venerdì 1 maggio 2020

Il giovane Marx


Nell’isola di Martha’s Vineyard, dove abita l’on. Luigi Bersani, non c’è il monte dei pegni.

*
Ieri sera Raitre ha trasmesso, credo in occasione del primo maggio, il film Il giovane Marx, per la regia di Raoul Peck. Il volto e il corpo del protagonista, August Diehl, sconcertano per la somiglianza con il personaggio reale, e forse è per tale motivo che l’interpretazione riesce un po’ compiaciuta. Durante la visione del film mi chiedevo quale immagine stava arrivando del giovane Karl al grande pubblico. Non è un’immagine agiografica, ma di un giovane innamorato di sua moglie, Jenny, di una coppia di esuli ancora un po’ bohémien alla vigilia del fatidico 1848. Merito del film è anche di non avere trascurato la figura del giovane Engels, che tanta parte ebbe nella vicenda politica, letteraria e umana di Marx. Insomma, da questo punto di vista, un buon film.

Forse si poteva fare meglio nel rendere più comprensibile la rottura epistemologica operata da Marx già in quegli anni giovanili. Mi rendo conto che non sarebbe stato facile nel film andare oltre la mera citazione della famosa XI tesi su Feuerbach, quella sull’interpretazione del mondo da parte dei filosofi e invero la necessità di cambiarlo; tuttavia lascia un po’ perplessi sentire pronunciare da Marx la frase: “Io sono materialista”. Ciò potrebbe dar luogo ad un fraintendimento presso il pubblico, richiamando il tradizionale pregiudizio contro il termine “materialismo”, pregiudizio che deriva dalla vecchia calunnia pretesca.

Per la concezione pretesca il materialismo significa mangiare e bere a modo degli animali, significa concupiscenza, desiderio carnale, fasto, avarizia, cupidigia, avidità, caccia ai profitti e speculazione, in una parola, tutti i sordidi vizi che il prete condanna dal pulpito, così come il filisteo borghese vorrebbe superati in uno nuovo stile di vita sobrio e parsimonioso. E però si tratta di “vizi” e stili di vita ai quali non si sottraggono in privato e in segreto i francescani felici del nostro tempo.

Vero che Marx non ha mai adoperato la locuzione “materialismo storico” (lo farà Engels nel 1888), ma è indubbio che proprio in quegli anni avvenne la rottura marxiana ed eglesiana con la concezione ideologica della filosofia tedesca.

Non credo che Engels forzi il pensiero di Marx parlando di “concezione marxista del mondo”, poiché è indubbio che proprio da quegli anni giovanili Marx sviluppa una propria concezione del mondo e della storia che non formalizzerà solo poi nel celebre brano della Prefazione a Per la critica dell’economia politica del 1859, ma in tutta la sua produzione filosofica e scientifica.

Nell’essenziale, il problema fondamentale di tutta la filosofia verte su una determinata interpretazione dei rapporti tra la materia e lo spirito, nel rapporto del pensiero coll’essere, ossia il problema di sapere se l’elemento primordiale è lo spirito o la natura. Il modo di rispondere a tale quesito ha diviso i filosofi in due grandi campi: quelli che affermavano la priorità dello spirito rispetto alla natura (ciò che noi conosciamo del mondo reale è precisamente il suo contenuto ideale), formavano il campo dell’idealismo; quelli che affermavano la priorità della natura appartenevano alle diverse scuole del materialismo.

Feuerbach, in particolare, rappresentò una svolta nella concezione del materialismo: il mondo materiale, percepibile dai sensi, al quale noi stessi apparteniamo, è il solo mondo reale, e la coscienza e il pensiero, per quanto appaiano soprasensibili, sono il prodotto di un organo materiale, corporeo, il cervello. Oggi a molti di noi questo modo di pensare sembra scontato, ma non lo era a quell’epoca.

L’uomo è ciò che mangia, scrisse Feuerbach. Dal lato filosofico, la rottura epistemologica marxiana sta proprio nel superamento di quel tipo di materialismo meccanico, incapace per altri versi di concepire il mondo come un processo, come una sostanza soggetta a un’evoluzione storica. Noi non viviamo soltanto nella natura, ma anche nella società umana, che del pari con la natura ha la propria evoluzione storica e la propria scienza.

Scienza delle leggi generali del movimento, tanto del mondo esterno, quanto del pensiero umano; scienza dell’uomo reale e della sua evoluzione storica vuol dire concepire il mondo reale, natura e storia, nel modo come esso si presenta a chiunque vi si accosti senza ubbie idealistiche preconcette. Tutto ciò nel film si poteva dire e far comprendere, e ciò segna il limite del film di Raoul Peck, che comunque ha il merito di non rappresentare Marx come un profeta maledetto o come un santino benedetto.   

4 commenti:

  1. Sfortunatamente, il film andava in contemporanea con il Fidelio su RAI 5. Fortunatamente, c’è RAI Play, così potrò vederlo. Dovrei invitarti a fare simmetrica operazione, visto anche il contenuto ideologico dell’opera,
    ma, sfortunatamente, l’esecuzione è bruttina.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il film non era criptato perciò con Sky si poteva registrare. sempre con la vituperata Sky sul 136 ti puoi beeeethofeniare tutti i giorni, e poi concerti e balletti grandiosi, che la Scala mica tanto ... E radio swiss classic è di un'altra dimensione rispetto all'omologa della rai (non sappiamo fare musica)
      buon primo maggio ai reclusi

      Elimina
  2. Off-topic, volevo chiederle se ha letto e nel caso cose ne pensa de "L'uomo in rivolta" di Camus.
    Grazie.
    AG

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ho letto tutto Camus, anche in originale, quasi 1/2 secolo fa. a me piacque molto.
      credo che ogni età abbia i suoi libri, alcuni a 20anni non vanno bene, ma Camus è universale e va bene sempre.
      ciao

      Elimina