Leggo dal Fatto
quotidiano il resoconto della kermesse organizzata da Casaleggio jr. in
quel di Ivrea:
Il futuro, dicono tutti, è tecnologia.
Applicabile a ogni aspetto della società.
Questa è storia vecchia come il cucco (*). Da sempre l’innovazione
tecnologica e tecnica rappresentano il Leit-motiv del capitalismo: per ridurre il tempo di lavoro, ossia
la componente variabile (salariale) del capitale. È uno dei mezzi per aumentare
la produttività del lavoro e frenare la caduta del saggio del profitto. Nessun capitalista innova per amore del
progresso, bensì costrettovi dalle dinamiche della valorizzazione. Pertanto
l’innovazione tecnologica segue tali dinamiche, quelle del capitale, e non
quelle dei bisogni effettivi della società. Che le dinamiche del capitale e i
bisogni della società possano essere fatti coincidere è tutt’altro paio di
maniche.
Con le loro confuse idee sul capitalismo e il suo futuro, gli ospiti del convegno d’Ivrea cavalcano come dei Sancho Panza, scudieri appresso a un poveraccio con un catino in testa. Nessuno di costoro, economisti merciaioli, sociologi del pauperismo e politologi dell’assistenzialismo, è in grado di rispondere scientificamente ad una domanda semplicissima: se con l’innovazione tecnologica si risparmia un’enorme quantità di lavoro necessario, perché dal lato opposto la giornata lavorativa è rimasta intonsa e anzi aumenta lo sfruttamento della forza-lavoro e la disoccupazione?
Hic Rhodus,
hic salta!
Borghesi senza dignità e vergogna, la cui unica
preoccupazione è ritagliarsi un ruolo
nel presente e una congrua previdenza nel futuro. Non hanno nemmeno il
coraggio di confessare, anzitutto a se stessi, che con l’analisi scientifica essi
c’entrano come Cicciolina con la politica.
Eppure sono stati presentati dai media come i
“maggiori studiosi”. Di che cosa? Per venire a capo scientificamente di
qualcosa non è di per sé sufficiente studiare,
anche se lo studio costituisce il presupposto della ricerca scientifica.
Possono compulsare tutti i libri di alchimia che vogliono, lambicarsi con le
loro formulette mandate a memoria e recitate a comando, ma per tale via questi
acchiappa pulci non riusciranno a venire a capo di che cosa ha posto la chimica
nella condizione di fornire, dall’oggi al domani, ciò che invece la natura stessa
è riuscita ad ottenere dopo milioni di anni d’incomparabile dispendio.
Per contro non si tratta di avere la bandiera rossa
in mano e il comunismo sulle labbra, come possono malignare certi insulsi.
Voglio dire che quegli apologeti dell’ovvio, e tutto il loro parterre, non
riusciranno a raccapezzarsi con la contraddizione fondamentale che muove, come
legge di natura, il modo di produzione capitalistico, ossia la duplice natura
della merce (e del lavoro). Moriranno alchimisti.
(*) Non di sola tecnologia è fatto il progresso
storico. Non per nulla l’evo nuovo era cominciato non solo con la stampa a
caratteri mobili, ma con il ritorno ai greci (negazione della negazione!).
Mi permetto solo di dissentire su Cicciolina (una statista rispetto a certuni parlamentari d'oggi).
RispondiEliminaobiezione accolta: diciamo alla pari
Eliminasempre una "grande penna" ma stavolta "un po' di più";applausi.
RispondiEliminaws
un pennone. ciao
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