Sergio Fabbrini, editorialista di punta del quotidiano di Confindustria, oggi scrive:
«È implausibile stabilire quando e se finirà l’aggressione russa all’Ucraina».
Perché sarebbe inaccettabile sul piano logico stabilire quando porre fine alla guerra? Fabbrini non lo spiega, perché sa bene chi tiene realmente in mano i fili della trama e non ha, per il momento, alcuna intenzione di arrivare a una seria trattativa.
Le cause della guerra Fabbrini le individua esclusivamente nella scelta di Putin. «Basti pensare – scrive – che nel discorso celebrativo per i 350 anni della nascita di Pietro il Grande del 9 giugno scorso, ha collegato l’intervento militare in Ucraina alla logica “imperiale-espansiva” seguita dal suo lontano predecessore».
Putin nel suo discorso ha paragonato l’attuale situazione all’occupazione svedese dei territori della Russia, dove ora sorge Pietroburgo: «Quando Pietro I fondò la nuova capitale, nessuno dei paesi europei riconobbe questo territorio come Russia, tutti lo riconobbero come Svezia. E lì, da tempo immemorabile, insieme ai popoli ugro-finnici, vissero gli slavi, e il territorio era sotto il controllo dello stato russo».
Fabbrini sembra peraltro ignorare che fu Carlo XII a lanciare l’invasione della Russia, che si concluse disastrosamente per gli svedesi con la sconfitta nella battaglia di Poltava (8 luglio 1709). Lo stesso re svedese si alleò con gli ottomani, contro la coalizione formata da russi, danesi, prussiani, sassoni, eccetera. La storia e la geografia storica sono materie scolastiche neglette e anche misconosciute.
Se prendessimo in esame, una a una, tutte le dichiarazioni dei vari presidenti statunitensi circa gli “interessi vitali” americani vantati in tutto il globo, potrebbe sorgere il sospetto di una “logica imperiale”? Basterebbe prendere in esame la dottrina Monroe, oppure la dottrina Truman, ciò che per decenni hanno combinato gli Usa in Sudamerica, nel Sudest asiatico, più di recente in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia, eccetera.
Il classico bue che dice cornuto all’asino. Se non altro le pretese territoriali di Putin, sopite fino al mantenimento dello status quo da parte della Nato, riguardano territori e popolazioni che appartenevano alla Russia fino a ieri, dove risiedono a volte in maggioranza dei russi, come in Crimea, nel Donbass, nella città più russa della Nato, ossia nell’estone Narva.
Secondo Fabbrini, un altro motivo che spiegherebbe la “scelta” premeditata di invadere l’Ucraina sarebbe costituito dal fatto che «Putin aveva preparato la sua scelta con il programma di modernizzazione del 70% del sistema militare russo avviato dopo l’annessione della Crimea nel 2014», aumentando «la spesa militare del 2,9% fino a rappresentare il 4,1 del Pil nazionale».
Che tale programma di modernizzazione militare sia stato dettato anche in conseguenza dalla minacciosa avanzata della Nato a est, al signor Fabbrini sembra non passare per la capa.
Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute, la spesa militare russa è stata di 61,7 miliardi di dollari nel 2021 (+2,9%), più bassa anche dell’India, che nel 2021 ha toccato i 76,6 miliardi.
Sempre secondo i dati dello SIPRI gli Stati Uniti sono il paese con la maggior spesa militare al mondo, pari a 801 miliardi di dollari nel 2021 ed equivalente al 38% dell’intera spesa globale.
Gli USA spendono di più per le loro forze armate rispetto ai 10 maggiori eserciti messi insieme, e per il 2023 stabiliranno un nuovo record: 858 miliardi di dollari, la prima spesa militare pro capite, superiore anche a quella dell’Arabia Saudita.
Fabbrini etichetta Noam Chomsky e John Mearsheimer come “paternalisti antioccidentali” perché osano contraddire la vulgata stabilita dal dipartimento della guerra statunitense. Nel mio caso, insignificante ovviamente, ma anche in quello di molti altri, si può tranquillamente arrivare alla qualifica di “putiniani”, e più avanti, se necessario, ad atti d’accusa e conseguenze giuridiche concrete, così come è accaduto di recente in tema di covid-19.
Le guerre, così come le pandemie, le grandi crisi economiche e le trasformazioni sociali, rompono l’apatia psichica abituale e modificano emotivamente lo stato d’animo delle persone. Il compito precipuo affidato agli specialisti della manipolazione mediatica è quello d’indirizzare gli stati psicologici collettivi in corrispondenza con gli input impartiti dall’alto, compattando i sentimenti di spavento e odio contro il “nemico”, sia esso un virus, una categoria sociale o altro.
https://www.carmillaonline.com/2022/07/08/i-ribelli-del-donbass/
RispondiEliminaieri a Roma convegno per una Unione Popolare. So che a lei non piace. voglio segnalare l'intervento di Moni Ovadia, dal minuto 44,05 al 49,05 con un inizio dirompente: dal nazifascismo al natofascimo.
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/gruppoManifestA/videos/1395113970990932/?extid=CL-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C-GK2C
Sempre un piacere abbeverarsi da questo blog.
RispondiEliminaGrazie!
Questa sarà forse l'ennesima umiliante resa dell'Occidente a forze militarmente inferiori (dopo l'Afghanistan dei talebani, la Somalia degli anni '90, il Vietnam del '75 e del '54).
RispondiEliminaPare che sia davvero difficile comprendere che un'alleanza militare come la NATO che si dichiara difensiva, e che dunque ritiene di avere almeno un nemico, espandendosi indefinitamente prima o poi dovrà incontrare il suo nemico. Poiché la preparazione della guerra è già un atto bellico sarebbe bene tenersi a distanza dal nemico, con una fascia neutralizzata, per non provocarne l'iniziativa anche per un equivoco. La propaganda non può naturalmente usare il buonsenso.
La dirigenza ucraina non ha voluto fare del suo Paese "terra di nessuno" e, spalleggiata dagli anglo americani, è finita per subire dalla Russia ciò che ha fatto per otto anni nel Donbass separatista spalleggiato dai Russi.
La guerra potrebbe finire domani se fosse possibile tornare a pensare alle manifestazioni ed ai cortei come un atto politico.
(Peppe)
la guerra non può finire con un nuovo scacco americano, con un attore che è entrato nella parte e non la può lasciare, con la russia che non può tornare indietro. una brutta faccenda che avrà ripercussioni su tutti. manifestazioni? solo quando saremo alla canna del ... gas
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