giovedì 7 luglio 2016

Avrei dovuto mostrare più coraggio


Nella notte tra oggi e domani, in un’ora incerta, cade il ventinovesimo anniversario della scomparsa del mio (e non solo mio) più caro amico. Non avevamo quasi nulla in comune, non l’idea politica, non la fede religiosa, non una particolare passione per qualcosa. Eppure quella amicizia, nata dal nulla e dal caso, era quanto mai salda e fraterna. Ci cercavamo, e ci sentivamo bene nelle ore e nei giorni che trascorrevamo assieme. Si rideva di tutto, magari amaramente. Ci si prendeva in giro, eccome, mai toccando i sentimenti.

Ho trascorso molte ore a gironzolare e fotografare vecchie tombe nei cimiteri, ma sulla sua non ci voglio andare. Non entro in quel cimitero, anche se per anni ci passavo davanti due volte il giorno. E naturalmente il pensiero correva a lui. Qualche volta, passando, lo scorgevo, per un attimo, seduto sulla cinta cimiteriale che fiancheggia la strada, con una gamba penzoloni e l’altra a sorreggergli il braccio sul quale poggiava la testa. La stessa postura della foto, che conosco bene. 

S’era innamorato di una giovane ragazza che per qualche anno andò a vivere in America, e quando tornò lui continuò ad essere infatuato di una persona che non esisteva se non nel mito che egli si era creato. Ricordo, con un senso di colpa, quel mattino di capodanno, sulla neve, ad Asiago, quando mi chiese, in prossimità del suo matrimonio, se fosse opportuno fare quel passo. Per non ferirlo restai nel vago, e ciò allora mi sembrò sufficientemente eloquente. Come scuoterlo, come aprirgli gli occhi, come dirgli che quel suo dubbio andava indagato a fondo? Avrei dovuto mostrare più coraggio.


Disclaimer: i personaggi e i fatti narrati sono frutto di fantasia.

1 commento:

  1. Tutta la delicatezza del sentire è racchiusa in quel disclaimer

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