se potessi rivolgere una domanda al prof. Prodi nella sua qualità di ex presidente del consiglio gli chiederei: ha avuto notizia della predisposizione di un piano operativo nazionale per far fronte a emergenze di carattere biologico, chimico e anche nucleare?
Per quanto riguarda la Protezione civile mi chiedo se essa sia preparata ad affrontare con efficacia situazioni di carattere diverso da quello sismico e alluvionale, posto che sono evidenti le difficoltà di ogni tipo incontrate a riguardo sia di quelle emergenze e ancor più dell’epidemia in atto.
Per andare ai fatti estremi e fare un po’ di storia, ricordo che un’evenienza di carattere nucleare, invero meno remota di adesso, fu nel novero delle possibilità in caso di un conflitto tra la Nato e il Patto di Varsavia. Nei piani operativi della Nato, quindi in subordine delle forze armate italiane, era previsto già di prima specie, in caso di attacco nemico e di ripiegamento oltre la linea del Tagliamento, l’impiego di armi nucleari nell’area occupata dall’avanzata nemica.
Naturalmente la popolazione interessata rimase allora in gran parte all’oscuro di simili determinazioni operative (tacitamente consapevole?), e comunque non vi fu cura di attivarla per far fronte con comportamenti adeguati a una simile evenienza. Né oggi c’è informazione su come comportarsi convenientemente e al meglio in caso di emergenze di natura chimica, biologica e anche nucleare, per quanto quest’ultimo caso possa apparire più improbabile.
Eventi e incidenti di questa natura, prodotti anche su vasta scala, non sono solo un’ipotesi di scuola, posto che, ad esempio, gruppi terroristici sul piano delle potenzialità effettuali non troverebbero soverchi ostacoli alla realizzazione di un simile attacco. Allora non basterà dire: state in casa e mettete le mascherine (se le avete).
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Aggiornamento del 17 aprile 2020. Si viene a sapere che un piano per le pandemie, anche di SARS, era stato predisposto nel 2018 (oltre 70 pagine più allegati). Da ciò che si è potuto capire di quelle misure di predisposizione nulla è stato concretamente realizzato nel frattempo, e nemmeno dopo la dichiarazione di calamità nazionale del 30 gennaio e fino al 21 febbraio 2020.
La sensazione che ho avuto in queste settimane di emergenza è che l'Italia vada avanti soprattutto grazie a funzionari (in mancanza di un termine migliore) che fanno girare gli ingranaggi, perché se dipendesse dai capi, dai dirgenti, dalla politica e dagli esperti staremmo freschi..
RispondiEliminaPietro
il professore era commissario eu durante la sars
RispondiEliminamille errori per carità
RispondiEliminama se al timone c'era Salvini sarebbe andata peggio