La sonda spaziale Chang’e-6 è atterrata ieri sul lato nascosto della Luna. Raccoglierà campioni per riportarli sulla Terra. La Cina è l’unico paese ad aver posizionato dei dispositivi sulla parte nascosta. Un programma che prefigura l’installazione di una base presidiata. Ovviamente non si può fare a meno di tracciare un parallelo con le difficoltà, nello stesso fine settimana, della navicella spaziale americana Starliner, il cui lancio è stato annullato per la seconda volta per motivi tecnici.
Più aneddotica ma altrettanto significativa, è la notizia della registrazione di Donald Trump su TikTok. Sabato sera ha pubblicato lì il suo primo video e il giorno successivo aveva già più di due milioni di follower. Quindi l’uomo che voleva, quando era presidente, la scomparsa di questo social network (si diceva destinato a spiare le case americane per conto di Pechino), deve affrontare l’ovvio: per raggiungere i giovani bisogna passare a TikTok.
Oggi, il Financial Times scrive che la cinese Shein, regina della fast fashion che vende online, con quartier generale a Singapore, ha deciso di quotarsi alla Borsa di Londra (valutazione di 66 miliardi di dollari, 60,8 miliardi di euro). Un bel colpo per la piazza finanziaria londinese, che non si è mai ripresa dalla Brexit e vede sempre più aziende dirigersi a New York in cerca di maggiore liquidità.
Questa presenza cinese in prima linea in ambiti così diversi si riscontra anche in attività di contenuti più tradizionali, ma con forte potere di influenza. Per esempio l’industria cinematografica cinese è diventata la più grande del mondo, superando Hollywood, ma più recentemente la Cina sta seguendo l’America nel mercato dell’arte.
Come sottolineava ieri il quotidiano giapponese Nikkei, se l’Asia ha visto moltiplicarsi per venticinque in vent’anni l’importo delle sue vendite all’asta, lo deve soprattutto alla Cina. Secondo i dati del sito ArtPrice, oggi rappresenta il 32% delle vendite totali mondiali di arte contemporanea, vicino agli Stati Uniti e molto più avanti di inglesi e francesi. Deve questo aumento alle sue grandi fortune, le cui cifre anche qui sono seconde solo a quelle americane.
E c’è ancora chi ha la spudoratezza di definire la Cina un paese comunista. Ma quelli più comici sono coloro che denunciano gli aiuti di Stato cinesi, specie al settore auto. Spesso sono proprio coloro che acquistano auto europee grazie agli incentivi, che sfruttano ogni tipo di bonus, anche quello per la potatura delle siepi e la carta igienica.
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