giovedì 21 agosto 2025

Partendo da una domanda

 

So bene che gli aridi numeri dell’economia e della finanza interessano meno, molto meno, di qualsiasi altra notizia. Tuttavia, se vogliamo tentare di capire qualcosa di ciò che sta avvenendo e soprattutto di che cosa avverrà tra non molto, è necessario far riferimento a quel genere di dati. Partendo da una domanda: nel caos delle guerre, dei cosiddetti dazi reciproci, della spirale dei deficit fiscali e del debito pubblico, del rischio geopolitico pervasivo, del radicale smantellamento dell’ordine internazionale, del declino delle prospettive di crescita globale, com’è possibile che gli indici azionari siano in continua ascesa?

Dall’8 di aprile, il punto più basso della caduta di Wall Street, l’indice S&P 500 è salito del 29% in soli quattro mesi, attestandosi ora al 5% in più rispetto al precedente massimo di mercato di febbraio. L’impennata, che negli ultimi due giorni ha subito il calo dei titoli tecnologici e dell’intelligenza artificiale, è estremamente sbilanciata. È dominata dai titoli tecnologici, con gli utili dei cosiddetti “Magnifici Sette” in crescita a un tasso annuo del 26%, mentre sono rimasti pressoché invariati per gli altri 493 titoli dellindice.

Un mercato finanziario drogato, ulteriormente evidenziato dai dati sui 10 titoli azionari più cospicui per capitalizzazione di mercato nell’indice S&P 500. Sono dominati da aziende tecnologiche guidate da Nvidia, azienda produttrice di chip, la prima azienda il cui valore di mercato ha superato i 4.000 miliardi di dollari (+1.336% in 5 anni), e includono Microsoft, Alphabet, Apple, Amazon, Tesla, Meta, Broadcom, Berkshire Hathaway e JPMorgan Chase.

La risposta alla domanda iniziale può essere semplice e sintetica, alla Totò: i mercati finanziari procedono “a prescindere”. E ciò non potrà essere, nel medio periodo, senza conseguenza per l’economia reale e tutto il resto che vi ruota attorno.

Altro tipo di risposta: concentrazione di mercato e dominio assoluto da parte delle cosiddette società tecnologiche. Negli ultimi decenni vi è stato un profondo cambiamento nella struttura del capitalismo, specie quello americano. Circa 30 anni fa le aziende leader erano quelle industriali, energetiche, dei beni di consumo di base. Le prime otto società su dieci che ho elencate sono aziende tecnologiche (Nvidia non assembla e non vende direttamente il proprio prodotto!), le altre due sono società finanziarie.

Queste dieci società, secondo i dati pubblicati dal Financial Times, rappresentano il 40 per cento dell’S&P 500; il 56 percento dell’aumento dell’S&P dall’8 aprile; il 31 per cento dell’aumento dei ricavi delle società S&P negli ultimi 12 mesi; il 55 percento della crescita dell’utile netto rispetto all’indice negli ultimi 12 mesi (nonostante un calo dell’utile netto nello stesso periodo per Apple, Tesla e Berkshire); e il 69 per cento della crescita della spesa in conto capitale nell’indice negli ultimi 12 mesi.

Pertanto, vi sono alcune società che spazzolano la tavola imbandita, rastrellano valore a scapito di tutte le altre. Ciò comporta un cambiamento significativo nelle disponibilità patrimoniali e nelle modalità di accumulazione dei profitti (i maggiori azionisti di Nvidia sono: Vanguard, BlackRock, Fidelity, ecc.).

In passato, le attività delle principali aziende dell’indice S&P erano costituite da beni materiali, come fabbriche, attrezzature e magazzini. Ma oggi circa il 90% delle loro attività è immateriale, e spazia dalla proprietà intellettuale, al valore del marchio, alle reti, codici, contenuti, talento e conoscenza. Gli Stati Uniti, in specie, sono diventati un’economia trainata dalle attività immateriali. Certo, si producono ancora saponette e hamburger, ma con sempre maggiore difficoltà in termini di redditività industriale (rapporto investimenti/profitti).

Le aziende tecnologiche fanno sempre più affidamento su forme di accumulazione parassitaria. I profitti, ad esempio, dipendono dal monopolio sui propri sistemi operativi, per i quali applica un canone sostanzialmente pari a un affitto. Se il prezzo di un telefono fosse basato sul costo dei suoi componenti, al dettaglio si ridurrebbe, per i più pregiati, a un centinaio di dollari. Sfruttano una posizione dominante sul mercato, non rastrellano solo extraprofitti a scapito di altri settori economici, ma quote consistenti di reddito e salari.

Essere i primi a muoversi nel campo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale può portare enormi vantaggi, stabilendo così, se non un monopolio, almeno una posizione dominante sul mercato. Da qui la spinta a investire nella creazione di strutture di IA, che è stata uno dei fattori trainanti del prezzo delle azioni delle relative aziende, con l’afflusso di finanza speculativa che punta nell’aver individuato la prossima grande novità.

Le azioni di una società salgono non (solo) per il valore intrinseco del loro prodotto, ma perché affluisce più denaro sui mercati per acquistare le loro azioni (e massicci riacquisti di azioni proprie da parte delle stesse società), dando al mercato l’aspetto di uno schema Ponzi.

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