Il potere, in Europa e ovviamente anche in Italia, resta decisamente e saldamente nelle stesse mani di chi l’ha sempre avuto (che non sono le solite larve che vediamo in tv, tutt’altro). Qualunquemente abbiate votato o vi siate astenuti resta inciso su pietra questo fatto: vince sempre l’oligarchia del denaro e dei burocrati. Pensiamo al fatto di per sé significativo che la costruzione stessa dell’Europa è stata progettata originariamente non per la circolazione delle persone e delle idee ma per quella delle merci e dei servizi. E del resto il cardine della UE è l’euro.
A vincere è sempre lo stesso sistema, ma tra voto e non voto c’è una differenza non trascurabile: chi vota rafforza il sistema (il fascino per il potere e l’odio per i rappresentanti possono andare di pari passo). A ciò servono le elezioni “democratiche” (e anche le “altre”), a far sì che gli “eletti” siano destinati a guidare i non “eletti”. Ma si tratta ancora e semplicemente della “casta”, che massimizza i propri interessi personali e di parte. Ma c’è anche un’élite ombra, che influenza, a porte chiuse, tutte le decisioni importanti.
Le norme e le direttive comunitarie, che si applicano a circa cinquecento milioni di abitanti, sono il risultato di una forte pressione da parte di lobby industriali e finanziarie desiderose di assecondare i propri interessi (manipolare esperti, omettere o truccare dati e, nel caso, minacciare). Non cercano di elevarsi al di sopra delle leggi, ma più semplicemente di dettarle (in un testo legislativo ogni parola in più o in meno può rappresentare milioni o anche miliardi di euro). Attività di lobbying dalla quale nessun settore sfugge, dalla farmaceutica ai trasporti, passando per pesticidi ed energia.
Il parlamento europeo è solo fuffa. Chi conta davvero sono le lobby imprenditoriali (gli agenti del capitalismo) e i burocrati e tecnocrati. Quando i funzionari della Commissione europea (l’iniziativa legislativa è nelle sue mani) lanciano un regolamento, cercano di consultare il più possibile i gruppi di interesse economico, cosicchè per tutta una serie di dossier la Commissione dipende molto dal punto di vista espresso dai rappresentanti degli interessi economici.
Poi entrano in gioco i famigerati “triloghi” formati da squadre di negoziatori di Parlamento, Consiglio e Commissione, quasi sempre con un forte conflitto d’interessi, come dimostrano innumerevoli casi. L’intreccio di rapporti tra gli uni e gli altri viene considerato un lavoro di “armonizzazione”. In realtà è uno spazio chiuso, una micro-comunità dove le persone si spostano da una sfera all’altra a seconda delle carriere, dove si forma una ideologia e un linguaggio comune, dove le posizioni si legittimano reciprocamente.
Questi attori possano passare in modo molto semplice dal pubblico al privato e dal privato al pubblico. Tipicamente un commissario europeo diventerà direttore degli affari europei per un grande gruppo farmaceutico. A Bruxelles se ne trovano parecchi di personaggi di questo tipo, che acquisiranno esperienza e competenza su come funziona il settore pubblico, ossia segnatamente l’UE, e poi vanno a venderla al settore privato per fare il migliore lobbying.
Queste cose, chi non vota per una scelta di sfiducia, magari non le conosce bene in dettaglio, ma le intuisce e capisce che la UE è tutt’altro che una faccenda democratica e pulita.
Non c'è dubbio che il Parlamento europeo abbia meno potere dei parlamenti dei singoli paesi, e che ci sia questo curioso (?) trasloco di potere legislativo verso la Commissione. Nel momento in cui l'Europa si è fatta nazione, ossia da Maastricht, si è verificato un deficit di democrazia, per cui le decisioni politiche venivano prevalentemente prese da non eletti. Questo trasferimento del potere politico (e quindi economico) verso la burocrazia è un fenomeno che conosciamo anche in Italia e, in generale, negli stati membri. Tuttavia, la novità è che in Europa non è surrettizio, ma dettato per legge. Si tratta, ripeto, di un processo decisamente non democratico, che è stato all'origine della Brexit, e che notiamo in altre entità sovranazionali. Vediamo, per esempio, il tentativo dell'OMS di sostituirsi alla sovranità dei paesi membri per le faccende sanitarie.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'Italia, viviamo in un periodo di ambiguità (vedasi l'uscita di Mattarella sulla sovranità europea): tutto origina dalle modifiche costituzionali volute da Giuliano Amato, che effettivamente mettono la legge europea al di sopra di quella italiana, anche costituzionale. In Germania non è così.
Per venire al dunque: mi pare che tu faccia una forzatura, argomentando che il Parlamento di Strasburgo ha scarsi poteri, e quindi votare è inutile. Siccome fai lo stesso discorso anche per un parlamento che i poteri ce li ha, come quello italiano, sospetto che tu osteggi il voto per motivi diversi, ossia, come dire, sistemici.
Vero, ma che il nostro parlamento eserciti degli effettivi poteri è tutto da dimostrare
EliminaSono quasi pienamente d'accordo, il quasi deriva dall'essere convinto che l'agenda sia dettata esclusivamente da gruppi di interesse (assai luridi) che sostengono e guidano gruppi di pressione multifunzionali. Che cosa sia diventata la UE non lo capisco proprio: non è una confederazione, tanto meno una federazione. Però si comporta come se fosse una federazione, quando vuole anche piuttosto autoritaria al limite dell'autocrazia spocchiosa. In definitiva direi che mi sembra una gigantesca holding incontrollabile, o forse una chiesa. Comunque qualcosa di mostruoso e orribile. Ero un europeista convinto e scemo, scemo, scemo.
RispondiEliminaMorvan.
P. S. Complimenti per il post sull'idrogeno, letto purtroppo in ritardo. In realtà la situazione, a mio avviso, è molto peggio. L'idrogeno è una bestiola irascibile e la rete elettrica sta in piedi per grazia divina. Il 28/9/2003 ho vissuto in prima persona un incubo. Oggi sarebbe una catastrofe.
Anch'io molto tempo fa riponevo qualche speranza, ma si sono affrettati a togliermela
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