venerdì 29 luglio 2022

Salva almeno l’onore


Che tristezza: i salariati non vogliono più lavorare per paghe e condizioni miserevoli. Persone che preferiscono il tempo libero al lavoro, non si rendono conto che “fanno male alla crescita”. Per rimediare, i padroni sono disposti a offrire qualche miglioramento. Non troppo, che sennò ci si abitua male e viene meno il senso del dovere.

Non deve sorprende che i lavori dove i “posti vacanti” (che bella espressione) sono più numerosi sono quelli che combinano stagionalità, orari prolungati oppure spezzati, cambi turno all’ultimo momento, sporcizia, rumore, stanchezza, pressione psicologica, in breve i lavori cosiddetti pesanti, che nei manuali di economia politica sono definiti shit jobs.

È necessario un dialogo sociale di qualità. Servono trasformazioni profonde nell’organizzazione del lavoro, soprattutto sulle condizioni e sugli orari. Un grande ritorno all’umano. Oh, yes.

Migliorare le condizioni di lavoro, aumentare i salari nella stessa misura dell’inflazione sarebbe necessario e auspicabile affinché le persone non sprofondino nella povertà. Inoltre, ciò supporterebbe i consumi, il che è positivo per gli affari. I padroni sono tutti d’accordo su questo, basta che tali misure riguardino i lavoratori altrui, non i propri schiavi. È una vecchia storia.

Per i propri salariati i padroni hanno in bocca solo la parola “libertà”. Libertà di licenziare, di trasferirsi dove gli pare, di sfruttare e speculare, ecc.. Insomma, sono le classiche libertà sancite dalle legislazioni sullo sfruttamento del lavoro più belle del mondo. Giocare con le parole è la loro specialità.

Quanto ai salari, se aumentano troppo, ad esempio nei settori in cui nessuno vuole lavorare, la Banca centrale europea si farà prendere dal panico all’idea di un ciclo di aumento di salari-prezzi-salari. Che poi quelli che chiamano manager guadagnino 400 volte l’operaio, non importa.

Leggevo ieri una considerazione: “nelle condizioni presenti la resistenza non può essere un’attività separata: essa non può che diventare una forma di vita. Vi sarà veramente resistenza, solo se e quando ciascuno saprà trarre da questa tesi le conseguenze che lo riguardano”.

È la stessa tesi che vado ripetendo da una dozzina d’anni in questo blog. Poi, immancabile, arriva il lettore che evidentemente non sa capire ciò che legge e chiede: “allora che cosa dobbiamo fare?”. Sempre in attesa di ordini.

Se gli rispondi: smetti di fare quello che ti dicono loro. Per prima cosa, non andare a votare. Il poveretto eccepisce: “anche se non andiamo a votare, loro se ne fregano”. Bravo, è proprio quello che vogliono farci credere. Per quale motivo farebbero tanta cagnara per avere il tuo voto (vedrai che gli appelli al voto si faranno sempre più pressanti)? Per potertelo poi mettere comodamente nel culo in tuo nome. Se al momento non puoi salvare il culo, salva almeno l’onore di non esserti prostituito al ricatto. 

8 commenti:

  1. Ogni cittadino dotato di un minimo di cervello e senso critico non può fare altro che non andare a votare per non essere più parte di questo sistema atto solo a conservare il potere delle forze economiche e politiche che lo sostengono. Dice Lorenzo.
    Sono d'accordo sulla decisione di estromettersi dalla farsa elettorale per le ragioni elencate nel suo post, ma credo che manchi qualcosa, perché questo comunque non basta. Credo che questo estromettersi andrebbe manifestato in pubblico, questa "fake democracy" andrebbe dichiarata, notificata.
    Non andare a votare e basta non basta affatto, credo almeno si dovrebbe andare davanti i seggi elettorali a manifestare, argomentare e giustificare pubblicamente questa scelta, anche se fosse una battaglia persa, ma almeno una battaglia, una liberazione, una emancipazione, seppure ancora accompagnata dalla discriminazione, il tempo, come sta avvenendo per i vaccini anticovid, darà ragione ai non votanti, e credo in un tempo più breve. Oppure, andrebbe bene lo sciopero a oltranza, ma qui si apre una parentesi di puro e vero combattimento contro forze notoriamente più che nocive, il padrone non sente ragioni. Meglio parlare a e con chi crede forse, ma dubita, in questa falsa democrazia.
    bonste

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @ bonste
      Si potrebbe andare al seggio e annullare il proprio voto, la propria scheda, motivandolo con il fatto di non essere rappresentati da nessuno, mettendolo a verbale.

      Elimina
  2. Siamo tutti nervosi, per vari motivi. Sintetizzo i miei: stavo meglio prima che intervenissero nella mia vita i soloni del Covid, della guerra e, prossimamente, della salvezza del pianeta. Questo non significa che prima fossi soddisfatto, ma adesso sono proprio incazzato, o, come ho detto, nervoso. Capisco quindi la tentazione, che molti hanno, di classificare come fessi quelli che pensano a soluzioni diverse da quelle che loro si immaginano, e, a maggior ragione, quelli che vogliono iterare la situazione attuale (questi ultimi si possono definire draghiani, o piddini).
    Ritengo però che si debba rifuggire da queste manifestazioni di nervosismo, specie se si spingono fino a classificare come fessi tutti coloro che varcano la soglia di un seggio elettorale, fosse pure per scrivere "merda" sulla scheda.
    Non ricordo se ci siano state mai rivoluzioni in paesi dove si tenevano elezioni. Parliamo magari di moti di piazza, che poi è il massimo che si possa immaginare oggi: non vedo la ragione per cui chi partecipa a moti di piazza non debba essere in precedenza andato a votare. Risalendo nella memoria, i moti più seri che ricordo sono quelli del 1960 (non ho detto degli anni '60, ho detto del 1960). Ci gioco le palle che erano tutti andati a votare, in precedenza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non giudico come dei fessi coloro che vanno a messa. non necessariamente.
      nazioni dove si tenevano elezioni ve ne sono state poche nel passato. la più grande rivoluzione, quella del 1979, fu promossa dopo le elezioni dei rappresentanti dei tre stati.
      nel 1960 andarono a votare perché c'era almeno un partito che li rappresentava. dimmi, da chi ti senti rappresentato oggi?

      Elimina
    2. Non so di quale rivoluzione parli. Nel 1979 ci fu quella iraniana, ma non credo tu ti riferisca a quella. Invece trovo irrilevanti le mie scelte elettorali. Si può anche votare contro, si può cercare il male minore, si può votare per protesta, si può addirittura puntare al tanto peggio tanto meglio, si può annullare deliberatamente la scheda (lo fanno in tanti, io ho fatto anche lo scrutatore e lo so). Personalmente, voterò per punire uno specifico partito: ma, ripeto, qualunque cosa io faccia dentro alla cabina, respingo la qualifica di fesso eventualmente attribuitami per esserci entrato.

      Elimina
    3. mi spiace e non capisco perché tu la debba prendere sul piano personale. quanto alla qualifica di fesso, non mi pare il caso nemmeno di discuterne, perché sai bene della mia stima, un attestato non formale.
      non ne scriverò più.

      Elimina
  3. l'astensionismo è una precisa scelta politica, oggi più che mai: sarebbe interessante pure approfondire la questione del voto di protesta, che si rifà al DPR del 30 marzo 1957: l'elettore si registra alle urne, assolutamente non ritira le schede e consegna il tuo "voto" scritto in foglio a parte che può essere, legittimamente, anche un vaffanculo

    RispondiElimina