giovedì 2 aprile 2020

Per loro il pater noster no?



Il tumore del polmone rappresenta una delle prime cause di morte nei Paesi industrializzati, Italia compresa. In particolare, nel nostro Paese, questa neoplasia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la terza nelle donne.

Stando ai dati riportati nel volume “I numeri del cancro in Italia”, redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registro Tumori (Airtum), sono all’incirca 41.000 le nuove diagnosi annue di tumore del polmone. Sono quasi 34.000 i pazienti che perdono la vita ogni anno per questa malattia.

Nell’Unione Europea (UE) sono previsti circa 3.370.000 casi di polmonite ogni anno. In media, nella sola Italia, ogni anno quasi 200.000 persone vengono ricoverate per polmonite, mediamente circa 550 il giorno, ma nelle stagioni più fredde sono molti di più. Oltre 10.000 non sopravvivono.



I virus dell’influenza colpiscono fino al 20% della popolazione mondiale ogni anno. Più del 90% dei decessi associati all’influenza avviene nelle fasce di età più avanzate.

Nessun pater noster televisivo per questi defunti, nessuna maratona mediatica perché troppo presi dalle ciance di Salvini, Renzi e Di Maio?
*



Da questi dati sulla letalità per regione, e già da questi soli, appare inequivocabile che soprattutto in Lombardia, e segnatamente in alcune zone e province di essa, è successo qualcosa di anomalo per l’Italia e gran parte d’Europa.

Ancora una volta provo ad elencare alcuni motivi di tale anomalia: dopo 19 giorni dalla dichiarazione di “emergenza nazionale” si è permesso il trasferimento in massa (decine di migliaia di persone) da Bergamo e provincia a Milano per assistere a una partita di calcio; quindi “Milano non si ferma”, Bergamo non gli è da meno e figurati Brescia; non si sono isolate alcune zone (e quelle adiacenti) dove precocemente si evinceva la diffusione del contagio; aver dapprima ricoverato negli ospedali chiunque presentasse dei sintomi; non aver chiuso per settimane le attività lavorative non indispensabili, soprattutto nelle zone a più alto impatto del contagio; aver ridotto le corse dei mezzi pubblici favorendo in tal modo l’affollamento, si sono firmati contratti di fornitura per le dotazioni sanitarie quasi due mesi dopo aver dichiarato l’emergenza nazionale; per tacere della strategia (?) comunicativa. Eccetera, eccetera, eccetera.


 Forse alcuni errori non erano evitabili del tutto, ma per altri errori e sottovalutazioni è chiara la colpevole responsabilità di chi poteva e doveva provvedere. In tal modo un’epidemia che si poteva gestire molto meglio è stata trasformata in un evento drammatico per troppi aspetti.


Primo, pararsi il culo.

Quello che dovrebbe preoccupare ancora di più, oggi, è che si continua sulla strada di errori e bugie, di pressapochismo, ipocrisie e inadeguatezze varie. A pagare saremo ancora e sempre noi!



Non scrivo queste cose solo oggi, come sa chi frequenta questo mio diario giornaliero, né il mio scopo è di piegare i fatti per aver ragione (verso chi?), ma cerco di capire senza farmi ingannare dalle emozioni e dal panico.

14 commenti:

  1. http://www.facebook.com/story.php?story_fbid=2548951065318356&id=1771164239763713&scmts=scwspsdd&extid=AQ0e5BhwTXeZBPQD

    RispondiElimina
  2. I motivi per cui alcune zone in Lombardia risultano più colpite con tassi di mortalità e letalità che non collimano con quelli osservati altrove son ben altri... Se in una popolazione di ratti, in precedenza in buona salute, tutto di un tratto, si osserva un'alta mortalità, qual è la causa tra le seguenti? A) una malattia genetica b) un microrganismo c) un tossico esogeno (di natura chimica o fisica)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. che si tratti di un microrganismo l'hanno capito tutti, resta da spiegare perché in una certa zona i tassi d'infezione sono così alti.
      e comunque nei casi letali non si tratta quasi mai di una popolazione in buona salute e nemmeno in fascia d'età giovane (cosa che esclude la motivazione genetica).

      Elimina
    2. Che si tratti di un microrganismo nessuno lo nega, ma in certe zone c'è, oltre a ciò, anche altro, i numeri parlano molto chiaro. La mia domanda resta valida anche per le popolazioni non in buona salute, non è questo il punto. Regioni altamente industrializzate ci sono anche in altre parti d'Europa, che eppure non hanno registrato tassi di mortalità e letalità osservati in luoghi italici divenuti tristemente noti. Zone come la Germania, la city londinese ecc. che non avevano adottato alcuna misura di contenimento e riduzione dei contatti sociali...cosa ci stiamo raccontando? O cosa ci stanno raccontando?

