mercoledì 6 agosto 2025

Seminerio

 

Seminerio sa tante cose, e sa perché l’Urss è implosa. È uno dei tanti che pensa sia stato principalmente per un fatto connesso all’economia. Roba di aratri e calze di nailon. Le storture di un’economia pianificata (male). Le statistiche su di lui agiscono come carta moschicida: impigliato nella colla dei numeri. Se gli si dà corda è pronto a sciorinarne mezza tonnellata di ineccepibili, anche con sottotitoli in italiano.

Seminerio, così come sapeva del bisogno di democrazia nei paesi del blocco sovietico (s’è visto!), presume di sapere che cos’è la Russia di oggi (una feroce dittatura, senz’altro). Come già Hegel, anche lui ha la sua preghiera quotidiana. Sono più di tre anni che, al mattino prima del caffellatte, sbircia al microscopio le statistiche sull’imminente crollo dell’economia russa. È noto che la verità storica va cercata nei numeri.

Seminerio non è il solo a puntare sul crollo della Russia (poi a dire: avevo ragione!). Neanche lo sfiora il fatto che con le difficoltà economiche e militari della Russia di Putin si accrescerebbe la nostra dose di brividi nucleari, stante il fatto che dai due lati della barricata vi sono dei folli col cerino in mano.

Seminerio, se non fosse per la capigliatura e l’assenza di rotacismo, potrebbe aspirare ad essere un Federico Fubini dell’area blogger.

martedì 5 agosto 2025

Il cammino ascendente del militarismo tedesco

 

A giustificazione del massiccio riarmo europeo, si citano ragioni di sicurezza in riferimento alla Russia. Dapprima va rilevato che tutti gli Stati, e quindi anche la Russia, possono trovare soluzione ai loro problemi di sicurezza soltanto nel contemperamento delle sicurezze rispettive di ognuno. La Russia non minaccia le frontiere né della Francia, né della Germania, né dell’Italia, e tantomeno della Gran Bretagna. La Nato è presente a ridosso delle frontiere russe.

Il vero casus belli per il quale si fronteggiano Russia e Ucraina, com’è noto, non riguarda principalmente il contrasto tra i due Stati sui territori di confine. Il principale motivo che ha spinto il Cremlino a invadere l’Ucraina nel 2022 riguarda proprio il tema della sicurezza. Pertanto nessuna trattativa di pace andrà a buon fine tra l’Ucraina e la Russia per il semplice motivo che i principali partener della NATO non sono disposti ad accettare le richieste principali della Russia se non sarà consentito di dislocare le proprie forze NATO in Ucraina.

Il progetto è quello di mettere mani e piedi, prima o poi, in quella ampia fetta di mondo che si chiama Siberia (subito di là degli Urali) e avere campo libero per l’Artico. Questo come motivo principale. Poi, s’aggiunge il fatto che qualunque cessione territoriale da parte ucraina viene intesa come un insopportabile sacrificio; così come, allo stato delle cose, qualunque guadagno territoriale da parte della Russia non sarebbe inteso come sufficiente.

Che poi la Russia costituisca una reale minaccia per l’Europa, è semplicemente una fola. Troppo grande la sproporzione delle forze convenzionali che possono essere messe in campo dai Paesi dell’Alleanza atlantica a fronte di quelle russe. È pertanto necessario chiedersi a chi serva realmente il riarmo, magari a riguardo della Germania. Si guardi con preoccupazione il cammino ascendente della Germania come potenza militare.

Berlino ordinerà 3.000 veicoli blindati Boxer e 3.500 veicoli da combattimento di fanteria Patria (azienda finlandese) per un valore di 17 miliardi di euro, oltre a jet Eurofighter, eccetera. Questo fa seguito all’impegno del cancelliere tedesco Friedrich Merz, assunto a maggio, di utilizzare il programma di riarmo di Berlino da 1.000 miliardi di euro per rendere la Bundeswehr tedesca “l’esercito convenzionale più forte d'Europa”.

Pertanto, Putin e la Russia non possono essere considerati i soli responsabili di questa situazione bellica e di corsa al riarmo, e anzi sono essi stessi tirati in ballo da pregresse decisioni altrui (NATO).

