Marco Travaglio nel suo editoriale odierno scrive che “il D-Day, per molti storici, fu un inutile macello senza preparazione né copertura, un flop militare che sortì l’effetto di ringalluzzire i tedeschi”.
Detta così per esteso mi pare una sciocchezza e mi piacerebbe sapere quali sarebbero i “molti storici che lo sostengono”. Certo, dal punto di vista operativo e per i mezzi e gli uomini impiegati lo sbarco fu un mezzo flop, poiché le truppe d’invasione rimasero imbrigliate nella loro testa di ponte fino ai primi di agosto, ossia per un paio di mesi.
Ma che il D-Day non avesse avuto una preparazione molto accurata è una facezia; che lo sbarco non avesse avuto una copertura aerea (e navale) è, francamente, una fesseria, prova ne siano le decine di migliaia di civili francesi morti sotto i bombardamenti propedeutici allo sbarco.
Va sottolineato, e lo faccio ancora una volta, che una attenta lettura del conflitto per gli anni 1944 e ’45 può essere fatta solo guardando lo scacchiere militare delle operazioni nella sua totale estensione, ossia ponendo in rapporto tra loro le vicende dei diversi fronti di guerra. Per comprendere la reazione germanica allo sbarco angloamericano è necessario tenere presente ciò che avveniva contestualmente sul fronte orientale. Altrimenti non si comprendono alcune decisioni strategiche tedesche e si finisce per fare solo Technicolor.
Hitler accolse la notizia dello sbarco con una certa euforia, convinto che avrebbe rigettato in mare gli alleati. Tanto è vero che egli rimase all’Obersalzberg, in Baviera. Ma i fatti gli diedero torto, e se ne rese conto abbastanza presto, pur non potendo togliere un solo soldato dal fronte orientale (anzi, in seguito, durante l’offensiva delle Ardenne, tolse la Sesta armata corazzata Ss per inviarla sul fronte orientale).
Il 30 luglio 1944, la Terza armata americana, conquistando la città costiera della baia di Mont Saint-Michel, riuscì ad accerchiare le truppe tedesche nella penisola di Cotentin. La caduta dell’importante porto di Cherbourg diventava in tal modo solo una questione di tempo. Quando, tra il 6 e 7 agosto, un contrattacco della Quinta armata corazzata tedesca venne fermato dal fuoco nemico, gli alleati poterono considerare vinta la battaglia dell’invasione.
Dopo di che la situazione sul fronte occidentale cambiò rapidamente, stante la ritirata tedesca dalla Francia e dal Belgio. È a questo punto che viene messa in opera la congiura per eliminare Hitler. Ma tale congiura era ordita da tempo, da prima del D-Day, per via della situazione disperata sul fronte orientale.
In breve: dopo la decisiva sconfitta nella battaglia di Kursk (luglio 1943), l’Armata rossa prese definitivamente l’iniziativa delle operazioni sul fronte orientale e cominciò ad avanzare in profondità sbaragliando le linee tedesche. Il 22 giugno 1944, anniversario dell’invasione tedesca dell’Urss, Stalin, come d’accordo con i suoi alleati angloamericani, lanciò una grande offensiva, l’Operazione Bagration. Le truppe russe annientarono 28 divisioni tedesche, forti di 350.000 uomini.
Ciò impedì allo stato maggiore tedesco in quel frangente di sottrarre truppe a questo fronte per inviarle di rinforzo sul fronte occidentale. Nel settore del Gruppo di armate del Centro il fronte orientale era stato rotto per un’ampiezza di quasi 300 km. Grandi unità tedesche erano state tagliate fuori e circondate dai russi.
Hitler comandò di tenere il fronte a qualsiasi costo. Per suo ordine vennero gettate nella battaglia alcune divisioni provenienti dai settori più tranquilli del fronte e tutte le unità dell’esercito di riserva in grado di combattere, ma anche quei rinforzi furono spazzati via dai potenti colpi dei russi. Il Gruppo di armate del Centro subì perdite enormi, e decine di migliaia di soldati e di ufficiali vennero presi prigionieri. Le unità corazzate russe di punta si avvicinavano con rapidità minacciosa ai confini della Prussia orientale, e anche la linea difensiva del Dnepr, munita di piazzeforti della grandezza di medie città, fu sopraffatta.
L’offensiva sovietica contro il gruppo di armate dell’Ucraina settentrionale iniziò invece il 13 luglio 1944. Fino alla metà di agosto del 1944 l’Armata rossa distrusse 32 delle 56 divisioni del gruppo di armate del Sud, e ne annientò completamente altre otto. Tra il 29 e il 30 luglio 1944 truppe sovietiche passarono la Vistola nella zona di Sandomierz e formarono una testa di ponte sulla sponda occidentale.
Il 10 ottobre 1944 il Primo fronte del Baltico raggiunse il Mar Baltico a nord e a sud di Memel, isolando in tal modo 33 divisioni del Gruppo delle armate del Nord. Alle truppe chiuse nella sacca venne vietato il trasporto via mare, perché Hitler credeva di poter minacciare attraverso di esse il fianco sovietico. Le truppe tedesche che il 26 gennaio 1945 avevano preso il nome di Gruppo di armate della Curlandia, capitolarono solo il 10 maggio 1945 (!), dopo sei battaglie dal risultato indeciso: 208.000 soldati furono presi prigionieri dei russi.
Ebbene, mi pare evidente che se non s’inquadra il conflitto in questa prospettiva “stereoscopica”, non si capisce assolutamente nulla di che cosa è avvenuto realmente nel fatidico anno di guerra 1944, e quale fu il peso determinante delle operazioni sul fronte orientale nel complesso delle vicende di quella guerra.
In conclusione: lo sbarco alleato in Francia tolse pressione sul fronte russo, e ha anche accelerato la conclusione del conflitto (*), tuttavia l’avanzata dell’Armata rossa era diventata per la sua imponenza inarrestabile. Dopo Berlino, i russi sarebbero comunque arrivati a mettere i propri piedi anche dove li aveva messi Alessandro I.
(*) Fino al settembre 1944 la Wehrmacht perse sul fronte occidentale 414.802 uomini, fra morti, feriti, dispersi e prigionieri. Le perdite alleate fino all’11 settembre 1944 furono di 40.000 morti, 164.000 feriti e di 20.000 dispersi.
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