domenica 30 giugno 2019

Stroncature



Basta con la povera carne umana mercanteggiata dagli uni e dagli altri, passiamo ad altro.


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Come stroncare un libro in modo inappellabile pur scrivendo che si tratta di “un’ottima presentazione ragionata di temi e problemi che continuano a occupare la mente e cuore di molti intellettuali” [e di qualche semplice lettore, si conceda] ?

Riesce bene a Sebastiano Maffettone sul Domenicale nel recensire il libro di Giorgio Cesarale, professore di filosofia politica, dal titolo: A sinistra: il pensiero critico dopo il 1989. Scrive il recensore:

“Entrando nel merito, la selezione da parte di Cesarale degli autori di sinistra privilegia troppo – a parer mio – una linea post-modernista e per così dire French-thought. Questa scelta schiaccia la sinistra sulla identity politics, e rischia di far diventare il dopo marxismo un parente di Deleuze e Derrida, per non dire di Heidegger e Nietzsche”.

Meglio di così non si poteva dire, e ciò vale per tutta la filosofia politica di “sinistra” di questi ultimi decenni. Rincara e precisa Maffettone:

“Ora, per quel che credo la sinistra non può prescindere dall’eredità marxiana, e Marx non solo non somiglia a Fanon e Said ma è direi l’opposto di qualsiasi pensare post-moderno.

Questo assunto – forse in senso contrario alle intenzioni del recensore – lo leggo personalmente come un ineccepibile chiarimento che sta a distinguere l’originale dal surrogato, l’eredità marxiana dal dilagamento escrementizio che ne è seguito specie negli ultimi decenni. C’è chi dalla grande miniera di Marx ha saputo trarre ricchezza; chi è riuscito a estrarne almeno qualche pagliuzza di valore (spero sia anche il mio caso); chi invece, ed è maggioranza, crede che quella miniera sia costituita da un accumulo d’inutili pietre, peraltro di pietre “filosofali”.

Continua Maffettone:

“Sono consapevole che qui stiamo disputando sul filo di interpretazioni controverse. Ma […] proprio faccio fatica a immaginare che, per esempio, chi si accosta alla sinistra teorica oggi debba passare attraverso l’opera tutto sommato modesta di Slavoj Zizek oppure debba capire fino in fondo il tortuoso Alain Badiou”.

Messa la prua nella giusta direzione, Maffettone prosegue a vele spiegate:

[…] la stessa presenza di Agamben tra i fondamentali della sinistra crea problema, questa volta non per il livello intellettuale stesso ma per il livello se mi si perdona ‘soprastrutturale’ della sua analisi. Al tempo stesso, se appare ineccepibile ricordare l’importanza dello spesso trascurato Giovanni Arrighi o quella di Wolfgang Streeck, affidare i destini intellettuali della sinistra al populismo di Ernesto Laclau o alla queer theory di Judith Buttler appare quantomeno discutibile”.

Su Giovanni Arrighi avrei personalmente molto da ridire, tuttavia complessivamente non si può non essere d’accordo sull’impostura che Maffettone rileva a proposito di quelli che passano per essere i maître à penser di una sinistra critica che usa un frasario ermetico per nascondere il vuoto d’idee.

2 commenti:

  1. Il vero titolo è: "Da sinistra a destra: il Percorso critico dopo il 1989"

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