Nelle ultime settimane, gli attivisti ebrei hanno organizzato diverse proteste chiedendo insediamenti israeliani a Gaza, mentre alla Knesset si è tenuta una riunione per chiedere “l'emigrazione volontaria” (!) dei cittadini di Gaza all’estero.
Dalla città di Sderot, hanno marciato verso Gaza fino al punto di osservazione di Asaf Siboni, dove gli israeliani si divertono (termine esatto) a contemplare le rovine della città di Beit Hanoun. Il 31 luglio, gli attivisti hanno sventolato bandiere israeliane, ma anche striscioni arancioni, il colore di Gush Katif, il blocco di insediamenti evacuati da Gaza nel 2005. I manifestanti, hanno assicurato al microfono, erano pronti a entrare a Gaza non appena fosse stato dato il via libera. Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, membro del partito Likud di Netanyahu, ha dichiarato: “Vogliamo l’intera Striscia di Gaza. I nostri soldati sono lì, stanno conquistando il territorio e gli insediamenti ebraici sono una necessità. Questa è la realtà”.
Cosa succederà a Gaza dopo la guerra? A marzo, il video “Trump Gaza” è diventato virale. Ci ha offerto una visione onirica del presidente americano, ma è la stessa visione che hanno tutti gli ebrei a proposito della Palestina. Il progetto sionista della Grande Israele è nelle loro comuni aspettative, esplicite o no.
Vale la pena ricordare (sì, ricordare sempre) che l’80% dei palestinesi fu espulso dalla Palestina al tempo della Nakba, nel 1948, e poi con quello che seguì il 1967, il Grande Israele, la colonizzazione, eccetera. Colonizzare un popolo, voler prendere la sua terra, distruggere la sua cultura, è un crimine. Questo gli ebrei non lo vogliono ammettere.
“Non penso che nella Striscia di Gaza sia in corso un genocidio”. È la posizione della senatrice Liliana Segre e del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che poche ore fa ha soggiunto che “cose orribili sono successe” durante l’azione di Hamas il 7 ottobre del 2023.
Pertanto, su tale presupposto viene ad essere giustificato ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza, dove gli abitanti, rase al suolo le loro città, soffrono la fame e la sete. “Si sta diffondendo una carestia di massa”, hanno dichiarato un centinaio di organizzazioni umanitarie già nel lontano 23 luglio scorso. Le agenzie delle Nazioni Unite affermano la stessa cosa da diverse settimane.
Dichiara Segre: “[...] mi sono sempre opposta e continuo a oppormi a un uso del termine genocidio che non ha nulla di analitico, ma ha molto di vendicativo”. Si tratterebbe dunque di “vendetta” contro Israele. Da parte di chi? Segre dà la colpa di ciò che accade oggi nella Striscia e in Cisgiordania al popolo palestinese!
Si tratta sempre del solito ricatto, di ribaltare sulle vittime di oggi le colpe del nazifascismo. Si stanno commettendo a Gaza crimini contro l’umanità, crimini di guerra, la distruzione della vita quotidiana di un popolo, delle sue scuole, delle sue università, delle sue case, della sua stessa esistenza con il ricatto della fame e della sete. Che cosa occorre ancora per dire delle parole chiare su ciò che è evidentemente una strategia di annientamento di un popolo?
Israele, come sostiene David Grossman, è uno Stato genocida. Con la complicità di quello che chiamiamo Occidente. Sono continuate le vendite di armi all’esercito israeliano. Non ci sono sanzioni contro Israele e i suoi leader sono liberi di andarsene a spasso per il mondo, nonostante tutte le richieste delle corti internazionali, gli appelli delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie.
Il presidente Joe Biden, ha ripetuto per anni, come in un loop infinito, che “non devi essere ebreo per essere sionista”. In effetti, ha mantenuto fede alla sua massima dichiarando, in numerose occasioni, “Sono un sionista”. Qualsiasi quadro morale o legale a cui Washington e i suoi alleati occidentali avrebbero dovuto attenersi è stato abbandonato. Sono dei sionisti o sotto ricatto del sionismo. Basta unire i famosi ... puntini.
Confrontando tutto ciò con la reazione dell’Occidente alla cosidetta “operazione speciale” russa in Ucraina, abbiamo a che fare con un’altra guerra: “una guerra di aggressione, una guerra di invasione, quella dell’imperialismo russo contro l’Ucraina e come minaccia nel nostro continente. Lì, unanimità, sanzioni, proteste, mobilitazioni, dichiarazioni di tutti i leader europei”.
Il solito doppio standard, la logica del potere, del dominio, della civiltà superiore. E dire che secondo il diritto internazionale i palestinesi sono considerati “persone protette” (*). Solo negli ultimi giorni alcuni leader occidentali si sono espressi per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Non immediato, ma tra qualche tempo. Quale ipocrisia (non conosco parola più forte), Un riconoscimento che avverrà, se avverrà, con un ritardo di almeno qualche decennio, ossia quando si sa bene che in quella terra di palestinese non è rimasto quasi più nulla.
L’Occidente mai come ora s’è smascherato agli occhi del mondo. Il mondo vede che siamo ipocriti. Il mondo vede che pratichiamo discorsi ambigui e che stiamo calpestando i valori che proclamiamo. E non ci crede più. Non ci considera e non ci rispetta più (da tempo).
(*) Il diritto internazionale relativo alle regole della guerra e dell’occupazione militare fa parte di un quadro – definito in particolare dalla Quarta Convenzione di Ginevra – che mira a difendere i diritti degli occupati e non quelli dell’occupante. I governi occidentali, a partire dagli Stati Uniti, hanno violato ogni regola etica, morale e giuridica da loro stessi elaborata, redatta, promossa e persino imposta al resto del mondo nel corso di decenni.
In Italia si è arrivati al paradosso: gli occupati palestinesi sono i carnefici egli occupanti Israeliani sono le vittime. Il mondo alla rovescia
RispondiEliminahttps://www.officinadeisaperi.it/materiali/consegnati-100-milioni-di-pasti-la-foto-pornografica-che-celebra-i-finti-successi-della-ghf-da-il-fatto/
RispondiEliminaForse un lontano giorno finirà la guerra, ma questo non potrà mai avvenire intorno ai sionisti
RispondiEliminaGigi
Esatto
EliminaIl ministro israeliano Eliyahu: «Ucciderli non basta. Ai civili di Gaza va inflitto un dolore più feroce della morte».
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