mercoledì 27 agosto 2025

Faccia tosta

 

L’Europa, ma ancor prima l’Italia, è umiliata da gente come Prodi, da quelli che come lui hanno smantellato e poi svenduto i beni comuni (dunque anche i servizi pubblici primari) alla classe sociale più rapace della storia moderna. Il capitolo iniziale di un crollo progressivo del complesso di grandi imprese e il punto di avvio di una crisi profonda del sistema industriale, che da allora non si è più ripreso (*). Possibile che un intelligentone come lui e quelli come lui non capissero che il capitale straniero punta alle imprese che possono essere profittevolmente integrate nelle loro reti mondiali o, comunque, ai settori nei quali il nostro paese aveva ancora qualcosa da dire?

Nella deriva degli anni Ottanta, nell’indebitamento dell’IRI, nella trasformazione dell’Efim in un magnete nero che avrebbe prodotto perdite per 18mila miliardi di lire, è chiaro che Prodi (presidente dell’Iri dal 1982 al 1989, e poi dal 1993 al 1994) non fece tutto da solo e per conto della DC. Per esempio, Giuliano Amato fu l’ideatore dell’indebitamento a carico dello Stato e benefattore della segreteria Psi. Quanto al capitalismo italiano, quello degli Agnelli, dei Tronchetti Provera, dei capitani coraggiosi che piacevano tanto a Prodi e D’Alema, con sullo sfondo il sostegno di Enrico Cuccia e tanti altri attori in commedia, si rivelò per quello che è sempre stato: un capitalismo straccione ed evasore, sempre col cappello in mano davanti a palazzo Chigi e palazzo Piacentini.

L’obiettivo dichiarato di quelle dismissioni e svendite era diminuire il peso del debito pubblico italiano attraverso la vendita di asset statali. I famosi “conti in ordine”, secondo i parametri di Maastricht: rapporto debito/PIL al 60% e deficit al 3%. Su quale base economico/scientifica non si è mai saputo. Obiettivo della diminuzione del debito pienamente raggiunto, come sappiamo tutti. Ci hanno fatto il gran piacere di farci sedere al tavolo al club dell’euro, nonostante il nostro rapporto debito pubblico PIL fosse superiore al 100%.

Prodi è stato premiato con una poltronissima a Bruxelles. Le conseguenze del suo europeismo (e di quelli come lui) le stiamo pagando ancora oggi e chissà per quante generazioni ancora. E tutto ciò avveniva mentre la sedicente sinistra ricamava se Berlusconi doveva o no pagare l’Imu.

(*) Nell’alimentare, tanto per citare: Riso Scotti, Fiorucci Salumi, Bertolli, Carapelli, Olio Sasso, Galbani, Locatelli, Invernizzi, Orzo Bimbo. In quello della moda Loro Piana, Bulgari, Fendi, Gucci, Pucci, Bottega Veneta, Brioni, eccetera; la nautica, con cantieri Ferretti, i cantieri navali, il Nuovo Pignone, le autostrade, la telefonia, le banche, Pirelli, Ilva, eccetera, eccetera, eccetera. Poi, persino nel calcio ...


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