domenica 22 aprile 2018

La scuola non potrà che rifiorire



Avevo intenzione di scrivere un post sul nono capitolo del terzo libro de Il Capitale, quello nel quale Marx dimostra – con i famosi numerelli – che la redistribuzione del plusvalore favorisce i produttori ad alta intensità di capitale costante rispetto a quelli ad alta intensità di forza-lavoro. Ma a chi mai di questi tempi interesserebbe una riflessione su un tema del genere?

E allora seguiamo il tamburo mediatico, ossia la polemica nata in seguito a un articolo di Michele Serra sulle “aggressioni ai professori”.  Serra è accusato, per la sua presa di posizione, di “classismo”. A tale accusa ha replicato con un lungo articolo, questo. Chiama in causa il “mostruoso contesto del chattismo compulsivo” e il Berlusconi di pragmatica, posto che “da un certo punto in poi gli esseri umani sono diventati consumatori da ingozzare, telespettatori da rintronare di spot, gregge da tosare, massa amorfa che ragiona come un bambino di otto anni”.

Tira in ballo anche Marx ed Engels, secondo me del tutto a sproposito, ma perché non farlo, visto che i loro scritti sono alieni al pubblico e si prestano perfettamente a sostegno di qualsiasi tesi e antitesi?

Le solite cose vere, verissime, ma assai superficiali. E per restare sulla realtà visibile, sul piacere di teorizzare e di definire, sarebbe bene anzitutto chiedersi: chi sono i genitori di oggi? Sono quelli che vengono a tavola con il cellulare, che impugnano le posate come fossero badili e forconi; sono quelli che parlano a voce alta, che se non ti scansi ti travolgono e accelerano quando vedono un pedone che si approssima alle strisce e se son costretti a fermarsi lo maledicono. Quelli non fanno la raccolta differenziata, oppure l’interpretano a modo loro, parcheggiano nei posti riservati o in doppia fila e non ne rispettano una in attesa del loro turno. Sono i vicini di casa con la musica a tutto volume, con il tagliaerba alle due del pomeriggio, et similia. E dunque perché i loro figli dovrebbero comportarsi diversamente in famiglia, a scuola, sul lavoro, in società?



Quanto alla realtà invisibile solo per chi non la vuol vedere, sarebbe il caso di chiedere a questi intellettuali da prima pagina quanti di loro frequentano abitazioni di operai e parlano con loro. Essi sono coscienti di vivere come si deve vivere, ma milioni di famiglie tirano a campare in condomini che sembrano conigliere, con pareti sottili e angolo cottura nel salottino, camere che sembrano ripostigli, il pagamento delle rate, delle bollette esose, le grida dei bambini che fanno saltare i nervi, la madre che torna alla sera dal lavoro e non ha tempo e voglia di prendersene cura, la paura di una malattia e i soldi che mancano sempre, l’incertezza e nessuna visione vaga di ciò che verrà se non in peggio.

Questa non è una situazione nuova per le classi subalterne, ma vi sono anche delle forti differenze rispetto al passato. Un tempo l’operaio s’alzava al mattino e andava al lavoro, sapeva che quel posto di lavoro era a vita, aveva un mestiere, e se perdeva quel posto ne trovava un altro. Sua moglie si occupava della casa e dell’educazione dei figli, li aiutava nei compiti, sapeva che erano a giocare in cortile con i loro coetanei, male che andasse si sarebbero presi una pallonata o si sarebbero sbucciati le ginocchia. In caso di litigi qualche sano e pedagogico scapaccione rimetteva le cose a posto. Era forte il senso della dignità, dell’onesta e dell’onore, valori che venivano trasmessi ai figli.