      Elimina
    3. Che ne pensa?

      https://www.albanesi.it/news/societa/coronavirus-verita.htm?fbclid=IwAR3R9bLaeIbnyq9CyGN1EgBGzmwW4SIsBwPcSLOykHCtPOCcFmZalVTEtAU

      Elimina
    4. non ci tenga sulle spine, ci chiarisca finalmente cosa intende per "altro"

      Elimina
  3. il problema è stato il sistema sanitario d'eccellenza migliore del mondo. Il problema andava affrontato come sanitario e geriatrico, ma con il virus già in corsia, senza risorse né tempo, sembrava non ci fosse nulla da fare. E così non han fatto nulla fino a marzo inoltrato, ma le infezioni decollavano e si è arrivati ad un allarme per cui non restava che chiudere, almeno, tutto, innanzitutto per coprire le responsabilità e le valutazioni precedenti. E visto che non si sarebbe riusciti fisicamente, allora si è proceduto con i media. Ma è misura tardiva e la cui profilassi è regolarmente vanificata dal familismo imperante nelle case. Oggi non sanno come dirlo, che è stato tutto inutile e siamo in mano ad una banda di irresponsabili. Cercano di darci dei soldi dall'elicottero… e tutti a cliccare. Il blocco ora serve solo a coprirsi. Ma è stata una Caporetto sanitaria.

    Cara Olympe, anch'io cerco solo di capire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. vedo che stai cercando di capire
      ormai è tardi, hanno dapprima combinato un casino, ora sono in palla ma non possono far marcia indietro perché sennò viene meno il "modello italiano"
      prima o poi bisognerà prendere atto che dobbiamo passare, si spera gradualmente, per l'immunizzazione di gregge, avendo cura di proteggere per quanto possibile i soggetti più fragili.
      pensavamo forse che le epidemie e il loro seguito di morti appartenesse solo a epoche passate? o che queste cose capitassero solo in asia e nella fascia dei tropici? ebbene, no!

      Elimina
    2. Basta capirsi su cosa si intende per immunità di gregge non essendo in presenza di un vaccino. Esponendo come è stato detto, il 60% della popolazione britannica al virus. Ammettiamo, in modo forse ottimistico, una mortalità del 2%. Su un milione di persone vuol dire 20 mila morti; su 10 milioni, 200 mila morti. Ma facciamo un conto ancora più drammatico. Il 10% dei malati ha bisogno di terapia intensiva e respirazione assistita: su un milione di persone servirà a 100 mila pazienti. Nessun sistema sanitario al mondo è in grado di far fronte a un’emergenza del genere. Ci sarebbero troppe vittime e troppi pazienti non potrebbero essere curati.

      Elimina
    3. non lo decideremo né io né lei né altri
      quanto ai numeri è meglio lasciar perdere, ognuno dà i suoi

      Elimina
    4. A prescindere dalle decisioni ci sono anche le opinioni che hanno bisogno di pacatezza e razionalità. Immunità di gregge con molta cautela, senza un vaccino e con così poche certezze sul virus. Non lo vedo come possibile parametro o obiettivo per piani a medio termine. Mi sbaglierò.

      Elimina
  4. Errori, imprecisioni, difficoltà di gestione e di comunicazione dell'emergenza ce ne sono, e ci sono anche tanti "re nudi", a partire dal sistema sanitario lombardo.
    Ma in questa fase dell'epidemia non è davvero realistico ipotizzare soluzioni diverse da quella del distanziamento.
    Siamo ancora in alto mare. Sul comportamento del virus, sulle cure, sul vaccino, anche sui famosi test sierologici che dovrebbero far ripartire il Paese.
    Ma purtroppo non ci sono scorciatoie.
    Non resteremo chiusi per sempre, ma ancora per un pezzetto sì. La fase 2 arriverà, ma non domani.
    La rabbia che abbiamo tutti verso questa sciagura non può farci dimenticare che è il virus che ci sta mettendo in questa situazione, non i governi, non le politiche. Essi possono essere anche inadeguati, limitati, fare errori e di certo li stanno facendo e li faranno. Trovo però controproducente lamentarsi di continuo con polemiche che ora come ora lasciano il tempo che trovano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non ci è avversa solo la natura, che i poteri non siano all'altezza della crisi non è una sorpresa

      Elimina
  5. io queste cose le ho osservate e dette dall'inizio inizio, non con il senno di poi.
    Personalmente non ho mai rapportato all'influenza stagionale, nemmeno per parlar d'altro, non ho mai dato i numeri, mai fatto esercizio retorico, non mi son certo scandalizzato per l'uso terroristico dei media. Che ora non si possa disturbare il manovratore è davvero troppo, perché ha sbagliato tutto e si presenta in Europa come un fallito.
    La rabbia è lecita.

    RispondiElimina