A 10 anni, nessuna lettura mi affascinava più di Jules Verne. Il povero Salgari l’avevo abbandonato già prima e non era mai nata empatia, mentre Jack London sarebbe arrivato l’anno seguente assieme a Dumas, che acquistavo per 200 lire (trattabili) alla libreria antiquaria del buon Giorgio Rigattieri, giusto dove s’incontrano calle della Mandola e quella de la Cortesia.
Ne L’Isola Misteriosa, romanzo pubblicato nel 1875, potevo leggere di Cyrus Smith che esulta: “Sì, amici miei, credo che un giorno l’acqua verrà usata come combustibile, che l’idrogeno e l’ossigeno, che la costituiscono, separatamente o simultaneamente, forniranno una fonte inesauribile di calore e di luce...”.
L’idrogeno è stato a lungo oggetto di speranze e fantasie. È incapace di una vita da single, ha bisogno di aggregarsi sempre a un altro elemento con cui formare una molecola. Appena trova un atomo di ossigeno, due atomi di idrogeno vi si incollano e formano acqua. E se incontra un atomo di carbonio, vi si lega e forma gli idrocarburi, dal più semplice e leggero metano (un atomo di carbonio addossato da quattro atomi di idrogeno) fino alle pesanti e complesse molecole degli idrocarburi liquidi e quelle ostiche degli idrocarburi solidi come il carbone.
C’è un solo modo per ottenere idrogeno: staccarlo dalle molecole in cui è combinato. E per fare ciò serve energia. L’H può essere estratto dall’acqua (elettrolisi) facendola attraversare da un flusso molto potente di corrente elettrica (ma anche per effetto dell’acqua: idrolisi). In buona sostanza si tratta di conversione dell’energia elettrica in energia chimica. Per produrre quella corrente elettrica, per una massiccia produzione industriale di H, si può usare una centrale a carbone, una centrale alimentata dal sole o dal vento, una centrale nucleare e così via.
Dal modo di procedere alla scomposizione (i procedimenti tecnici sono molto complessi), di H ne esistono commercialmente di diversi “colori”: quello grigio e quello verde vanno per la maggiore (c’è anche il blu, ma in natura H è incolore). Quello grigio viene utilizzato per la produzione di fertilizzanti e la raffinazione del petrolio. A livello mondiale il 95% proviene da gas, petrolio e carbone. Ultra inquinante, è uno dei principali emettitori di gas serra.
Quello “verde” verrebbe dalle energie rinnovabili. Sennonché le famigerate energie rinnovabili danno luogo a diverse sfumature di “verde”, per esempio includono l’energia nucleare (in tal caso l’idrogeno viene definito “viola”). L’idrogeno ottenuto con il sole è più “verde” di quello ottenuto con il vento, eccetera.
Allo stato attuale delle conoscenze e a causa dei persistenti vincoli tecnologici ed economici, scrive un rapporto commissionato da Macron all’Académie des sciences (“L’hydrogène aujourd’hui et demain”), sotto la direzione del chimico Marc Fontecave, membro dell’Accademia delle Scienze e professore al Collège de France, saranno ancora necessari sforzi di ricerca e innovazione per consentire all’idrogeno di svolgere un ruolo importante nella strategia energetica francese.
Non è proprio una buona notizia per la Francia, che sull’idrogeno sta investendo miliardi di euro. “Tutto indica – si legge ancora nel rapporto – che gli obiettivi fissati non possono essere raggiunti. Alla fine del 2023, la potenza degli elettrolizzatori installati era di soli 0,03 GW, molto lontana dai 6,5 GW fissati per il 2030 (solo lo 0,5% di questo obiettivo).
Nel 2050, la Francia potrebbe, secondo le speranze del settore, consumare 3,9 milioni di tonnellate di idrogeno “verde” ogni anno. Ma ciò non accadrà, dice l’Accademia, perché richiederebbe il lancio di 20 nuovi reattori EPR.
