Ritornando
sui miei passi e cioè a latere dell’articolo del prof. Ernesto Galli della
Loggia, di cui al post precedente, vorrei evidenziare un aspetto saliente della
percezione pubblica sulla differenza tra nazismo tedesco e fascismo italiano. Del
nazismo non rimane altro ricordo che non siano i suoi orrori e le cause della
sua caduta. Il fascismo, invece, pur se si tiene conto delle cause della sua
caduta e dunque dei suoi indiscutibili errori e orrori, è percepito nell’opinione
pubblica anche per delle opere “buone”, siano esse vere o solo presunte. È
rilevabile da ciò un diffuso suffragio verso tale schema interpretativo che dà
luogo a un giudizio meno tranchant rispetto al nazismo, riconosciuto come male
assoluto.
Non
deve stupire che nel clima di disperante presa d’atto sull’irredimibilità dello
stato di cose presenti, tale indulgenza si muti facilmente in rimpianto
nostalgico, esplicito o silente. Il rimpianto non è per il fascismo truce e
bellicoso, ma per il regime idealizzato dei suoi giorni e delle sue opere
migliori. Nei paesi germanofoni, e in altri, sta succedendo la stessa cosa a
riguardo delle “benemerenze” del bel tempo antico.
*
Scriveva,
nel 1957, lo statista statunitense Henry Kissinger in chiusa all’Introduzione
alla sua più riuscita opera, Diplomazia
della restaurazione:
«Quale dei ministri che dichiararono la
guerra nell’agosto del 1914, non si sarebbe ritratto con orrore, se avesse
previsto l’aspetto del mondo nel 1918, per non parlare di quella attuale».
Parafrasando:
quale dei maggiori responsabili politici attuali non si ritrarrebbe con orrore
se potesse prevedere l’aspetto del mondo quale sarà tra pochi decenni a causa
delle contraddizioni di un sistema economico che non ha ormai più nulla di
razionale?
P.S.:
scrive Kissinger in nota a p. 10: «Chi
ebbe un’intuizione del genere, e in effetti si tirò indietro fu, naturalmente,
il ministro degli esteri britannico, lord Edward Grey». Non concordo. Grey
fu ministro degli Esteri fino al 1916, e fu un ministro fiacco, specie nel
momento cruciale del luglio 1914.
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