lunedì 10 aprile 2017

Moriranno alchimisti



Leggo dal Fatto quotidiano il resoconto della kermesse organizzata da Casaleggio jr. in quel di Ivrea:

Il futuro, dicono tutti, è tecnologia. Applicabile a ogni aspetto della società.

Questa è storia vecchia come il cucco (*). Da sempre l’innovazione tecnologica e tecnica rappresentano il Leit-motiv del capitalismo: per ridurre il tempo di lavoro, ossia la componente variabile (salariale) del capitale. È uno dei mezzi per aumentare la produttività del lavoro e frenare la caduta del saggio del profitto. Nessun capitalista innova per amore del progresso, bensì costrettovi dalle dinamiche della valorizzazione. Pertanto l’innovazione tecnologica segue tali dinamiche, quelle del capitale, e non quelle dei bisogni effettivi della società. Che le dinamiche del capitale e i bisogni della società possano essere fatti coincidere è tutt’altro paio di maniche.



Con le loro confuse idee sul capitalismo e il suo futuro, gli ospiti del convegno d’Ivrea cavalcano come dei Sancho Panza, scudieri appresso a un poveraccio con un catino in testa. Nessuno di costoro, economisti merciaioli, sociologi del pauperismo e politologi dell’assistenzialismo, è in grado di rispondere scientificamente ad una domanda semplicissima: se con l’innovazione tecnologica si risparmia un’enorme quantità di lavoro necessario, perché dal lato opposto la giornata lavorativa è rimasta intonsa e anzi aumenta lo sfruttamento della forza-lavoro e la disoccupazione?

Hic Rhodus, hic salta!

Borghesi senza dignità e vergogna, la cui unica preoccupazione è ritagliarsi un ruolo nel presente e una congrua previdenza nel futuro. Non hanno nemmeno il coraggio di confessare, anzitutto a se stessi, che con l’analisi scientifica essi c’entrano come Cicciolina con la politica.

Eppure sono stati presentati dai media come i “maggiori studiosi”. Di che cosa? Per venire a capo scientificamente di qualcosa non è di per sé sufficiente studiare, anche se lo studio costituisce il presupposto della ricerca scientifica. Possono compulsare tutti i libri di alchimia che vogliono, lambicarsi con le loro formulette mandate a memoria e recitate a comando, ma per tale via questi acchiappa pulci non riusciranno a venire a capo di che cosa ha posto la chimica nella condizione di fornire, dall’oggi al domani, ciò che invece la natura stessa è riuscita ad ottenere dopo milioni di anni d’incomparabile dispendio.

Per contro non si tratta di avere la bandiera rossa in mano e il comunismo sulle labbra, come possono malignare certi insulsi. Voglio dire che quegli apologeti dell’ovvio, e tutto il loro parterre, non riusciranno a raccapezzarsi con la contraddizione fondamentale che muove, come legge di natura, il modo di produzione capitalistico, ossia la duplice natura della merce (e del lavoro). Moriranno alchimisti.

(*) Non di sola tecnologia è fatto il progresso storico. Non per nulla l’evo nuovo era cominciato non solo con la stampa a caratteri mobili, ma con il ritorno ai greci (negazione della negazione!).

4 commenti:

  1. Mi permetto solo di dissentire su Cicciolina (una statista rispetto a certuni parlamentari d'oggi).

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  2. sempre una "grande penna" ma stavolta "un po' di più";applausi.
    ws

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