martedì 14 febbraio 2023

C’è dell’altro ...


Davvero ci sorprendiamo che alle elezioni regionali di Lazio e Lombardia siano andati a votare solo i famigli dei candidati? Anche se l’astensione è un’opzione, non ci si astiene dal voto quando si è parenti o clienti di un candidato.

Siamo dentro a un incubo a occhi aperti, altrimenti ci dovremmo sorprendere che c’è ancora chi va a votare. Potrebbe venire il dubbio che gli elettori alle elezioni preferiscano astenersi piuttosto che votare male e condurre il Paese e le proprie amministrazioni regionali e locali su strade avventurose. In tal caso, dimostreremmo di avere resipiscenza.

Per lustri abbiamo avuto al potere un miliardario che dice di essersi fatto da sé, con ridicoli capelli finti, circondato da figlie di Mubarak, che è sospettato di avere legami con la mafia, che è populista, megalomane e opportunista, misogino e maleducato, volgare e bugiardo, egocentrico quant’altri mai.

Poi abbiamo avuto il famoso “tecnico” dell’Ikea, quindi la lunga parentesi di un ineffabile tizio di cui il 40% dei votanti andava pazzo, quindi ancora un branco di analfabeti, poi il “migliore degli italiani” e adesso ciò che resta del neofascismo da operetta. Insomma, trent’anni a briscola.

È tale consapevolezza degli errori del passato che potrebbe avere incoraggiato gli elettori ad astenersi? L’astensione sarebbe dunque rivelatrice di una sorta di disillusione che colpirebbe tutta la società, di fronte a un futuro sempre più crepuscolare, consapevoli che ciò che accade e accadrà è inevitabile e nessuno può opporvisi?

Ci chiediamo cosa possano fare dei politici, a parte votare sussidi per ristrutturare edifici di gente benestante e offrire bonus per l’acquisto di auto ibride. Se c’è un momento nella vita in cui vuoi cambiare tutto, è quello della giovinezza. Eppure non c’è un solo giovane che voglia cambiare tutto, lontani anni luce da quell’epoca straordinariamente politicizzata in cui bene o male quasi il 90% degli elettori andava a votare.

Segnalo che nelle classifiche dei libri più venduti, pubblicate nel supplemento domenicale de Il Sole 24ore, primo nella top ten è il libro di un certo Henry, duca di Sussex, meglio noto come Harry. Che cosa c’entra? Moltissimo.

Questo sistema che si definisce democratico ha un problema, che non riguarda l’assenza di leader politici e di partiti in cui riconoscersi. C’è dell’altro. Ci sono buone probabilità che, nel prossimo futuro, non ci sia più nessuno che voglia tenere un seggio elettorale e contare le schede. 

7 commenti:

  1. Ma almeno organizzarsi per dare il voto ad un partito di sinistra, come si faceva ai tempi di DP, si poteva fare: potere al popolo, unione popolare, vabbè c'è de magistris in mezzo, ma i ragazzi di ja basta e i bolognesi mi sembra che ce la mettano tutta.
    Io comunque voto, voto unione popolare e voterò finché un partito si presenta a sinistra-sinistra!!!

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  2. Su un numero de "le Scienze" leggevo di un algoritmo che è in grado di scegliere una rappresentanza politica bilanciata ed efficiente, in grado di prendere decisioni più velocemente. Parlamenti e giunte eletti da un algoritmo, e perché no? Già avviene con le nostre scelte musicali, i film che vediamo, il cibo. Un mondo sempre più simile a quello del film Matrix, nel quale però bastava staccare la spina per ritrovarsi nella realtà, e vedere chi controlla il server.
    Pietro

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    1. Quando ero giovane, Le Scienze, traduzione di Scientific American, era un riferimento per appassionati di scienza. Oggi siamo alla traduzione del Manuale di Yoghi.
      Le ultime tre decadi sono state devastanti in tutto e per tutto. Ma davvero era la guerra fredda a tenere in moto il cervello degli occidentali?
      Morvan.

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  3. Gli scrutatori e presidenti si troveranno sempre.

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    1. tempo al tempo. mi pare che qualche problema in Sicilia vi sia stato anche di recente, seppur per altri motivi

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  4. Se si riflette sulle esperienze degli ultimi cento anni di lotta di classe, si giunge inevitabilmente alla conclusione che, mentre il proletariato non ha assimilato la lezione bolscevica, il capitalismo ne ha fatto tesoro. In effetti, il capitalismo permette un lavoro legale oggi in certi paesi, perché la situazione generale è controrivoluzionaria. Ma laddove le sue crisi generano forme più intense di lotta di classe non esita a mettere in moto i suoi apparati repressivi e a sviluppare il processo di fascistizzazione, sia nella società che nelle istituzioni, al fine di annullare o limitare ogni possibilità di lavoro legale e di propaganda rivoluzionaria (= controrivoluzione preventiva). Per questo il compito rivoluzionario che sta di fronte al movimento di classe e alle forze autenticamente comuniste è quello che consiste nel passare dall’astensione all’astensionismo. Per questo non ha senso strategico ed è uno spreco delle poche energie disponibili, cercare di utilizzare la tribuna parlamentare in paesi come l’Italia, in cui il partito rivoluzionario è ancora nella fase di preparazione dei quadri e l’attuale corso della lotta di classe riduce ai minimi termini gli spazi di iniziativa e di propaganda.

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    1. apprendo con viva soddisfazione che in Italia il partito rivoluzionario è nella fase di preparazione dei quadri; resto in attesa di conoscere il programma postrivoluzione. per esempio: industria, commercio, moneta, scambi internazionali, ecc.

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