venerdì 14 agosto 2020

Ma dove?



A vedere la calca nelle spiagge e la sera la ressa nelle piazze viene da irritarsi sentir dire che bisogna chiudere le discoteche e che a scuola basterà la mascherina. Grandi le contraddizioni sotto il cielo. La verità è ormai sotto gli occhi di tutti: contagiato non significa ammalato. In terapia intensiva – ammesso che siano lì solo per covid – ci sono una cinquantina di pazienti. Milioni gli asintomatici, ma c’è una gran voglia di lockdown, di emergenza e di eccezionalità, di visibilità mediatica. Da parte di chi è investito o si sente portatore di "autorità", cioè da parte di chi vive di stipendio (e magari bonus) garantito.

Mai sopita la voglia di multare il solitario nel bosco, il coniuge seduto al tuo fianco in auto, rispedire a domicilio coatto mamma e figlia che avevano messo il naso fuori casa (ricordi, Mantellini?), il divieto di vendere libri e assorbenti nei fine settimana, i droni e le squadre armate a sorvegliare le spiagge deserte, ... . E però treni, metro e bus strapieni di pendolari. Tre mesi di pacchia per la follia al potere.

Della Svezia e del suo presunto immane carnaio non si grida più, tocca invece al Brasile con 100mila morti. Nelle condizioni nelle quali versa quel paese non c’è da stupirsene, basti però ricordare che ha esattamente tre volte e mezzo gli abitanti dell’Italia, dove i decessi, stando ai dati ufficiali, sono stati 35mila, la maggioranza netta localizzati in poche zone.




Per non dimenticare.


A settembre sarà anche peggio poiché, terminate le lunghissime ferie, torneranno i grandi giornalisti e i gran dottori esperti di qualcosa, con le loro ridicole librerie alle spalle, e su qualcosa dovranno pur alzare polvere per raggranellare, gli uni, contratti pubblicitari, e gli altri, chiara fama.

«La misère au lieu de l’enrichissement, l’amertume au lieu de l’apaisement, la famine, la dépréciation de la monnaie, les révoltes, la perte des libertés civiques, l’asservissement à l’État, une insécurité qui détrui[t] les nerfs, la méfiance de tous vis-à-vis de tous.»

Così descriveva la situazione Stefan Zweig nel 1942 nel suo ammirevole Le Monde d´hier - Souvenirs d’un European, poco prima del suo suicidio.

La politica non dovrebbe essere altro che buon senso applicato a grandi cose. Ma dove?

6 commenti:

  1. La salute. Io non avevo mai preso sul serio la massima "quando c'è la salute c'è tutto" e altre consimili saggezze da archivista. Ma adesso vedo cari amici, usi a esercitare al meglio il senso critico, proni a qualunque nefandezza in difesa del Bene Supremo. Del resto, il Comitato di Salute Pubblica non scelse a caso il suo nome.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ci vogliono sottoporre di nuovo al TSO
      stanno solo aspettando le elezioni regionali
      a Renzi non interessano, perciò batte la grancassa

      Elimina
  2. Moriranno tutti.
    Tutti quelli che stigmatizzano gli altri.
    Che guardano gli altri paesi in difficoltà e non la malattia in sé. Gli stessi che si rinfrancano con i necrologi.
    Andranno tutti all'inferno così.
    Il virus non è uguale per tutti.
    Dopo decenni in cui la generazione postguerra si è impegnata ad accapparrarsi tutto, a sfondare il debito, a darsi sempre ragione, a lasciarci un mondo inospitale e a negare una questione generazionale, è arrivato il castigo divino. La reazione, d'istinto, contro tutti, non ha dato alcun risultato se non più debito, morte, risentimento e istituzioni screditate. E' questione di tempo, moriranno tutti ad ondate. Sempre più soli. Sempre con un Giuseppe Conte al capezzale. Non sanno più cosa fare con gli asintomatici che si son già rotti i coglioni e han capito fin troppo bene la situazione. Al governo sanno che un lockdown selettivo (cioè geriatrico) farebbe loro perdere il comando. Il cts o più probabilmnete il governo ha voluto evitare rovesciamenti sociali con metodo medievale: fermi tutti. Negando criterio e differenze oggettive. Allora ora si incarica la paura di distinguere fra chi la deve avere e chi no, fra chi esce fottendosene e chi non può... Siamo nella pessima situazione in cui lo stato esiste solo per chi non ha libertà, come in carcere. Il problema, se non viene circoscritto oggettivamente, sta tutto nelle vittime, non negli altri. E' ora di circoscrivere il problema perché il panico che hanno diffuso a piene mani per fermare tutti raccoglie una tempesta selettiva che può spazzare via quelle 4 fragili istituzioni che avevamo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi hai costretto a leggere due volte, ma alla fine concorso. Un unico dubbio:sei sicuro che la negazione della questione generazionale piaccia solo alla generazione precedente?

      Elimina
    2. Non per piacere ma per convenienza, per adeguamento in necessità, per viltà, ma soprattutto per convenienza famigliare, moltissimi giovani hanno anch'essi "scordato" questione generazionale (per non parlare della questione di classe sociale...), meritandosi ancora più disprezzo dai padri.
      Quanti raccomandati mamma mia.
      Quanti con la casa regalata.
      Quanti che vivono di bonus del nonno.
      ecc ecc
      Tuttavia i più feroci contro i padri son sempre stati i figli di papà, perché oltre a girare il mondo, puntano direttamente al malloppo di famiglia esentasse.
      Il familismo cambia parecchio a seconda della classe sociale di appartenenza, ma è l'ultima unità d'Italia.

      Scusa la prosa involuta.
      Ciao.

      Elimina
  3. io spero che chiudano tutto, ma non per questioni sanitarie. Semplicemente credo che senza bar, ristoranti, discoteche, apericena e movide varie si viva (tutti) meglio. L'arma più efficace del capitalismo è proprio quella di far credere che le suddette attività siano necessarie al benessere o addirittura alla felicità dell'individuo che invece, non è male ricordarlo, ha bisogno solo di tempo libero, salute, cibo sano e affetti sani.Mi spiace per gli esercenti ma non è colpa mia se hanno scelto un'attività superflua o addirittura dannosa per la società.

    RispondiElimina