Ieri mattina, un uomo armato ha aperto il fuoco sulla parata del 4 luglio a Highland Park, Illinois, un sobborgo settentrionale di Chicago. Finora sono sei le persone morte ammazzate e dozzine i feriti. È l’ultimo di una lunga interminabile serie di uccisioni di massa che continuano a dilaniare la società americana.
Secondo un medico locale, i corpi delle vittime presentavano ferite orribili, di quel tipo che vedi solo in guerra. Più di venti persone sono state ricoverate in ospedale, inclusi almeno cinque bambini, con ferite da lievi a gravi. Uno di essi è in condizioni critiche.
Questo episodio va collocato e analizzato nel suo più ampio contesto sociale e politico. Scrivevo a maggio, in occasione dell’ennesimo massacro, quello di Uvalde, che la violenza di massa è parte della vita americana, e ciò ha indubbiamente a che vedere con la libera vendita di armi, ma che tuttavia è segno di una società afflitta da gravi contraddizioni, con livelli di acuta disuguaglianza sociale, sfruttamento, violenze della polizia (che uccide migliaia di persone impunemente ogni anno), guerre infinite, indifferenza della classe dirigente verso i bisogni della popolazione, ecc..
Le 400 persone più ricche degli Usa controllano oltre 3.000 miliardi di ricchezza, mentre la metà degli statunitensi non ha nemmeno 400 dollari di risparmio per coprire un’emergenza. Tali livelli di disuguaglianza sono del tutto incompatibili con la vantata democrazia.
Secondo il Gun Violence Archive, negli Stati Uniti ci sono state finora 307 sparatorie di massa nel 2022, sulla buona strada per superare le 611 sparatorie di massa del 2020. Le sparatorie di massa sono aumentate ogni anno da quando questi eventi sono stati monitorati. Nel 2014 ci sono state 269 sparatorie, 335 nel 2015, 382 nel 2016, 346 nel 2017, 336 nel 2018 e 417 nel 2019.
Il presidente Joseph Robinette Biden Jr., a parte un brevissimo comunicato in riferimento al massacro di Highland Park, non ha detto altro. Nel suo discorso programmato di ieri, invece, si è complimentato con i militari, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono “una grande nazione. [...] Non sono mai stato più ottimista sull’America di quanto lo sia oggi. Un ottimismo che scava a fondo, non si arrende mai. Questa è l’America”.
È utile leggere questo documento, pubblicato sul sito della Casa bianca. Di là delle buone ragioni che può avere il presidente, ciò dà un’idea dello scontro reale (in tal caso sull’aborto) in corso negli Stati Uniti tra i diversi poteri, laddove il presidente accusa la Corte suprema di “estremismo” e minaccia apertamente i governatori degli Stati che dovessero dar corso a una nuova legislazione dopo la decisione della Corte.
Biden e l’oligarchia statunitense non hanno altro da offrire al popolo americano che la prospettiva di una guerra contro Russia e Cina.
C'è un problema col link, questo quello corretto
RispondiEliminahttps://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2022/07/02/remarks-by-president-biden-during-a-virtual-meeting-with-governors-on-reproductive-rights/
Pietro
esatto, grazie Pietro
EliminaMy country, right or wrong, boys
RispondiEliminamy country, right or wrong
I only do my duty
as to war I march along
"Debbe adunque uno principe non avere altro obietto, né prendere cosa alcuna per sua arte, fuora della guerra e ordini e disciplina di essa; perché quella è sola arte che si espetta a chi comanda"
RispondiElimina(Machiavelli, Il Principe, cap. XIV)
di un commento aggiornato alle cose d'oggi dobbiamo attendere altri cinque secoli?
EliminaSe qualcuno scrivesse altrettanto di Marx?
Elimina"altro da offrire"
RispondiEliminaEppure mi sono sempre chiesta cosa offrissero socialmente quegli str**nzi che votavano le liberalizzazioni di Bersani. Un altro sogno americano per galline, comunque un altro credo e sempre una religione. Ma Bocelli fa meno danni
"altro da offrire"
RispondiEliminaEppure mi sono sempre chiesta cosa offrissero socialmente quegli str**nzi che votavano le liberalizzazioni di Bersani. Un altro sogno americano, un altro credo ma sempre la stessa religione. Ma Bocelli fa meno danni