domenica 30 aprile 2017

Destabilizzare per stabilizzare



La strage di Piazza Fontana avviene nella temperie del cosiddetto “autunno caldo”. Il 1969 è l’anno più ricordato e meno conosciuto della storia dell’Italia repubblicana. La svolta autoritaria a destra percorre tutto l’anno 1969, dall’inizio alla fine, ma viene da più lontano.

Non è casuale che la prima strage di Stato in epoca repubblicana sia avvenuta il primo maggio 1947, undici giorni dopo che le sinistre avevano vinto le elezioni regionali siciliane. Già prima della fine del secondo conflitto mondiale ha inizio la guerra civile italiana che, in un contesto planetario, opponeva comunismo ed anticomunismo, ma anche riformismo e conservazione.

È già in quella fase che ha inizio quella che poi sarà chiamata “strategia della tensione”, le cui finalità furono di “destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare l’ordine politico”. Vale la pena ricordare la repressione delle lotte bracciantili, i reparti confino alla Fiat e la schedatura sistematica degli operai. Nell’ottobre 1963, a Roma, squadre di provocatori inserite fra gli operai edili in sciopero innescarono violentissimi incidenti con le forze di polizia con un bilancio di 168 feriti.

Altro esempio di destabilizzazione programmata dell’ordine pubblico e predisposta con cura, è fornito dalla cosiddetta “battaglia di Valle Giulia” a Roma, il 1° marzo 1968, che vide scendere in campo, in prima persona, i fascisti di Avanguardia nazionale che insieme ad altri militanti dell’estrema destra riuscirono a fomentare lo scontro tra alcune migliaia di studenti e le forze di polizia, con un bilancio di 211 feriti e 228 fermi.

Il caso "Diaz" non è nuovo per chi vuole avere memoria.

Né va dimenticata l’affissione di manifesti cosiddetti “cinesi”, perché inneggianti alla Cina popolare, nel gennaio del 1966 a Firenze, Livorno, Roma, da parte di Avanguardia nazionale guidata dal noto Stefano Delle Chiaie.

E dunque il ruolo attivo di organizzazioni sullo stampo di “Gladio”, e in ciò il ruolo della Democrazia cristiana, dei leader della destra parlamentare sia estremista che moderata, della Confindustria, degli apparati della Nato, degli organi d'informazione, eccetera.

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Si è sempre governato con la paura, nel senso che essa ha sempre fatto parte dello statuto ideologico delle società di classe. I governi della nostra epoca possiedono strumenti di sorveglianza e di minaccia potentissimi e pervasivi. Sotto tale riguardo il concetto stesso di democrazia è subito messo a nudo, diventa banale perfino parlarne.

Siamo sottoposti in ogni momento della nostra vita ad incalzanti spinte alla paura veicolate dai media e poi amplificate dai cosiddetti social, blog compresi. Spinte che diventano traumi da insicurezza e crescente paranoia. Alla paura si aggrega la sfiducia e la sofferenza per un futuro non suscettibile di reale trasformazione migliorativa.

È su queste paure e minacce, veridiche o solo immaginarie, che è giocata, da sempre, la partita della lotta di classe.

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4 commenti:

  1. Prima, nella società paternalistica tardo-feudale, c'erano festa, farina (poca) e forca. Il bargello per l'ordinaria amministrazione, per le jacqueries e le rivolte del pane bastava l'esercito con le dragonnades. I Masaniello venivano infiltrati e poi fottuti con un po' di gioco di spie, voltagabbana e corruzione.

    Nel 1814, salto di qualità: politicamente pericolosi gli ex giacobini (per non parlare dei babuvisti) e i nuovi carbonari, e si inventano i carabinieri, già prefigurati dalla Gendarmerie napoleonica. Da lì è stato tutto in discesa per lo Stato di polizia.

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  2. con l'anti-fascismo ho un pessimo rapporto: di sicuro fino ad un certo punto sono stati gli strascichi della strategia della tensione, sarà che il PCI -e area extraparlamentare- ci ha campato di rendita fino all' ultimo (sostituendo con l'antifascismo un anticapitalismo "impossibile" per loro) e riconosco anche che a tratti i fascisti sono stati e talvolta sono ancora un pericolo reale per la strada, ma è 40 anni che i "compagni" si svegliano unicamente quando sentono puzza di fascio (all' altro estremo dell'oscillazione è appunto la Cia Amerikana) e sta cosa mi fa girare le palle

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    1. non è che a scuola, o da qualche altra parte, io e te eravamo compagni di banco?

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  3. Non ho capito bene; il post parla di “svolta autoritaria a destra”, di “strategia della tensione”, di repressione delle lotte bracciantili, di reparti confino alla Fiat, le cui finalità furono di “destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare l’ordine politico”. Un’analisi che non riguarda solo l’Italia, ma tutto il mondo, e sotto tiro finisce lo scarso antifascismo del PCI?
    “A tratti i fascisti sono stati e talvolta sono ancora un pericolo reale per la strada”. Secondo me il fascismo, come ho scritto nel commento al post Un’economia del rifiuto del 28 Aprile, è l’essenza stessa del capitalismo.

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