Quando vediamo cosa è diventato il mondo, pensiamo di aver fatto bene a credere che potesse diventare diverso e che avremmo potuto cambiarlo. Ci sbagliavamo, senza dubbio, su molte cose, ma non sul combattimento o sul nemico.
Ci aspettavamo un futuro da celebrare, ci ritroviamo in una lunga notte e niente sarà come prima. La fotochimica del bianco e nero, influenzata dal passare del tempo, crea da sola situazioni fotografiche originali: vedendo queste immagini, non vediamo solo ciò che resta di esse, ma anche ciò che era, che non è più se non in questo stato di tracce.
Quelle immagini fisse combattono non solo contro la cancellazione che opera in ogni processo storico, contro l’oblio, contro la perversione della memoria, ma anche contro la cancellazione di quello che siamo stati: giovani volti già in via di disgregazione, contro avversari un tempo individuabili e oggi confusi nel grigiore e nella melma.
La lenta scomparsa dei cristalli d’alogenuro d’argento che sono diventati l’ultima dimora di quei fantasmi.
Lei, madame, ha almeno capito fin dall'inizio chi fosse il nemico, e fin dall'inizio l'ha combattuto. Pensi a chi l'ha capito troppo tardi per aver forze per combatterlo.
RispondiEliminaCoraggio, Dottore, ci ripensi e consideri che sono un paio d'anni meno giovane di lei.
Eliminae noi che pensavamo che il primo ostacolo fosse non morire democristi. beata in genuità.
RispondiEliminaLei si riferisce a un mondo amaro e anche ingenuo, a un Paese incomprensibile, dove ci sono più Stati in uno stesso territorio, dove a ovest ci sono gli Stati Uniti, al centro il Vaticano e al sud le Mafie. Accadevano cose orribili in uno sfondo politico e sociale opaco e confuso, con stragi di contadini e di operai, di bombe nelle banche, nelle piazze, sui treni. Fu per questo motivo che migliaia di giovani decisero di combattere quel mondo, con l’intenzione di cambiarlo. Col senno di poi è facile dire oggi che il loro patrono fu don Chisciotte, ma allora, almeno agli inizi, la partita era tutt’altro che giocata.
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