venerdì 26 luglio 2019

Un uomo eccezionalmente impermeabile


Da molto tempo mi ripromettevo di leggere una biografia di Marx scritta da un certo autore. Ho colmato la lacuna. Devo dire che da parte mia vi era un certo pregiudizio verso questo famoso e brillante pubblicista “old english” ma di origini lettoni. Nel leggere il suo lavoro m'accorgo che si tratta di un'opera imperdibile e che mi ha finalmente aperto gli occhi su Marx.  Darò conto in sintesi di un paio d’esempi che a mio avviso dimostrano il valore e l'onestà intellettuale con la quale l’autore in questione ha trattato l’argomento. Il primo, riguarda il carattere e l’indole di Marx, il secondo, il chiarimento di ciò che sta alla base dell’opera più importante di Marx.

Scrive l’autore che Marx

“rimase quasi del tutto indifferente davanti all’ambiente che lo circondava, vivendo racchiuso nel proprio mondo, in gran parte tedesco, che era costituito dalla sua famiglia da un gruppetto di amici intimi e di compagni di lotta politica.  Incontrò pochi inglesi, senza capirli e senza curarsi di loro né del loro modo di vivere. Era un uomo eccezionalmente impermeabile all’influenza dell’ambiente, vedeva quasi unicamente ciò che era stampato nei giornali o nei libri e fino alla morte fu relativamente ignaro del modo in cui la gente viveva attorno a lui o dello sfondo sociale e naturale di questo modo di vivere (p. 15).

È sufficiente citare il cap. 23 de Il Capitale, quasi interamente dedicato alla situazione della classe operaia in Inghilterra, segnatamente alla condizione di brutale sfruttamento, soprattutto riguardo i bambini e le donne, nelle fabbriche inglesi. Famosi i suoi dati ufficiali tratti dai “libri azzurri” redatti dagli ispettori di fabbrica inglesi. Marx descrive la situazione in Inghilterra dal 1846 al 1866 con riguardo agli “strati mal pagati della classe operaia industriale britannica”; “La popolazione nomade”; gli “Effetti delle crisi sulla parte meglio pagata della classe operaia”; “Il proletariato agricolo della Gran Bretagna e Irlanda”. Solo per citare.

Che Marx fosse poi in privato indifferente a ciò che vedeva intorno a lui è smentito, per esempio, dagli episodi che sono raccontati da Yvonne Kapp nella sua biografia di Eleanor, la figlia di Marx. Inoltre Marx abitò a lungo nel quartiere di Soho, perciò gli era impossibile, anche volendo, ignorare la situazione e dunque le condizioni generali di vita del proletariato e sottoproletario londinese. Erano, in effetti, le condizioni di stentata sopravvivenza alle quali era sottoposto lui stesso e la sua famiglia.


Quanto alla tesi per così dire centrale del Capitale, l'autore della biografia s'esprime così:

Con una giornata di lavoro un lavoratore può essere in grado di produrre un oggetto che possieda un valore superiore a quello della quantità minima di merci occorrente al suo sostentamento, e perciò di produrre qualcosa che vale sul mercato più di ciò egli consuma. Se così non fosse, il suo padrone non avrebbe alcun motivo economico di impiegarlo.

E fin qui nulla da eccepire. Poi il biografo di Marx così prosegue:

Come merce sul mercato, anche la forza lavoro individuale può essere acquistata al prezzo monetario x, che rappresenta la somma minima di cui un uomo ha bisogno per mantenere quel grado di salute che gli consente di compiere con efficienza il proprio lavoro.

Bene anche questo, ma poi viene fuori in tutto il suo candore il sicofante borghese:

I beni prodotti si venderanno per la somma y. La differenza tra y e x rappresenta l’incremento apportato alla ricchezza complessiva della società e costituisce il margine che il datore di lavoro intasca (pp. 209-10).

Pertanto, dice il sicofante, l’operaio produce x, ma nella vendita quelle stesse merci verranno scambiate per la somma y. E ciò è esatto nella misura in cui il modo di presentarlo è mistificatorio. Si è indotti a dedurre che l’incremento di "valore superiore" venga "apportato" nello scambio (quelle merci "valgono di più sul mercato") e non già perché le ore lavorate per produrre quel "valore superiore" non vengono pagate all'operaio. Le parole hanno un peso decisivo, e questo fatto resta in ombra. Tale modo di esporre non è semplicemente frutto di falsa coscienza ma è il risultato di una cosciente lavoro di mistificazione.

La prova ulteriore è data dal fatto che termini quali pluslavoro e plusvalore sono stati dal biografo di Marx completamente ignorati, omessi, come se si trattasse di categorie economiche secondarie nell'opera di Marx. Il seguito del raccontino biografico è, se possibile, anche peggio, poiché di fatto il biografo mette in dubbio che l'estorsione di pluslavoro avvenga realmente.

Infine rivelo il nome dell'autore di tale biografia, un uomo eccezionalmente impermeabile all'onestà tout court: Isaiah Berlin.

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