sabato 21 dicembre 2019

L'amante


Piove. Anche a quote più alte, per cui a Natale gli sciatori dovranno accontentarsi di neve artificiale. M’importa nulla, io amo il piano, la campagna e il mare, soprattutto nelle mezze stagioni, quelle che com’è noto non ci sono più. La montagna invece non m’entusiasma, e mi tiene distante quando c’è neve. E dire che nell’anno in cui nacqui, l’Italia fu travolta da un'ondata di gelo senza precedenti: caddero numerosi record climatici e nevicò fino a Lampedusa, evento rarissimo. Sul finire del mese di gennaio il gelo era avanzato inesorabile verso il Mediterraneo Centrale, le isoterme fino a -15° a 1500 metri sfondavano in Pianura Padana nelle prime ore del giorno, portando intense e abbondanti nevicate su gran parte delle regioni centro settentrionali. Il giorno dopo, venerdì, mia madre partorì verso le ore 12.

Con oltre mezzo metro di neve, genitori e parentado convennero che si sarebbe atteso il giorno dopo per l’iscrizione all’anagrafe, aperta anche di sabato mattina. Sennonché il giorno dopo la vecchia auto non ne voleva sapere di superare la salitella che dal cortile conduceva in strada, e del resto come arrivare con quel ghiaccio fino al municipio? Il nonno s’offri volentieri d’andare, a piedi, fino in piazza, tanto più che aveva bisogno di fermarsi in ferramenta. Sennonché tra il negozio di ferramenta e il municipio incontrò l’osteria, e gli parve giusto e doveroso festeggiare con amici e semplici avventori la lieta novella. Per la verità il nonno non fu mai un forte bevitore, anzi, fu assai moderato, salvo in pochissime occasioni.

Tornato a casa assai gioviale, il nonno fu sottoposto a quarto grado dalla nonna e dalle zie. Si scoprì con raccapriccio che all’anagrafe aveva fatto registrare il mio nome in modo sbagliato. In pratica aveva omesso consonante e vocale in fine al nome, e aveva mutato di ciò che restava l’ultima vocale da femminile in maschile. Dopo i primi momenti di agitazione, sembrava che la cosa dovesse chiudersi lì, senza altri patemi. E però una nipote riferì a mia madre, a letto, del fattaccio. In quel momento era presente anche l’ostetrica, tornata a verificare come stesse la puerpera. Chiaro che la questione del nome sbagliato non poteva passare in cavalleria.

Fu prontamente lo zio a offrirsi di sistemare la faccenda presso l’anagrafe. Chiese all’ostetrica di accompagnarlo, e così partirono entrambi su una pista di ghiaccio a bordo di una Topolino anni Trenta, di quelle con i fari anteriori ancora distinti dal cofano. Il protrarsi dell’assenza dello zio per quasi tutto il giorno non preoccupò alcuno. Lo zio medesimo raccontò poi che emendare l’errore del nonno aveva richiesto molto tempo, fino a pomeriggio inoltrato. I parenti sorrisero e si fecero l’occhiolino, poiché tutti sapevano che zio e ostetrica erano amanti da anni.

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