mercoledì 19 febbraio 2020

Né l'attesa, né l'ottimismo



A Napoleone poteva andare peggio. Se Sant’Elena è sperduta in mezzo all’Atlantico, molto più a sud c’è Tristan da Cunha, davvero un’isola fuori dal mondo.

Tristan da Cunha, dell’omonimo arcipelago dell’Oceano Atlantico meridionale, è un’isola vulcanica attiva di forma circolare con una superficie di 78 km quadrati, di difficile approdo per le navi, spazzata da venti di forza inaudita, capaci di spostare pietre di grandi dimensioni. Di questo arcipelago Tristan è l’unica isola abitata (250 ab. nel 2018), dista 2.810 km da Città del Capo e a 2.172 km a sud dell’isola di Sant'Elena.

In un’occasione Tristan rimase per quattro anni interi completamente isolata. In un inverno morirono di fame trecento mucche. Gli isolani si davano i turni per avvistare navi all’orizzonte e quando finalmente ne scorsero una, molti uomini si lanciarono all’inseguimento su diverse barche nonostante il mare in tempesta. Non raggiunsero la nave e non tornarono. Rimasero nell’isola donne, anziani e bambini e il Regno Unito offrì loro l’opportunità per trasferirsi in Inghilterra, ma il rifiuto fu categorico.

Nel 1961, la terrà tremò e un’impressionante colata lavica lambì il villaggio generando un paesaggio lunare. Tutti gli abitanti furono trasferiti in Inghilterra dove si offrì loro accoglienza, lavoro, abitazioni e si tentò di convincerli a restare. La decisione dei tristanesi fu sostanzialmente unanime e nel 1963 ritornarono sulla propria isola.

La vita economica sull’isola fu improntata per molto tempo ad un elementare forma di comunitarismo, con la distribuzione equanime dei prodotti dell’allevamento e della agricoltura. Ciò fu reso possibile dalla scarsità della popolazione, dal limitato prodotto disponibile, dalla ridotta divisione del lavoro, ecc..

All’opposto di queste primitive condizioni economico-sociali, una società di tipo completamente nuovo diventerà non solo possibile ma costituirà l’approdo storicamente ed economicamente necessario quando saranno raggiunti livelli elevati di sviluppo tecnologico, di produttività del lavoro e di massima concentrazione dei mezzi produttivi. Ossia quanto il lavoro in forma immediata tenderà a cessare di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro di essere la sua misura e il pluslavoro della massa cessarà di essere la condizione dello sviluppo della ricchezza generale. Malgrado le apparenze sembrino contraddire tutto ciò, è proprio quello che poco alla volta si sta facendo strada già a partire dalla nostra epoca.

Ovviamente perché tutto ciò s’avveri non basterà né la paziente attesa né il semplice ottimismo.

5 commenti:

  1. non mi stanco mai di leggere le tue righe

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  2. Per me, finora Tristan da Cunha era sempre stato soltanto uno dei luoghi meravigliosamente avventurosi toccati, nel romanzo di Verne, da lord Glenarvan e dai suoi nelle peregrinazioni alla ricerca del capitano Grant lungo il trentasettesimo parallelo.
    Da oggi è molto, molto di più. Grazie
    Hans

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