Infine, se Trump dovesse effettivamente imporre dazi del 100% ai paesi che commerciano con la Russia, il risultato potrebbe portare a un forte squilibrio del commercio mondiale. Tra gli acquirenti di petrolio e gas russi non ci sono solo le principali economie asiatiche come Cina, India e Turchia, ma anche, nonostante le sanzioni dell’UE contro la Russia, diversi stati membri: Ungheria, Belgio, Francia, Slovacchia, Repubblica Ceca e, un pochino (gasdotto TAP e, in misura minore, gas naturale liquefatto), anche l’Italia di Meloni- Mattarella.

lunedì 4 agosto 2025

L'annientamento di un popolo


Nelle ultime settimane, gli attivisti ebrei hanno organizzato diverse proteste chiedendo insediamenti israeliani a Gaza, mentre alla Knesset si è tenuta una riunione per chiedere “l'emigrazione volontaria” (!) dei cittadini di Gaza all’estero.

Dalla città di Sderot, hanno marciato verso Gaza fino al punto di osservazione di Asaf Siboni, dove gli israeliani si divertono (termine esatto) a contemplare le rovine della città di Beit Hanoun. Il 31 luglio, gli attivisti hanno sventolato bandiere israeliane, ma anche striscioni arancioni, il colore di Gush Katif, il blocco di insediamenti evacuati da Gaza nel 2005. I manifestanti, hanno assicurato al microfono, erano pronti a entrare a Gaza non appena fosse stato dato il via libera. Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, membro del partito Likud di Netanyahu, ha dichiarato: “Vogliamo l’intera Striscia di Gaza. I nostri soldati sono lì, stanno conquistando il territorio e gli insediamenti ebraici sono una necessità. Questa è la realtà”.

Cosa succederà a Gaza dopo la guerra? A marzo, il video “Trump Gaza” è diventato virale. Ci ha offerto una visione onirica del presidente americano, ma è la stessa visione che hanno tutti gli ebrei a proposito della Palestina. Il progetto sionista della Grande Israele è nelle loro comuni aspettative, esplicite o no.

Vale la pena ricordare (sì, ricordare sempre) che l’80% dei palestinesi fu espulso dalla Palestina al tempo della Nakba, nel 1948, e poi con quello che seguì il 1967, il Grande Israele, la colonizzazione, eccetera. Colonizzare un popolo, voler prendere la sua terra, distruggere la sua cultura, è un crimine. Questo gli ebrei non lo vogliono ammettere.

“Non penso che nella Striscia di Gaza sia in corso un genocidio”. È la posizione della senatrice Liliana Segre e del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che poche ore fa ha soggiunto che “cose orribili sono successe” durante l’azione di Hamas il 7 ottobre del 2023.

Pertanto, su tale presupposto viene ad essere giustificato ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza, dove gli abitanti, rase al suolo le loro città, soffrono la fame e la sete. “Si sta diffondendo una carestia di massa”, hanno dichiarato un centinaio di organizzazioni umanitarie già nel lontano 23 luglio scorso. Le agenzie delle Nazioni Unite affermano la stessa cosa da diverse settimane.

Dichiara Segre: “[...] mi sono sempre opposta e continuo a oppormi a un uso del termine genocidio che non ha nulla di analitico, ma ha molto di vendicativo”. Si tratterebbe dunque di “vendetta” contro Israele. Da parte di chi? Segre dà la colpa di ciò che accade oggi nella Striscia e in Cisgiordania al popolo palestinese!

Si tratta sempre del solito ricatto, di ribaltare sulle vittime di oggi le colpe del nazifascismo. Si stanno commettendo a Gaza crimini contro l’umanità, crimini di guerra, la distruzione della vita quotidiana di un popolo, delle sue scuole, delle sue università, delle sue case, della sua stessa esistenza con il ricatto della fame e della sete. Che cosa occorre ancora per dire delle parole chiare su ciò che è evidentemente una strategia di annientamento di un popolo?

