martedì 11 giugno 2019

Diario minimo napoletano / fine


Le sculture sono forse le uniche opere d’arte che non possono essere sottoposte a radicali manipolazioni con il pretesto del recupero e del restauro. Per il resto non c’è pietra e architettura di pregio che non siano resi compatibili con l’asettico nitore delle brochure dalle agenzie di viaggio. Ciò vale per l’Italia e per l’estero. Della reggia di Versailles, per esempio, resta assai poco che si possa dire originale. Luigi XIV non crederebbe ai propri occhi, del suo grandioso palazzo non è rimasto quasi nulla che egli possa riconoscere. Guy Debord scrisse che perfino le dorature dei mobili erano state rifatte a imitazione dei falsi Luigi XIV-XVI che i mobilieri francesi vendevano ai ricchi americani.

Guardavo ieri sera le foto di Calli e canali in Venezia, opera unica nel suo genere, edita in fascicoli da Ferdinando Ongania alla fine dell’Ottocento e poi raccolta in due volumi; ebbene, si può constatare che le architetture dei palazzi veneziani non hanno subito modificazioni nel tempo, e tuttavia il raffronto con le immagini odierne ci dice che i restauratori sono andati ben oltre l’opera di recupero e di salvaguardia. A tale riguardo, per esempio, la facciata della chiesa di San Moisé non sembra nemmeno più la stessa dopo gli interventi di alcuni lustri or sono. Ben si adatta, ora, all’hotel Bauer (“diamante dell’hôtellerie veneziana”), ossia ai marmi di quest’opera demenziale frutto dei malintesi architettonici e urbanistici di epoca fascista, segnatamente quelli di un armatore genovese, “l’intraprendente signor Bennati”.

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Per chi giunge a Napoli, fosse pure per qualche giorno, è obbligo visitare o rivisitare il Museo archeologico (MANN), non foss’altro per la collezione Farnese e la vastissima galleria di affreschi pompeiani e ercolanesi. È anche allestita una mostra, che chiuderà alla fine di questo mese, di alcune opere del Canova. Il prezzo del biglietto è unico, e anzi con quello integrato (allo stesso prezzo) si ha accesso al Museo Universitario delle Scienze e delle Arti (MUSA), in particolare alla Sezione di Anatomia, che raccoglie la prestigiosa e preziosa collezione del vecchio Museo di Anatomia (*).

Dovevo dire del Canova e della mostra, ma non credo interessi troppo. Perciò faccio omaggio, per chi volesse, di una mia foto della Danzatrice. Non è di livello pari a quelle di Mimmo Jodice, ma elaborata anch’essa con Photoshop.



(*) Partendo dal MANN, ossia da p.zza Cavour, è un po’ complicato raggiungere il MUSA, quindi meglio procedere dalla più centrale via Duomo. Il sig. Florindo, custode del gabinetto anatomico, è gentilissimo e disponibilissimo a offrire ogni notizia, anche quelle più “segrete”, relative al materiale esposto. Usciti dal museo, si arriva rapidamente a via Forìa, quindi per l’Orto botanico. Proseguendo si giunge a p.zza Carlo III e a destra s’imbocca c.so Garibaldi, con un po’ di fortuna s’arriva a Porta Capuana (lavori in corso nell’antistante p.zza). È un percorso diverso dalla solita via Toledo, p.zza Bovio, c.so Umberto, mantenuti su buoni livelli di pulizia e decoro.



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