Ciò
che non si vuole dire è sotto gli occhi di tutti: l'estrema violenza e
l’instabilità alimentate da venticinque anni di guerre condotte dagli Stati
Uniti in Medio Oriente, nei Balcani e altrove si stanno ora diffondendo
inesorabilmente in Europa e in tutto il pianeta. L’acuirsi delle tensioni
geopolitiche e militari si inserisce in un quadro di crisi economica e di
disuguaglianza sociale.
*
Ora
tocca alla Turchia essere protagonista della scena: 75 milioni di abitanti, crocevia
tra Europa ed Asia, è un membro chiave della Nato, vanta il secondo più grande apparato
militare dopo gli Stati Uniti, i quali nella base aerea strategica di Incirlik
mantengono il più grande arsenale di armi nucleari in Europa. La Turchia è la quarta
più grande economia in Europa (dopo Brexit), pur non essendo un membro
dell'Unione europea, essa è strettamente integrata nelle strutture economiche e
politiche dell'UE. Sono milioni i turchi emigrati o figli di immigrati in
Europa, specie in Germania.
La
storia turca non è nuova ai colpi di stato e tentativi di golpe, ma non c’era
stato un evento del genere nel paese negli ultimi decenni. Nel 1960, 1971 e
1980 i militari presero il potere in Turchia, come hanno fatto in gran parte
dell'America Latina e in Grecia, Indonesia ed altrove durante lo stesso
periodo, con lo stretto appoggio del Pentagono e della CIA.
Viene
ora da chiedersi s’è tornata l'età di colpi di stato militari, non solo in
Turchia, ma su scala mondiale. Solo tre anni fa, l'amministrazione Obama ha
prestato l’aperto sostegno al colpo di stato militare guidato dal generale
Abdel Fattah el-Sisi, rifiutando di chiamare il rovesciamento del presidente
eletto egiziano, Mohamed Morsi, un “colpo di stato”. Washington ha continuato a
fornire aiuti militari al regime di Sisi, nonostante i massacri, la
carcerazione e la tortura di migliaia di suoi oppositori. Non dissimile è
quanto avvenuto in Libia e in Siria. Poi, nel 2014, insieme alla Germania, è
stato progettato il colpo di stato fascista per cacciare il governo legittimo dell'Ucraina.
È
molto probabile che sottotraccia lo stesso appoggio sia venuto anche venerdì
scorso. Suleyman Soylu, ministro del lavoro della Turchia, è stato esplicito: “Gli
Stati Uniti sono dietro il colpo di stato”. Erdogan ha attribuito l'intera vicenda
ai seguaci del suo ex alleato, il filo-americano Fethullah Gülen, religioso
islamico che vive in in Pennsylvania e apparentemente gode di protezione
all'interno degli Stati Uniti. Quando Erdogan denuncia Gülen, parla di Obama.
Ciò
che è avvenuto realmente venerdì scorso non è chiaro, tuttavia una
considerazione si può trarre: un golpe in prima serata, in un giorno di festa
(venerdì), con le piazze, le vie e i locali delle città (Istanbul e Ankara)
affollati, le strade solcate da un intenso traffico, un golpe che manca
l’obbiettivo principale (la cattura di Erdoğan e dei principali esponenti dell’establishment),
segnala che coloro che l’hanno posto in essere sono dei dilettanti o degli
inconsapevoli complici di Erdoğan.
Le
tensioni tra Washington e Ankara si sono fatte sempre più acute nei cinque anni
di guerra civile in Siria, in cui il governo Erdoğan ha finora funzionato come
un sostenitore delle milizie islamiste nella guerra orchestrata dagli Stati
Uniti per il cambio di regime in chiave anti-russa. Ora però Ankara guarda con
crescente rabbia l’atteggiamento di Washington verso le forze curde siriane. Si
teme che i successi militari curdi in Siria rafforzino le richieste di
autonomia curda in Turchia.
Inoltre
Erdoğan ha improvvisamente mutato atteggiamento diplomatico un mese prima del
colpo di Stato. In rapida successione, il suo governo riapre le relazioni con
la Russia, l'Egitto e Israele. Poi, alla vigilia del colpo di Stato, il nuovo
primo ministro della Turchia ha parlato di rilanciare le relazioni con la
Siria. Allo stesso tempo, i rapporti con gli Stati Uniti hanno preso una brutta
piega. Tanto per dire: è stata tagliata l'elettricità alla base di Incirlik ! Insomma,
la Casa Bianca e il Pentagono avevano buoni motivi per appoggiare un colpo di
Stato, fosse stato anche solo un secco colpo di tosse per segnalare ad Erdoğan che
così non può continuare.
Comunque
sia, gli Usa non possono assolutamente permettersi di perdere la Turchia, costi
quel che costi.
Certo che Hussein Obama non mollerà, i costi li farà pagare a noi euroidioti, more solito, però se ci svegliassimo una volta per tutte e tentassimo do scrollarci addosso questo servile stato di schiavitù pro USA e se i tedeschi decidessero di mandare Merkel...........dove dovrebbe essere e gli USA votassero Trump invece che Clinton, leggo che Clinton Bill andrebbe agli esteri in caso di, e visto chi ha messo allo stesso ministero l'inviata in missione May in GB, c'è poco da stare allegri, dimenticando volutamente Mogherini. Scorretto? Veda lei, Madame, ottimo post, sopra e sotto.
RispondiEliminaCaifa.
Con cento e passa basi usa - alcune con armi nucleari - in Italia vedo difficoltoso lo scrollo, non siamo neppure abili nel boicottare i McDonald's. Accontentiamoci dei se...
EliminaCon cento e passa basi usa - alcune con armi nucleari - in Italia vedo difficoltoso lo scrollo, non siamo neppure abili nel boicottare i McDonald's. Accontentiamoci dei se...
Eliminama ha copiato? ci sono pezzi uguali uguali nel post di oggi dal blog
RispondiElimina"voci dalla strada.org"
uhm, brava!
il post da lei indicato:
EliminaPubblicato da Alba Kan a 10:48
il mio è stato pubblicato alle 7.45
alcuni contenuti sono simili, coincidenza credo
vedo ora che si tratta di un articolo pubblicato dal manifesto in data odierna. non l'avevo letto. ci sono delle vaghe somiglianze, ma del tutto fortuite trattandosi dello stesso argomento. non c'è una sola frase uguale.
Eliminalei, comunque, con quel suo "uhm, brava!" vada a fare in culo. io non copio senza citare la fonte.
Nessuno ha visto la somiglianza con l' altro tafazzi-golpe di mosca 1991 ?.
RispondiEliminaIn ogni caso per capire davvero non dovremo attendere molto , perche' " e' dai frutti che si riconoscono gli alberi".
ws