Spiego, ma non dite che è complicato, perché in tal caso vorrebbe dire che vi fa comodo non capire.
Il consumo individuale del lavoratore salariato è un momento della produzione e della riproduzione del capitale. Nulla cambia che il lavoratore compia il proprio consumo individuale per amore di sé stesso e non per amore del suo padrone. Neppure il consumo delle bestie da soma cessava di essere un momento del processo di produzione per il fatto che il bestiame stesso gustava quello che mangiava.
I lavoratori nel loro insieme pensano le stesse cose che gli raccontano il padrone e i suoi ideologi, ossia di avere dignità diversa dalle bestie da soma, ai sensi della Costituzione più bella del mondo e del codice civile. In realtà la costante riproduzione ossia perpetuazione del lavoratore salariato è il sine qua non della produzione capitalistica, così come avveniva un tempo in ogni allevamento di bestie da soma.
Fuori di metafora, la conservazione e la riproduzione costante dei lavoratori sfruttati rimane condizione costante della riproduzione del capitale. Il capitalista può tranquillamente affidare all’istinto di conservazione e di procreazione di quei lavoratori il soddisfacimento di questa condizione. Il lavoratore/consumatore si lusinga e sollazza nei black friday, e se gli ricordi la realtà della sua condizione, s’incazza e ti toglie il saluto o il click.
Il più acerrimo nemico della realtà è lo schiavo salariato, non il suo padrone. Marx ebbe a osservare che “Lo schiavo romano era legato da catene al suo proprietario, il salariato è legato al suo da fili invisibili. L’apparenza della sua autonomia viene mantenuta dal costante variare del padrone individuale e dalla fictio juris del contratto”. E sappiamo quanti e quali contratti siano vigenti oggi, con la complicità dei rappresentanti parlamentari e sindacali, che non hanno timore alcuno di essere appesi ai lampioni con al collo un fil di ferro.
Il parco buoi salariato, anche al di fuori dell’immediato processo lavorativo, è un accessorio del capitale quanto una macchina, e anche il suo consumo individuale è entro certi limiti solo un momento del processo di riproduzione del capitale. Il processo provvede a far sì che questi suoi strumenti autocoscienti della produzione non scappino via, salvo non siano essi sostituibili con forza-lavoro ancora più remissiva e a buon mercato: i “negri”.
Dunque, la realtà è che il consumo individuale del lavoratore salariato è improduttivo per l’operaio stesso, perché riproduce soltanto l’individuo pieno di bisogni; è invece produttivo per il capitalista e per lo Stato, perché è produzione e riproduzione di quella forza-lavoro che produce la ricchezza borghese.
Non è casuale che il capitalista e il suo ideologo, l’economista, considerino produttiva solo quella parte del consumo individuale richiesta per la perpetuazione dei lavoratori salariati, cioè quella parte che di fatto deve essere consumata affinché il capitale possa consumare la forza-lavoro. Nasce da qui l’opposizione a qualsiasi forma di reddito sociale che favorisca i “fannulloni”, reali o più spesso immaginari.
https://bit.ly/3URgdHH
RispondiEliminaIn prospettiva, la principale contraddizione sta nel fatto che i disoccupati / licenziati non avranno i soldi per consumare. Il reddito sociale potrebbe ovviare a parte del problema, che però non è facilmente risolvibile nella sua interezza e nella sua permanenza nel tempo.
RispondiEliminanessuno mi ha segnalato che nella cit. di Marx stava scritto "fila" invece di "fili", che tra l'altro non è errore da poco.
EliminaLa comunità illusoria!
RispondiEliminaIeri sera a casa di un amico, Stiamo vedendo un telegiornale e suo figlio chiede: "Papà. cosa sono i disoccupati?". "Persone che non hanno un lavoro", dice papà. "Ma tu e la mamma ce l'avete un lavoro?"
RispondiElimina"Sì"-
E perchè voi sì e loro no?"
Mille risposte, tutte parziali, tutte penose ci vengono in mente. Ma soprattutto, come si fa a spiegare a un bambino di 10 anni perchè esiste la disoccupazione?
beh, a 10 anni si può. con molta cautela però, perché potrebbe diventare a 18 anni un comunista. dunque bisogna dirgli che in gran parte si tratta di fannulloni che non hanno voglia di lavorare.
EliminaNessun problema. A 18 anni rigetterà tutto quello che i genitori gli hanno detto a 10. Vai col comunismo, perciò.
EliminaSe ne avessi voglia vorrei un tuo commento a questa analisi:
RispondiEliminahttps://contropiano.org/news/news-economia/2022/11/13/il-divanismo-delle-imprese-e-ormai-al-delirio-0154308
Grazie
Roberto
c'è molta, molta carne al fuoco. non basta un commento, forse neanche un post per rispondere. dirò solo una cosa: queste nostalgie sono inutili, il mondo è cambiato radicalmente. sul fatto che non abbiamo pensato al futuro e ora i nodi arrivano al pettine, ebbene si tratta di una constatazione. questo paese non ha futuro, forse neanche l'europa.
EliminaGrazie per la risposta.
RispondiEliminaDirei che il timore di venir espulsi in una bolla di metadati dopo essere stati digeriti dalla tecnologia non mi sembra un futuro desiderabile.
Mi chiedo dove sia finito l'uomo che si pensava rinascimentale e poi moderno, se ne sono perse definitivamente le tracce e rimangono solo dati sparsi qua e là...