Non
è mancata occasione questa settimana, al giornalista Giorgio Meletti, di buon
mattino dai microfoni di Radiotre, per tracciare un parallelismo tra gli
stragisti dell’Isis e le Brigate Rosse, quindi di dire e ribadire che queste
ultime “uccidevano operai”.
È
vero che il gruppo genovese delle BR uccise
un operaio-sindacalista. Va detto subito che tale organizzazione comunista
non uccideva a cuor leggero, specie un operaio. E tuttavia non era nemmeno da
escludere, nella logica di quella lotta,
che un operaio potesse costituire un obiettivo da colpire. Non voglio
entrare nel merito della vicenda storica di quegli anni e sulla quale tante
leggende sono proliferate.
Vorrei semplicemente osservare (non lo dico per Meletti e quanti come lui queste cose le sanno ed agiscono in malafede) che le BR non facevano esplodere bombe nelle stazioni, non sparavano indiscriminatamente nei luoghi pubblici e non avevano tra i propri obiettivi quello di “uccidere operai”. Nessun fanatismo assoluto (checché ne possano dire gl’imbecilli) e nessun culto apologetico della morte può imparentare le BR con ciò che mette in scena l’estremismo islamico.
Se
un parallelismo tra il terrorismo dell’Isis e il terrorismo italiano può essere
tracciato, quanto a generici obiettivi e modalità di esecuzione, ossia quanto a
stragismo, allora è molto più calzante richiamare alla memoria il terrorismo di
Stato, da Piazza Fontana in poi, ma anche quello di più antica data, dal Teatro
Diana a Portella della Ginestra, per esempio.
A
distanza di decenni, ognuno conti i suoi morti, senza tradirne la memoria, e si
prenda cura delle proprie ferite. Quanto ai tanti Giorgio Meletti, di ieri, di
oggi e di sempre, sono perfettamente qualificati per spennellare
grossolanamente tutti gli affreschi sociologici e storici per distrarre l’attenzione
dei semplici dalla tirannia così ben sintetizzata nelle parole del magistrato
Roberto Scarpinato:
… una classe dirigente nazionale tra le
più premoderne, violente e predatrici della storia occidentale, la cui
criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e
l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia. Tre forme criminali
che essendo espressione del potere sono accomunate non a caso da un unico comun
denominatore, che è il crisma stesso del potere: l’eterna impunità garantita ai
mandanti eccellenti di stragi e omicidi politici e ai principali protagonisti delle
vicende corruttive.
*
Quanto
ai parallelismi tra il radicalismo islamico e le efferatezze del trinomio
sempreverde, cioè dei nazisti, dello stalinismo, del maoismo, si “dimentica” di
citare, tanto per rimanere in epoca moderna e anche recente, lo sterminio dei
nativi nordamericani, lo stragismo del colonialismo spagnolo, portoghese,
inglese, belga (10 milioni di morti in Congo), francese. Un’ecatombe senza
fine, le cui propaggini arrivano fino alle guerre e stragi odierne. E poi, che
cosa pensare di chi lanciò due bombe atomiche su inermi e casuali città di un
paese militarmente sconfitto e allo stremo? Ah già, fu per abbreviare.
Un bel minestrone, proprio un brodo primordiale...
RispondiEliminaGuido
Difficile e faticoso rispondere a questo grezzo revisionismo, a questa "notte in cui tutte le vacche sono nere", secondo la dizione del noto oftalmologo G.W.Hegel. Pare più consono parlare di intenzionalità a sollevar polveroni. Tra l'altro qualche settimana fa si è "parlato" a RAIstoria del sequestro ed uccisione del magistrato Coco ad opera delle Br genovesi, l'accostamento a piazza Fontana, all'Italicus e alla strage di Brescia, immancabile, è stato fatto senza nominare gli stragisti neofascisti, i servizi segreti e la Cia. Questo il livello del giornalismo italiano.
RispondiEliminaMordecaj
Sappiamo a quale padrone e libro paga rendano conto i nostri giornalai strilloni......questo paese non farà mai pace col proprio passato, perché è un paese artificiale senza storia, ma con tante storie sospese, con tanta ignoranza e superficialità e poca professionalità da parte di chi dovrebbe averne e raccontare le cose con un minimo di obiettività......ho un amico che giace a 80 mt.sotto il mare,sopra c'è la bellissima Ustica che lui vedrà sempre dal fondo e sua madre è morta poco tempo fa senza sapere chi, perché, e come, l'Italia è una tragedia senza un finale, neppure il più orribile.
RispondiEliminaCaifa.
la storia la scrivono i vincitori. mi parrebbe più utile capire cosa fu la lotta armata, a mio avviso non avulsa, da un certo punto in poi, da certi compiacimenti.
RispondiEliminala vulgata italo-borghese ha gioco facile ad accostare l'attuale terrorismo all' ultimo che insanguinò le strade (omissis sulle stragi di mafia, Ustica, Bologna ecc)
per quel che riguarda IS, andrei a vedere davvero se la sua azione si può trattare da rigurgito feudale o se sotto ci sia una diffusa concezione dello stato (il fatto di porsi dichiaratamente come Stato è per me la carta ideologica per ora vincente di IS) che deriva non dalla religione ma dal modo di produzione asiatico con secolari interazioni prima feudali e poi capitalistiche
ciao Olympe
come ogni fenomeno sociale anche la lotta armata è stata segnata da contraddizioni e deleteri abbagli, compresi certi compiacimenti
Eliminanon spetta a me e in due righe formularne il giudizio storico su un fenomeno tanto complesso e variegato, tantomeno condannare o assolvere protagonisti con storie personali tanto diverse. il mio richiamo è al rispetto dei fatti e alla decenza
ciao
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ciao,g.
"A distanza di decenni, ognuno conti i suoi morti, senza tradirne la memoria, e si prenda cura delle proprie ferite."
RispondiEliminaGrazie davvero per questa bellissima frase che ha in sè un peso specifico enorme, quasi una cruda poetica sulla vita.
Viene da sè che la memoria è cosa importante.
Roberto