Inoltre, non è stata ancora effettuata alcuna analisi globale delle emissioni di CO2 derivanti dall’idrogeno “verde” (in rete si possono leggere autorevoli balle suffragate da numeri roboanti). La strategia sull’idrogeno di Macron e di altri disperati, che dovrebbe contribuire a contenere il cambiamento climatico, porterà in realtà a un peggioramento del fenomeno. Per un motivo semplice: altrove in Europa si ricorrerà all’elettrolisi. Quindi sarà “green”? Dipende dal tipo di energia impiegata (esuliamo da considerazioni su elettrolizzatori e produzione variabile e intermittente).
Tuttavia, l’Accademia, con un colpo di spada: “La produzione di idrogeno [“verde”] mediante elettrolisi nei paesi dell’UE che utilizzano massicciamente carbone e gas per la produzione di elettricità (Germania, Polonia, per esempio) porta a livelli di emissione [...] molto più alti di quelli associati all’idrogeno grigio!» Attenzione: sarà peggio. E il punto esclamativo è nel testo.
E noi, produttori di parmigiano e altre prelibatezze, che cosa c’entriamo? Tranquilli, tutto ciò avverrà nel famoso condominio europeo e noi saremo svegliati dal nostro torpore non appena si accenderanno le luci (e riceveremo la bolletta green, convinti di abitare tutti in Sicilia).
Mai come in questi anni si parlò di fonti alternative. Mai come in questi anni i petrolieri fecero profitti. Un collegamento ci deve essere.
RispondiEliminaper avere una buona spinta, una rivoluzione epocale come questa deve presentare delle alternative valide e vantaggiose. calata dall'alto, è una rivoluzione zoppa. eolico e solare non possono essere la risposta, nemmeno il nucleare (le scorie sono un problema serio), la fusione, checché se ne dica, resta un sogno. dunque gli idrocarburi ci accompagneranno ancora per un lungo tratto. magari bisognerebbe ripensare il modello economico e dei consumi, ma ciò richiede una trasformazione radicale del modo di produzione basato sull'accumulazione privata. solo quando l'acqua tocca il culo s'impara a nuotare e spesso è già troppo tardi. non sarà un dolce naufragar.
Eliminahttps://www.pv-magazine.com/2024/05/03/the-hydrogen-stream-eu-hydrogen-tender-ends-with-bids-below-e0-50-kg/
RispondiEliminaNel 2023 le rinnovabili nell'UE più il Regno Unito hanno prodotto il 44% dell'elettricità.
RispondiEliminaQuest'anno supereremo tranquillamente il 50%.
Francamente, non capisco la sua avversione per le rinnovabili.
P. S 1 persino la Francia che fa largo uso del nucleare per la sua elettricità (siamo intorno al 60%) sta gradualmente aumentando la sua quota da rinnovabili, principalmente con eolico (offshore) e solare
P. S. 2 ripensare il modello economico e dei consumi, è questa la vera sfida. Non abbiamo bisogno di tutta questa energia per produrre robaccia, merci di merda (l'esempio della Coca Cola è lampante).
In un'ottica del genere le rinnovabili bastano e avanzano anche nella loro attuale maturità tecnologica.
Cari saluti!
https://www.qualenergia.it/pro/documenti/quota-rinnovabili-4-9-21-31-pun-5-9-21-e-mwh-11309-petrolio-wti-b-6929-co2-3-9-21-e-ton-6133/
Non sono assolutamente contrario alle rinnovabili, anzi. La UE, d'accordo, ma il resto? Pensiamo solo al trasporto marittimo ed ad ogni modo anche nella UE lo scalino non è poca cosa. Ecco che c'entra il modello economico.
EliminaCordiali saluti
https://www.evwind.es/2024/06/08/the-worlds-largest-solar-photovoltaic-pv-power-plant-has-just-opened-in-china/98957
RispondiEliminahttps://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/gigafactory-elettrolizzatori-polo-italiano-2-gw/
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