lunedì 3 febbraio 2020

Benettòn al muro!


In un post della settimana scorsa ho parlato del presidente del consiglio del gruppo Volkswagen, Herbert Diess, il quale annunciava, in un discorso incendiario davanti ai dirigenti dell'azienda, una “ristrutturazione radicale” e il “massacro delle vacche sacre”.  Disse anche che il valore azionario dell’azienda dovrebbe salire a 200 miliardi di euro, più che raddoppiando dai circa 90 attuali.

Nei giorni scorsi, Bernd Osterloh, già rappresentante sindacale della IG Metall, e oggi presidente dei comitati aziendali del gruppo e membro del consiglio di sorveglianza di Volkswagen AG (*), durante una conferenza stampa a Wolfsburg ha dichiarato di non vedere alcuna alternativa alla strategia adottata dall’azienda: “Questa è la strada giusta da seguire”. La società e il comitato aziendale hanno già deciso di eliminare uno su cinque dei circa 100.000 lavoratori tedeschi del gruppo Volkswagen (oltre 600.000 in tutto il mondo).

Come dovrebbe essere noto, ma lo ricordo ai più distratti, dal mese di settembre 2018, tutte le nuove omologazioni di autoveicoli debbono avvenire rispettando il ciclo WLTP (Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure), e dal primo gennaio 2021, tutti i veicoli di nuova immatricolazione dovranno dichiarare un valore di Co2 entro 95 grammi per chilometro percorso, mentre dal 2030 questo parametro dovrà scendere a 59 g/km Co2 (il Co2 è un gas che si forma nei processi di combustione dall’unione del carbonio contenuto nei combustibili con 2 atomi di ossigeno presenti nell’aria).

Finora, la VW, il più grande gruppo automobilistico del mondo, che comprende marchi come Audi, Skoda, Seat, Porsche, Lamborghini e Scania, è sopra questo parametro. Dato l’attuale valore medio per le emissioni di biossido di carbonio, la VW dovrebbe teoricamente pagare multe per oltre 4 miliardi di euro.

Ecco il principale motivo per il quale le case automobilistiche, dunque non solo WV, hanno la necessità di produrre e vendere auto elettriche in gran quantità e in fretta. Questo fatto porterà a enormi tagli di posti di lavoro, poiché la produzione di veicoli elettrici richiede una forza-lavoro (operai, quadri tecnici, dirigenti) notevolmente minore che non quella finora impiegata per i veicoli tradizionali.

Tutto ciò avrà conseguenze anche per quanto riguarda il settore della componentistica (e la rete vendita), in non piccola misura prodotta anche in Italia.

Oltre alla VW, altre case automobilistiche hanno annunciato consistenti tagli di posti di lavoro, tra cui Daimler, Opel, Ford e General Motors (ne ho già parlato in passato). I lavoratori di tutto il mondo hanno un interesse comune nell’uso delle moderne tecnologie per migliorare le loro condizioni di lavoro e, oltre ciò, il livello di vita e di salubrità di tutta l’umanità. Tuttavia è necessario considerare anche l’altro aspetto della faccenda: un numero sempre maggiore di persone dovrà lasciare il proprio lavoro, e i più giovani non troveranno che lavoretti precari e malpagati (e ciò provoca indubbie conseguenze anche sul piano demografico). La cosiddetta classe media, sempre più “ex”, sarà condotta a vivere di sussidi, pensioncine e lacrime di carità, e tutto ciò mentre la ricchezza della società scorre nelle tasche di una piccola minoranza.

Un ritorno all’antico in piena regola. È per questo che, sollecitati dal “nuovo che avanza”, il gotha delle “sardine” ha deciso di opporvisi mettendo al muro, come mostra la foto, chi rappresenta oggi in Italia il padronato per antonomasia, vale a dire il signor Benettòn.

(*) Il Consiglio di vigilanza è composto di 20 membri: rappresentanti di IG Metall e membri dei comitati aziendali, incluso Osterloh stesso, insieme ai presidenti dei consigli di fabbrica delle filiali Audi e Porsche e al presidente nazionale di IG Metall, Jörg Hofmann, che è anche vicepresidente del Consiglio di vigilanza. Poiché lo Stato della Bassa Sassonia è un importante azionista della Volkswagen, anche il primo ministro statale Stephan Weil (Partito socialdemocratico, SPD) e il suo ministro dell’economia Bernd Althusmann (Unione democratica cristiana, CDU) fanno parte del Consiglio di vigilanza.

