lunedì 4 luglio 2016

L'impossibilità della sua continuazione


Non è crollato solo il consenso verso la classe politica: sta franando sempre più massicciamente il consenso verso il sistema. Fortuna che ci sono i Cinquestelle che per un po’ terranno botta vendendo nuove illusioni. Poi sarà peggio, o molto peggio. Le crisi delle democrazie hanno sempre fatto seguito alle crisi economiche e di sistema. Peraltro oggi non siamo semplicemente in presenza di una classica crisi di ciclo, ma alla fine di un’epoca. E ciò non avviene, come sosteneva Scalfari nel 2013, “per l’esaurirsi delle responsabilità”. Avviene per impossibilità della sua continuazione. Per analogia si potrebbe richiamare a tale riguardo il Tardo Antico.

Le disuguaglianze economiche si fanno sempre più marcate e dunque la radicalizzazione dello scontro sociale è solo questione di tempo. Alla gente comune non interessa nulla del referendum, dell’Italicum e cose del genere. Vuole lavoro, chiede sicurezza e di non patire un sistema di permanente taglieggiamento che salvaguarda i forti in danno dei deboli. Però non si tratta solo di questo, e non solo la classe politica, la classe dirigente e proprietaria, ma anche il ceto intellettuale borghese, salvo eccezioni, non è ancora in grado di comprendere la dimensione inedita del cambiamento in atto.



Non lo comprende poiché la sua realtà si scontra con ben definiti interessi, dunque con la loro posizione di classe. Ed ecco dunque che dal 2008 ci raccontano che il capitalismo non denota contraddizioni interne, vieppiù la contraddizione centrale dell’economia capitalistica si collocherebbe tra produzione e consumo. Si tratterebbe, come ho sentito ripetere anche questa sera da Freccero in tv, di far ripartire i consumi. Una tesi questa molto comune, che è sostenuta dal cólto e ripetuta dall'inclita.

Soprattutto da quei marpioni che vogliono riformare e salvare il capitalismo dalle sue crisi (parlare loro di crisi generale-storica di questo modo di produzione è tempo perso), ma sanno benissimo che motivo fondamentale delle crisi di ciclo è il lavoro non pagato, l’estorsione di plusvalore, il furto di tempo di lavoro altrui. Quel plusvalore che non viene impiegato per nuovi investimenti né speso in consumi. Ed è ciò che produce quel fenomeno che variamente viene chiamato sovrapproduzione di merci o di sottoconsumo (concetti economici della teoria borghese della sproporzionalità). Essi hanno buon gioco nel camuffare il fenomeno per la causa.

Ed è appunto perché essi sanno bene qual è la causa – anche se non possono gridare che il re è nudo – che propongono di risolvere la questione tassando maggiormente profitti e rendite, in modo da reperire quelle risorse che consentirebbero di “riproporzionare” i diversi settori dell’economia. Per loro la politica fiscale è come il paracetamolo, abbassa la febbre e si guadagna tempo (e diritti d’autore e altre prebende).

Dall’altra parte della barricata, ma solo apparentemente, troviamo chi si ostina in concezioni che deducono questo stato di cose dall’ingiustizia e dalla malvagità del capitalismo. Demonizzare da un punto di vista morale il capitalismo (magari nella sua variante neoliberista, ossia quella del capitalismo senza tanti complimenti) non solo non serve a nulla ma è sbagliato e antistorico.

Il capitale impiega il sistema delle macchine solo per aumentare il tempo di pluslavoro, ma facendo ciò, senza volerlo, riduce ad un minimo la quantità di lavoro necessario alla produzione di un determinato oggetto. Sicché mentre la massa dei valori d’uso si accresce enormemente in seguito all’aumentata produttività del lavoro, si riduce il tempo di lavoro necessario alla loro produzione e, dunque, il valore di scambio in essa contenuto.

Come dunque non comprendere che ad entrare in crisi è il modo di produzione basato sul valore di scambio? E ciò non può non avere conseguenze inedite e di portata storica assolutamente epocale.



3 commenti:

  1. “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13)

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  2. Ottimo scritto , talmente chiaro e lineare da poterlo capire anche un analfabeta. Complimenti

    ws

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  3. Sempre un piacere leggerTi e condividere !

    caino

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