Mi è stato segnalato che alcuno ha irriso la tesi, che ahimè pare debba condividere con la presidente del consiglio in pectore e chissà con chi altri, secondo cui Mario Draghi si sarebbe servito dell’occasione propizia fornita dai suoi maldestri oppositori per abbandonare il campo prima del diluvio che, a detta di tutti gli “esperti”, ci attende nei prossimi mesi.
Può anche essere che la mia ipotesi sia del tutto sbagliata (ma in tal caso non tornano troppe cose), tuttavia insisto nel non sottovalutare l’aspetto personale e psicologico della decisione di far saltare il tavolo quando Draghi è salito per la prima volta al famoso Colle, poi insistendo sul “qui comando io, o ci state oppure sbatto la porta”.
Draghi ha 75 anni, una reputazione internazionale (qualunque significato i malevoli vogliano conferirgli) da difendere, ma soprattutto una ferita che non si rimargina e che risale al febbraio scorso, quando cadde rovinosamente nell’arrampicarsi sull’irto Colle. Sono cose che non si dimenticano e lasciano un segno profondo, basterebbe chiedere a Fanfani e altri per l’antico e a Prodi per questo secolo.
Sarebbe necessario arare con un vomere nel profondo del subconscio di quest’uomo per comprendere quale impatto (devastante) ha avuto la sua giubilazione, o per meglio dire la trombatura, a una carica che unanimemente era data per cosa fatta e pacifica, giusto riconoscimento di una carriera al servizio delle maggiori istituzioni economiche nazionali ed europee.
È stata un po’ anche una figuraccia di merda, diciamocelo almeno tra noi.
Ciò è accaduto a causa di quelle stesse forze politiche che con il loro voto contrario l’hanno invece inchiodato alla presidenza del consiglio. Da lì in poi tutto il resto deve essergli sembrato irrilevante, non più degno del suo lignaggio. Non si dovrebbe dunque pensare che sia stato ininfluente il dispetto che egli ha inteso ricambiare con le dimissioni?
Suvvia.
Inoltre, la prospettiva di rimanere alla guida di un governo ancora per pochi mesi, con il relativo rompimento di coglioni di tal ebete e di quell’altro stronzo, di dover affrontare politicamente e socialmente delle situazioni non certo lievi e di doverne portare il peso e le responsabilità a proprio nome, non ha forse pesato nella decisione di mollare tutto, oppure tale ipotesi motivazionale si mostra davvero così irrealistica e addirittura “comica”?
Al punto in cui siamo poco importa sapere come siano andate le cose realmente, tuttavia tale ipotesi non mi sembra così avventata da apparire come una vaccata di cospiratori convinti che la Terra sia piatta, checché ne possano dire quelli che ogni giorno ci raccontano di calcolare la circonferenza della Terra con il righello.
Le tue considerazioni sono, ovviamente, condivisibili.
RispondiEliminaVorrei soffermarmi sull'argomento, ahimè, più frequente nelle discussioni su web: " quello che dici lo dice anche xxx, perciò è sbagliato". La fallacia è palese, e penso che la miglior risposta sia un invito a andare a cagare.
Sulle ortiche, ovviamente
EliminaCondivido, una crisi ingannevole e paradossale, la più veloce della storia, in 48 ore già decise le elezioni.
RispondiEliminaStanno prendendo voce le più bizzarre leggende. Secondo una di queste, nel momento cruciale della crisi né la presidenza del consiglio e nemmeno la presidenza della repubblica riuscirono a prendere contatto con Berlusconi, il cui cellulare sarebbe stato in custodia del suo “cerchio magico”. Avrebbero potuto mandare il messo comunale a suonare al campanello della villa. Ridicole fiabe.
EliminaUno come Draghi è abituato a comandare non a essere sottoposto, cosicché uno come lui può mandare a casa anche il Parlamento.
EliminaFUCK THE EUROPE
RispondiEliminaGli Stati Uniti d'America attraverso le sanzioni alla Russia hanno in realtà colpito l'Europa, che è il loro maggior concorrente
Ricordiamoci il Fuck the Europe della V. Nuland!
Sti americani so furbi, molto!
https://www.rsi.ch/news/mondo/cronaca/Fuck-the-EU-gaffe-degli-Stati-Uniti-223063.html