sabato 23 aprile 2016

Le velleità della politica monetaria in un sistema economico in cui domina la legge del valore


La diàtriba Draghi-Merkel (Schäuble) non riguarda questioni di “filosofia” monetaria, ma una questione di soldi veri. Il gruppo Sparkassen, composto da più di 430 banche locali, dipende dagli interessi positivi sui tassi, dunque è il regime di tasso d’interesse praticamente negativo della banca centrale europea ad essere in questione, che, come noto, acquista attività finanziarie al ritmo di 80 miliardi di euro il mese.

La questione ha anche aspetti squisitamente politici, ossia elettorali. I rendimenti negativi fanno incazzare anche i cosiddetti “risparmiatori”, i quali guardano con sempre maggior interesse alla AfD (Alternative für Deutschland), un partito non a caso fondato da un professore di economia.

La politica della BCE è vista dai vertici politici ed economici tedeschi come un attacco al “modello economico della Germania”, che è “fortemente dipendente dal sistema bancario che svolge un ruolo peculiare nel Paese”. Se le banche e le compagnie di assicurazione (da cui dipende la remunerazione di molte pensioni) entrano in crisi (lo sono già), “il modello potrebbe crollare”.

Appare in tutta evidenza la grande contraddizione che sta vivendo la BCE, laddove si tenga conto che gli interessi della Germania non coincidono con quelli degli altri Paesi.



Nell’ultimo trimestre del 2015 la crescita reale del PIL dell'area dell'euro è stato solo dello 0,3 per cento, e per il primo trimestre del 2016 sarà circa dello stesso livello, sintomo di stagnazione e motivo di deflazione (che non è solo deflazione da debiti come qualcuno insiste dire). L'inflazione nella zona dell'euro era pari a zero in marzo, rispetto allo 0,2 per cento nel mese di febbraio, e Draghi ha avvertito che i tassi d’inflazione potrebbero nuovamente girare in negativo nei prossimi mesi. Tuttavia, egli ha sostenuto che nella seconda metà dell'anno dovrebbero crescere e poi incrementare ulteriormente nei prossimi due anni, sostenuti da misure di politica monetaria della banca e dalla ripresa economica.

Tutte queste previsioni sono solo sogni, illusioni, e lo sanno benissimo. Far ripartire i consumi si scontra con le contraddizioni insite nel processo di valorizzazione, ossia con quella che appare come crisi di sproporzione, laddove la tendenza del capitale alla tesaurizzazione e alla finanziarizzazione è dettata dalla legge sulla caduta del profitto in rapporto agli investimenti (*).

E allora cosa si fa per garantire il proseguimento della funzione della circolazione e della realizzazione del profitto? Alla determinazione economica viene a sovrapporsi quella politica (di qui lo scontro tra le varie fazioni). Si tenta in questo modo di governare il processo al fine di trarre valore dalla circolazione stessa. Chiaro che si tratti di velleità in un sistema economico in cui domina la legge del valore.


(*) La legge dell’aumento della composizione organica del capitale non va analizzata esclusivamente dal lato del valore, solo come aumento di (c) relativamente a (v), ma anche dal lato della materia, come aumento della grandezza fisica dei mezzi di produzione relativamente alla forza-lavoro che li attiva.

4 commenti:

  1. in merito all' aumento di c relativo a v, noto che, dopo che la tecnologia si è diffusa ed è stata replicata da molti , possiamo addirittura avere un abbassamento in valore del capitale costante in quanto la stessa dinamica capitalistica fa diminuire il prezzo d'acquisto della macchina e la sua istantanea obsolescenza ne brucerà il valore.

    ma, appunto come dici, visto dall' alto questo non significa che si ammasseranno meno mezzi di produzione contro una sempre più sparuta forza lavoro.

    La tecnologia è oggi il modo di esistenza del Capitale: anzichè salvare il capitalismo dai capitalisti oggi la situazione appare evolversi verso il suo paradossale ribaltamento. Toccherà mica a me salvare il mio padrone? E su questo inquietante dilemma etico chiudo

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    1. c'è un abbassamento del prezzo delle merci, dunque non solo di "c" ma anche di "v" in quanto merce. la lotta tra pescecani fa sì che i più grossi mangiano i più piccoli. lo si vede bene nella guerra tra produttori di materie prime e nella guerra tra salariati.
      finalmente piove eh? ciao

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    2. non a te ma forse, chissà, ad un altro lettore potrebbe interessare questo vecchio post sulle "obiezioni" del B.Croce a Marx:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/11/linavvedutezza-di-marx.html

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  2. Posto che sia attendibile la fonte, più che il dibattito sulle idee tra Croce e Marx è interessante quello che si sarebbero detti Nitti e Croce al capezzale di Vittorio Emanuele Orlando con lite furibonda intorno ai reciproci interessi da tutelare (anche allora il tema delle Generali era molto di moda).
    Le idee sono idee ma si sa : c'est l'argent qui fait la guerre.

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    Utile la lettura del post a seguire riportato nel web : "Dopo il capitalismo c'è il comunismo (o la barbarie)"
    Dato che il capitalismo è la forma che più si confà alle tendenze umane, la propensione scivola verso la terza. Ahimè.

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