L’ho già detto, abbiamo la sinistra più stupida del
mondo e per quanto riguarda il PD s’è già detto fin troppo e non è il caso di soffermarci
nei pressi di un cadavere in putrefazione, specie con questo caldo. Ciò vale anche
per il Movimento cinque stelle che ancora morto non è ma mostra evidenti segni
di decomposizione. Lo stato di grazia è finito, le prossime elezioni politiche confermeranno.
Fedeli al M5S resteranno coloro che prendono strade secondarie per non versare
oboli al concessionario autostradale Benettón.
Quindi la Lega, che è al momento l’unico partito capace
di vita propria. Pertanto non chiediamoci perché continui a raggranellare
consensi. Che Salvini non sia un nuovo Mussolini (la cabarettistica vicenda
russa ne è una conferma) ma anzi un uccelletto di passo, l’hanno capito tutti
tranne gli orfani naturali della sinistra di cui sopra che pensano sia un serial
killer di migranti. Possono convincersi di aver ragione e sfinirsi di vignette
e twitter, ma la realtà è questa e il rischio di tanto movimento è quello,
com’è noto, di diventare ciechi.
Veniamo dunque al concreto, e cioè all’autonomia
amministrativa chiesta da Lombardia e Veneto. Della Lombardia non ho il “polso”, ma credo di avere quello della
situazione in Veneto. Come ho già scritto di recente, al Veneto l’autonomia
amministrativa concessa da Roma non basta. Sarà un primo passo per ottenere di
più, ossia un’autonomia completa (sarà mantenuta la bandiera, a latere di quella
veneta). Sarà una lunga marcia, ma da queste parti sanno essere testardamente pragmatici
e pazienti.
Nonostante Zaia faccia mostra di puntare i piedi,
porterà a casa quel che gli viene offerto, se ci sarà qualcosa da portare a
casa in questa legislatura. E qui sta il punto vero di tutto il bailamme. Salvini
più che le comiche russe deve temere le baruffe venete. Sa bene che deve stare
molto attento, poiché il Veneto già una volta ha girato le spalle alla Lega e comunque di Salvini si fa presto a trovare un sosia.
Un saluto dalla Catalogna
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