Israele, come sostiene David Grossman, è uno Stato genocida. Con la complicità di quello che chiamiamo Occidente. Sono continuate le vendite di armi all’esercito israeliano. Non ci sono sanzioni contro Israele e i suoi leader sono liberi di andarsene a spasso per il mondo, nonostante tutte le richieste delle corti internazionali, gli appelli delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie.

Il presidente Joe Biden, ha ripetuto per anni, come in un loop infinito, che “non devi essere ebreo per essere sionista”. In effetti, ha mantenuto fede alla sua massima dichiarando, in numerose occasioni, “Sono un sionista”. Qualsiasi quadro morale o legale a cui Washington e i suoi alleati occidentali avrebbero dovuto attenersi è stato abbandonato. Sono dei sionisti o sotto ricatto del sionismo. Basta unire i famosi ... puntini.

Confrontando tutto ciò con la reazione dell’Occidente alla cosidetta “operazione speciale” russa in Ucraina, abbiamo a che fare con un’altra guerra: “una guerra di aggressione, una guerra di invasione, quella dell’imperialismo russo contro l’Ucraina e come minaccia nel nostro continente. Lì, unanimità, sanzioni, proteste, mobilitazioni, dichiarazioni di tutti i leader europei”.

Il solito doppio standard, la logica del potere, del dominio, della civiltà superiore. E dire che secondo il diritto internazionale i palestinesi sono considerati “persone protette” (*). Solo negli ultimi giorni alcuni leader occidentali si sono espressi per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Non immediato, ma tra qualche tempo. Quale ipocrisia (non conosco parola più forte), Un riconoscimento che avverrà, se avverrà, con un ritardo di almeno qualche decennio, ossia quando si sa bene che in quella terra di palestinese non è rimasto quasi più nulla.

L’Occidente mai come ora s’è smascherato agli occhi del mondo. Il mondo vede che siamo ipocriti. Il mondo vede che pratichiamo discorsi ambigui e che stiamo calpestando i valori che proclamiamo. E non ci crede più. Non ci considera e non ci rispetta più (da tempo).

(*) Il diritto internazionale relativo alle regole della guerra e dell’occupazione militare fa parte di un quadro – definito in particolare dalla Quarta Convenzione di Ginevra – che mira a difendere i diritti degli occupati e non quelli dell’occupante. I governi occidentali, a partire dagli Stati Uniti, hanno violato ogni regola etica, morale e giuridica da loro stessi elaborata, redatta, promossa e persino imposta al resto del mondo nel corso di decenni. 

domenica 3 agosto 2025

Una realtà che sfugge ai più

 

Alessandro Profumo, detto “Arrogance”, è stato amministratore delegato del gruppo UniCredit, presidente del Monte dei Paschi di Siena e da ultimo a.d. di Leonardo, ex Finmeccanica.

Alessandro non è figlio di operai, e dopo il liceo non raccoglie mele in Val Tidone e non fa il cameriere, ma va a lavorare in banca. Si sposa a 19 anni, con una ragazza, Sabina, il cui padre è uomo di fiducia di un certo Cefis. Sabina, cattolica, rampante, interventista, disinvolta motociclista, è stata, fino alla sua defenestrazione (pare per il suo aspro carattere), direttore esecutivo della Fondazione Eni “Enrico Mattei” (un club di bella gente, con presidente Emma Marcegaglia).

Nel 2007 Sabina è eletta nella Costituente del Pd (con Rosy Bindi). Insomma, una signora di sinistra, come Luca Josi (lo Schopenhauer di Lilli Gruber), che non mette in tavola le bottiglie di champagne ma le scaraffa per non sembrare cafona. Non è una snob, non è una di quelle che “prendono il tè, lei lavora”. Ama i luoghi remoti, gli angoli off, non contaminati da lussi, musiche e piazzette (intollerabili romanità); nemmeno le Maldive, molto meglio il Mozambico, per poter dire: “ci sono stata solo io”.

Anche il marito, Alessandro Profumo, è di sinistra (ovviamente, direi), già veltroniano e prodiano, a volte anche bersaniano, ma dichiara di non aver mai avuto la tessera del Pd.

