Il 15 novembre 2022, circa 367.000 donne hanno partorito in tutto il mondo. Tra questi neonati, secondo le proiezioni statistiche delle Nazioni Unite, c’era l’otto miliardesimo essere vivente sulla Terra. La stima delle Nazioni Unite ha rilevato che ci sono voluti 12 anni, da quando la popolazione mondiale ha superato la soglia dei sette miliardi, per aggiungere un altro miliardo di esseri umani.
La rapida crescita della popolazione mondiale è una delle caratteristiche principali della storia moderna.
Ci sono voluti millenni, ossia fino al 1804, secondo le stime demografiche, perché la popolazione umana raggiungesse il traguardo del miliardo. Anche a quel punto, soprattutto in Europa, l’aspettativa di vita rimase spaventosamente bassa in ogni regione del mondo. La mortalità infantile era così alta e il raggiungimento della vecchiaia così raro che si stima che l’aspettativa di vita alla nascita fosse di appena 30 anni.
L’elevata mortalità infantile e la morte per malattie infettive erano i principali ostacoli a una vita più lunga e di conseguenza la crescita della popolazione era lenta, nonostante un tasso di natalità molto più elevato di quello odierno. Ci sarebbero voluti altri 123 anni prima che due miliardi di persone abitassero il pianeta nel 1927. Il terzo miliardo impiegò solo 33 anni e il quarto miliardo altri 14 anni, intorno al 1974. La popolazione raggiunse i cinque miliardi nel 1987, i sei miliardi nel 1999 e i sette miliardi nel 2010.
L’ultimo miliardo suggerisce, paradossalmente, l’inizio di un rallentamento, visto che ci sono voluti 12 anni, più dei precedenti 11 per raggiungere i sette miliardi, anche se il numero delle donne in età fertile era aumentato. Con la disponibilità della contraccezione e la certezza che i loro figli vivranno fino alla maturità, le donne e i loro partner possono scegliere quando avere figli.
Se si guarda a quei numeri con un metro diverso, ci sono voluti 123 anni (dal 1804 al 1927) perché la popolazione mondiale raddoppiasse da uno a due miliardi.Il successivo raddoppio, a quattro miliardi, ha richiesto 47 anni. Il successivo raddoppio, a otto miliardi, ha richiesto 48 anni, un anno in più. I demografi concordano sul fatto che il periodo di rapido raddoppio sia ormai terminato poiché il calo della natalità che segue la caduta della mortalità infantile ha ormai raggiunto ogni angolo del mondo. La loro aspettativa è che la crescita della popolazione si stabilizzi a circa 10 miliardi.
La scoperta dei sulfamidici e degli antibiotici negli anni 1930 e 1940 (segnalo un libro divulgativo utilissimo: Daniel Bovet, premio Nobel nel 1957 per la medicina, Vittoria sui microbi, Bollati-Boringhieri) fu fondamentale per il rapido declino delle malattie infettive, che erano ancora la principale causa di morte in tutto il mondo. La vaccinazione ha ridotto drasticamente l’impatto di malattie precedentemente mortali e ha persino eliminato il vaiolo, una delle infezioni virali più temute.
L’elenco dei miglioramenti farmacologici, clinici e quelli connessi all’igiene è lungo: anestetici, tecniche antisettiche, innovazioni chirurgiche e trasfusioni di sangue. I servizi di ambulanza e i sistemi medici di emergenza, la potabilità dell’acqua gli straordinari miglioramenti nell’igiene personale e nell’alimentazione, più ricca e varia, sono ora parte integrante della vita quotidiana.
Ciò non deve nasconderci il fatto che esiste ancora una spiccata disuguaglianza socioeconomica per quanto riguarda le classi sociali e l’aspettativa di vita, ossia sulla base dell’attività lavorativa e del reddito disponibile.
Pertanto, l’aumento del numero della popolazione umana costituisce un fenomeno enormemente positivo, reso possibile dai progressi della conoscenza scientifica, delle tecniche produttive e nella salute pubblica, che hanno interessato in vario grado tutti i Paesi del mondo.
Le geremiadi dei neo-malthusiani, che denunciano la crescita della popolazione come la radice di tutti i mali, in primis del collasso ambientale, hanno una motivazione ideologica. Ciò che lamentano in realtà non è causato dalla sovrappopolazione relativa, bensì dall’anarchia capitalistica, dalle rivalità economiche e geopolitiche degli Stati-nazione.
L’espansione della popolazione mondiale è associata, non a caso, a un altro spostamento demografico di enorme importanza: la crescita delle città, prodotto del forte aumento della produttività agricola, in quanto l’industrializzazione dell’agricoltura e dell’allevamento hanno soppiantato forme di produzione più arretrate, dapprima in Occidente, poi in Oriente.
