domenica 23 febbraio 2020

Un’autentica follia


Quella del 1957 non me la ricordo ma dicono che me la beccai, mentre l’influenza del 1968 me la ricordo benissimo e però la scansai. E non feci nulla per scansarla, anzi già allora frequentavo luoghi non proprio asettici, come i cinema d’infima visione, o la libreria antiquaria di Giorgio Rigattieri, giusto dove s’incontrano calle della Mandola e quella de la Cortesia, ossia a metà strada tra i campi Manin e Sant’Anzelo.

Il vecchio era basso di statura e tarchiato, col toscano sempre indeciso tra acceso e spento, una tosse perenne e catarro bronchiale. Non gl’importava chi fosse presente, scatarrava direttamente sul pavimento eroso presso la sua scrivania. Vi trascorrevo delle buone mezzore e però non mi degnava d’attenzione, ma poi di buon cuore arrotondava sul prezzo dei libri che sceglievo, ossia i classici romanzi e biografie che si leggono nell’adolescenza, usati e di poco prezzo, che scovavo sugli scaffali seminascosti nel piccolo antro prospiciente il cesso. 

Quell’influenza del 1968-’69 mise a letto più della metà degli italiani, provocò nel mondo tra i 750.000 e 2 milioni di morti, circa 33.000 dei quali negli Usa e moltissimi anche in Italia. Non vi furono code sovietiche davanti ai supermercati, quarantene e mascherine, maratone televisive e simili. Nel caso ci si metteva a letto e si aspettava che passasse. A quelli malmessi di salute poteva andar peggio e amen.

Quella del 1968-’69 è considerata un’epidemia di media gravità. Quella attuale, il coronavirus, ha contagiato a oggi 79.000 persone, ma con ogni probabilità molte di più, con circa 2.470 decessi stando alle cifre ufficiali, vale a dire il 3,12 per cento degli infetti. Un dato abbastanza fisiologico, e però ci hanno proibito di festeggiare il carnevale per scatenare in sua vece un’autentica follia.

9 commenti:

  1. Un grande esperimento a tutto campo sul corpo sociale vivo, anestetizzato dal terrore.
    Ma non solo.
    Mascherine esaurite. La zona rossa non è poi così lontana.

    RispondiElimina
  2. ''Non vi furono code sovietiche davanti ai supermercati, quarantene e mascherine, maratone televisive e simili. Nel caso peggiore ci si metteva a letto e si aspettava che passasse.''

    e bei tempi andati... mo' son tutte e chiacchere e powerpoint.
    Devo ammettere che , vivendo a parigi, vedo i francesi l'hanno presa abbastanza bene.
    Gli austriaci sono invece sempre i soliti meschini

    RispondiElimina
  3. a mio parere lo stato delle cose mostra la sua debolezza, le epidemie non sono certo una novità. vedremo come la gestiranno quando diverrà pandemia, si stanno cagando addosso

    RispondiElimina
  4. ma sei già passata al fatalismo? C'è della malasanità

    RispondiElimina
    Risposte
    1. che vuoi, sono una banderuola, magari domani mi metto la mascherina e i guanti, chissà

      Elimina
  5. Dio protegga la Olympe!

    RispondiElimina