Pur essendo un genio precoce, Profumo si laurea a 30 anni. Quindi lascia il settore bancario e passa per McKinsey (cursus honorum obbligatorio). Successivamente è capo relazioni istituzionali alla Bain, una delle più ambiziose società di consulenza al mondo, quindi direttore centrale per il gruppo assicurativo RAS. A soli 37 anni, Alessandro è già direttore generale del Credito Italiano, non proprio una banchetta.

Con la nascita del gruppo UniCredit (1998) assume la guida del nuovo colosso bancario, dove ha guadagnato 97,7 milioni in dieci anni, più altri milioni di azioni gratuite. Il merito va premiato. Nel 2010 riceve dalla banca una buonuscita di 40 milioni di euro (UniCredit aveva offerto “solo” 25 milioni, ma è stata la moglie Sabina a impuntarsi per un assegno d’oro più consistente). Però attenzione, il 5% Profumo lo devolve in beneficenza. Sotto la dura scorza del banchiere, batte un gran cuore di filantropo.

Per quale motivo ne parlo oggi? Pur essendo noto per essere “abituato più ad annuire e a rispondere per monosillabi”, ha rilasciato una intervista al quotidiano di Confindustria. Intervista che apre così:

«Esiste una struttura della realtà che sfugge ai più. Ho guidato una banca come Unicredit e un gruppo industriale come Leonardo e ho presieduto Monte dei Paschi. Mi sono reso conto che in alcuni passaggi accadono cose poco comprensibili, che sembrano basate su logiche guidate nell’ombra e dall’ombra e dunque lontano dalla chiarezza e dalla nitidezza del potere e delle responsabilità, che con tutti i loro limiti caratterizzano l’economia e la politica. Quindi unisci i puntini, capisci che esiste un disegno. Il problema è che non è sempre chiaro di chi sia questo disegno. Qualcuno definisce tutto ciò massoneria. Io non so quale nome attribuirgli. Anche per questo, sto tanto bene adesso a fare quello che faccio».

Abbiamo a che fare con un paranoico complottista? C'è ne sono tante, a milioni, di persone che immaginano complotti nell’ombra. Non è certamente il caso di Alessandro Profumo. E non si tratta nemmeno, in senso stretto e in generale, di massoneria. Profumo sostiene di non sapere di che cosa si tratti esattamente. E invece sa benissimo di che cosa si tratta, per quello dice che adesso sta bene a fare quello che fa, cioè il pensionato (*).

Profumo non può dire pubblicamente quello che sa esattamente. E nemmeno io posso scrivere quello che intuisco essere una realtà aliena che nell’ombra governa tutti i processi essenziali dell’economia e del potere. Perché non possiamo dirlo pubblicamente? Perché non saremmo creduti. Ne offro un indizio: Trump può permettersi di far ingoiare qualunque aroma alla dottoressa Ursula Albrecht, ma non può sostituire JPow senza il placet di quella struttura che governa “nell’ombra e dall’ombra”.

(*) Il pensionato d’oro massiccio, nell’agosto dell’anno scorso, per esempio, a Milano, davanti al notaio Monica Zara s’è presentato per presiedere un’assemblea degli azionisti della Nicla srl, costituita nel 2011, di cui il manager ed ex banchiere è socio paritetico al 50% con la moglie Sabina Ratti, mentre in consiglio d’amministrazione siede, fra gli altri, il figlio Marco. Nicla ha un patrimonio netto di 13,7 milioni di euro e un attivo di 21,4 milioni rappresentato fra l’altro dal 2,7% di Equita Group e dal 90% di Mossi Aziende Agricole Vitivinicole (600mila bottiglie/anno).


venerdì 1 agosto 2025

Selezione finale

 

È vero! Uccidono solo sporchi palestinesi, meglio se donne e bambini.

Direi anzi di utilizzare il ponte aereo umanitario per consegnare armi ad Israele. Gli aerei trasporteranno entrambi i rifornimenti in Palestina. La cosa importante è che i carichi non vengano mischiati, in modo che le armi non finiscano accidentalmente a Gaza e il cibo in Israele. 

Pensate che scherzi? Top secret.