Il professor Massimo Cacciari rimpiange il
centralismo democratico, ma non ha il coraggio di chiamarlo per nome e cognome.
Lo evoca come “cultura politica”, locuzione che nel vago non significa un
cazzo. Il partito democratico, fin dalla sua nascita e per costituzione
propria, si è rivelato inadatto a qualsiasi forma di centralismo, così come qualsiasi altra forma di
direzione e di leadership è assolutamente insufficiente a ricomporre le beghe
da pollaio di un partito che è solo un’accozzaglia di personalismi e interessi
non solo differenti ma fortemente contrapposti.
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