È cambiato il lavoro, i consumi, l’economia, mutati i segni e gli alfabeti, i ruoli nella famiglia e il concetto stesso di famiglia. Un cambiamento che ha coinvolto tutti i rapporti sociali, nel bene e nel male. La politica s’è occupata d’altro lasciando le nostre vite a credito in mano ai mercanti. Quando sarà dato un reddito di cittadinanza a tutti le cose andranno sicuramente meglio, anche l’educazione e il senso civico migliorerà, e la scuola non potrà che rifiorire e parleremo tutti un ottimo slang.

11 commenti:

  1. E' la senescenza del capitalismo che produce questo bel quadretto economico sociale che hai descritto e quello politico al quale hai alluso. Sei d'accordo se aggiungo che questo bel quadretto si accompagna a un aumento di incanaglimento a livello di tutte le generazioni, a partire dai figli per continuare con i padri e finire con i nonni? Dimenticavo: i programmi televisivi ci sguazzano in questo incanaglimento che sostiene l'economia con elevate dosi di pubblicità. Ma poi di che cosa dovrei lamentarmi se persino all'alto livello culturale e scientifico, per sopravvivere, si è costretti a fare campagne a favore degli investimenti? A chi interessa la conoscenza?

    RispondiElimina
  2. Da brividi le conclusioni, ma inoppugnabile in ogni sua parte.
    Enrico

    RispondiElimina
  3. Quando si parla di certi temi (i giovani e così via) il comune denominatore delle opinioni di preti, politici e opinionisti è la CRISI DI VALORI. Se ne sente parlare da decenni, che dico, da secoli, di crisi dei valori correnti.
    Una volta venivano passati i "valori", l'onestà, l'onore, il rispetto per l'autorità (gli insegnanti ad esempio) e il senso della famiglia. Almeno è quello che si sente dire in giro.
    Contemporaneamente, mentre venivano insegnati i "valori" ai giovani, cosa accadeva?
    Folle "oceaniche" applaudivano il discorso di un buffone tenuto a piazza Venezia a Roma mentre dichiarava una guerra.
    Si uccidevano le mogli o le fidanzate senza subire grosse conseguenze (delitto d'"onore").
    Gli stupri erano considerati al massimo delitti contro il buon costume, e così via. Questo per il nostro bel paese.
    In altri paesi più "civili", dove nessuno gettava cartacce per terra, le città erano tutte pulite e ordinate, la gente non si urlava addosso, gli studenti erano tutti rispettosi dei loro insegnanti e non c'erano mafiosi in giro, si preparavano piani di sterminio per gruppi di popolazioni e gruppi politici, poi attuati nella pratica, che quella era gente seria, non i nostri politici corrotti.
    Essendo quelle del passato società con forti valori, società con super-valori, potremmo pensare che se ci fosse stata una bella "crisi di valori" magari avremmo avuto qualche milionata di morti in meno a causa di guerre combattute in difesa dei "valori".
    Potremmo quindi dire che l'assoluta "serietà" sui valori porta alla distruzione dei valori stessi.
    Questa sarebbe la conseguenza finale di un ragionamento sui valori, se si ragiona con degli idealismi. Se si ragiona sul concreto, rapporti di classe e così via, può essere che i discorsi sui valori e la loro crisi scompaiano come neve al sole.
    Saluti,
    Carlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. c'è molto di vero in ciò che sostieni, e tuttavia vi sono dei valori e delle norme di civiltà imprescindibili. con ciò non voglio dire che quando i treni arrivavano in orario le cose andassero meglio, ma solo che sarebbe buona cosa il rispetto degli orari stabiliti. saluti

      Elimina
  4. Ma ci sarebbe anche da chiedersi quanti tra i frequentatori dei blog frequentino abitazioni di operai e parlino con loro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è vero, un principe dà solo ordini ai propri domestici

      Elimina
  5. O.T: http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/04/23/regionali-molise-ha-votato-il-5216_b26c7656-f923-4bc9-a701-07679cc3c513.html

    E non credo che sia stato per colpa del caldo che 1 su 2 non è andato a votare.

    RispondiElimina