Centinaia di milioni di contadini e braccianti agricoli, sfollati da minuscoli appezzamenti di terra o latifondi, si sono riversati nelle città in cerca di lavoro, ingrossando le fila del proletariato urbano. In tutto il pianeta, ora ci sono più di 500 città che ospitano più di un milione di persone, pari al 23% della popolazione mondiale. Ci sono almeno 31 megalopoli che hanno una popolazione di oltre 10 milioni di persone. Solo di recente e per la prima volta nella storia umana la maggior parte della popolazione mondiale vive in ambienti urbani. Entro il 2030, questo numero dovrebbe raggiungere il 60%. L’implicazione è che la maggior parte della popolazione mondiale sarà costituita da un proletariato urbano precarizzato o disoccupato, con tutte le distinzioni di classe e gli antagonismi che definiscono il conflitto tra proletariato e borghesia.
Ciò apre nuovi scenari per quanto riguarda il conflitto sociale.
L’immensa capacità produttiva raggiunta dalla forza-lavoro grazie all’innovazione tecnologica e tecnica nell’ultimo secolo, ha permesso di asfaltare circa 70 milioni di chilometri di strade che consentono di trasportare beni e servizi da un punto all’altro, quindi un’industria automobilistica globale le cui entrate per il 2021 si sono attestate a 2.800 miliardi di dollari. In tutto il mondo, lo scorso anno sono stati venduti 26,3 milioni di veicoli commerciali. I voli nazionali e internazionali sono stati 22,2 milioni e circa 55.000 navi mercantili sono salpate. In mezzo secolo, la fornitura di energia è aumentata di 2,6 volte a 606 exajoule, o 105 miliardi di barili di petrolio equivalente, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia.
Nel 2020, il mondo ha prodotto 761 milioni di tonnellate di grano, e negli ultimi due decenni, la crescente domanda di prodotti alimentari ha portato a un aumento del 15% dell’area di produzione mondiale combinata a un miliardo di ettari per cereali da foraggio, semi oleosi e cereali. Esistono tecnologie e tecniche per aumentare ulteriormente la produzione alimentare, tra cui l’editing genomico delle piante, nonché sistemi per monitorare i raccolti e la messa a punto di macchinari agricoli sempre migliori.
Tramite Internet, sono connessi circa cinque miliardi di utenti attivi, che si affidano alla tecnologia per le notizie, il lavoro e altre interazioni sociali. L’anno scorso, 190 milioni nuovi utenti si sono iscritti ai social media, pari a un tasso di crescita annualizzato del 4,2%. Gli utenti tipici visitano una media di 7,2 diverse piattaforme social e trascorrono in media da due a tre ore al giorno (o il 15% della loro giornata di veglia) su questi media. Tutto sommato, il mondo trascorre 10 miliardi di ore utilizzando ogni giorno piattaforme social. In breve, il mondo interconnesso è più dinamico che mai.
Ciò che deve essere chiaro è che la maggior parte di coloro che vivono sulla Terra sono piuttosto giovani. L’età media della popolazione mondiale è di 30 anni. Attualmente la metà della popolazione mondiale ha un’età compresa tra i 25 ei 65 anni, cioè in età lavorativa. Un quarto ha meno di 14 anni.
Tutto ciò accade mentre il dibattito pubblico sui temi dell’economia, dell’immigrazione e dell’accoglienza sconta uno sconcertante provincialismo e pressapochismo che non si sa se attribuire di più alla malafede del calcolo bassamente politico o più ancora a ignoranza e stupidità. Probabilmente un mix di tutto ciò.
Centinaia di milioni di persone che soffrono vecchie e nuove povertà sono in movimento alla ricerca di opportunità e sollievo da debiti e difficoltà, guerre e disastri climatici. Se non si affronta razionalmente e concretamente l’abisso tra Paesi ricchi e poveri, in un mondo di otto-dieci miliardi di persone, dove una manciata di miliardari controlla tanta ricchezza quanto la metà più povera del pianeta, non si potrà far fronte a migrazioni massicce e fuori controllo semplicemente con misure parziali, spesso disumane e perfino ridicole come quelle messe in atto attualmente. Cresceranno ancora e inevitabilmente tensioni e sfiducia, crisi e conflitti.
https://www.meltingpot.org/2021/02/il-passato-e-presente-il-colonialismo-e-le-sue-ferite-aperte/
RispondiElimina"ora ci sono più di 500 città che ospitano più di un milione di persone, pari al 23% della popolazione mondiale".
qualcosa non quadra. saluti
abbia la compiacenza di dirmi che cosa secondo lei non quadra senza che perda tempo a leggermi il link. grazie
Eliminal'Italia non è sulla terra
RispondiEliminaQualcosa non quadra nella mia testa. Ho cancellato completamente il PIÙ della frase. Chiedo scusa.
RispondiEliminaEngels insultava Malthus per le sue disincantate osservazioni. Il fondatore del tecnoteismo vedo che ha buoni seguaci.
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