13 commenti:

  1. (Rinnovabili.it) – La scorsa estate, il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, ha annunciato l’intenzione della Germania di diventare leader globale nelle tecnologie di produzione energetica da idrogeno. Questa settimana, è stata diffusa la bozza della strategia nazionale, che prevede che almeno il 20% dell’idrogeno tedesco sarà prodotto da energie rinnovabili entro il 2030. Si tratta del cosiddetto idrogeno verde, per la cui produzione la Germania dovrà costruire dai 3 a 5 gigawatt di elettrolizzatori.



    La bozza di strategia sull’idrogeno prevede la massiccia promozione del gas in una vasta gamma di settori, compresi i TRASPORTI. Secondo i calcoli di Altmaier, attraverso l’uso dell’idrogeno nel settore dei trasporti gli obiettivi europei in materia di energie rinnovabili saranno non solo attuati, ma addirittura superati: entro il 2030, la quota obbligatoria di carburanti rinnovabili nei trasporti, compreso l’idrogeno, dovrà aumentare del 20% anziché del 14%.
    (Continua al link)

    http://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/idrogeno-germania-piani-energetici-ue/

    P.S: sono sempre avanti nei tempi i tedeschi!

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    1. sulla data del 2030 ho dei dubbi ma chiaro che la tendenza è quella.
      noi intanto ci attacchiamo ai citofoni e alle scatolette di tonno e sardine

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  2. Le autostrade italiane, costruite con i soldi degli italiani (imposte) e con la vita degli italiani (morti sul lavoro), sono state regalate ai privati che avrebbero dovuto essere più efficienti del "pubblico".
    E infatti lo sono stati: hanno continuato a far pagare agli italiani (pedaggi) con cui si sono riempiti le tasche mentre gli italiani continuano a morire per poca o nulla manutenzione.
    I privati hanno naturalmente anche l'appoggio della sinistra che s'è inventata, per conservare qualche rendita di posizione, l'ultima ontologica mutazione piazzista delle sardine, con cui i privati vanno naturalmente a braccetto.
    Bella storia.

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  3. E se saremo sempre più precari e poveri chi comprerà quelle auto?
    Rieccoci alle contraddizioni di questo sistema.

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    1. vero, però teniamo anche conto che c'è gente che per l'auto rinuncia a molte cose

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  4. Il modello di società a cui tendono le cosiddette élites risulta, probabilmente, ancora confuso alle élites stesse. Si tratta però, verosimilmente, di una società di stampo nobiliare, ossia un gruppo chiuso di famiglie ricche, cui si contrappone a una platea sterminata di proletari, dai quali vengono estratti volta a volta coloro che sono utili in quanto non sostituibili da macchine: i fattori (nel senso agricolo del termine), i preti, i giullari e le prostitute, nonché sardine varie. Il problema da risolvere è cosa faranno i molti che non sono utili: ossia, in sostanza, come evitare che i molti inutili siano mantenuti dai nuovi nobili. Speculare a tale problema è quello che citava qui sopra il commentatore “unknown”: chi comprerà i prodotti dei nuovi nobili? In attesa di soluzioni, che certamente arriveranno, si può individuare un abbozzo di modello, proveniente non a caso dall’Economist. Non a caso perché, oltre a essere il magazine delle élites, ossia dei nuovi nobili, viene anche pubblicato in un paese dove ancora la vecchia nobiltà mantiene la presa: possiamo perciò dire che quelli dell’Economist ci hanno esperienza. Ebbene, cose dice l’Economist? Che la proprietà immobiliare dispersa (casa mia e casa vostra, per intenderci) non ha futuro: in futuro ci sarà solo affitto. Certamente gli scribi dell’Economist hanno ben presente il sistema di proprietà immobiliare inglese, che separa la proprietà della terra da quella dell’edificio, costruito in concessione per cui il proprietario dell’immobile paga un canone al proprietario del terreno (normalmente… un nobile). Tornando al tema che dà occasione al post: se il modello del leasehold va esteso a tutti gli immobili del mondo, a maggior ragione la proprietà diffusa delle automobili non ha alcun futuro.

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    1. potresti anche aver ragione, ma ho scoperto che sei juventino ...

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    2. Mai in vita mia subii ingiuria più grave.

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    3. beh ogni cosa è possibile, in cina compri la casa e poi la devi restituire do 90 anni...

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    4. beh ogni cosa è possibile, in cina compri la casa e poi la devi restituire do 90 anni...

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